L’ARPA BARDICA

La peculiarità del suono dell'arpa è la naturalezza con cui si ottiene il suono, pizzicando le corde con i polpastrelli, senza mediazione di meccanismi esterni. La sua bellezza è proprio questa "fluidità" del suono che richiama il movimento dell'acqua; inoltre il suono è dinamico con possibilità di variare nel piano e nel forte sulle sue corde gravi.

Nel nostro immaginario, l’arpa celtica, è lo strumento per eccellenza dell’antico bardo, tuttavia le prime testimonianze iconografiche risalgono al IV sec Dopo Cristo e perciò quasi alle soglie del Medioevo.

Le coeve testimonianze degli autori classici documentano la presenza di musicisti detti bardi ossia poeti lirici, si cita per tutti lo storicoDiodoro Siculo (I° sec a.C.)

“Essi hanno anche dei poeti lirici, che chiamano bardi. 
Cantano accompagnandosi con strumenti simili a lire”

I primi bardi suonavano l'antenata dell'arpa ossia la lyra, uno strumento diffuso presso la cultura greca ai tempi di Omero. La statuetta in pietra di Paule raffigurare proprio un antico bardo dell’età del Ferro, con indosso il caratteristico torques a tamponi e nelle mani una lyra a 7 corde, è stata ritrovata in Bretagna (in Cote-d'Armour - Francia) ed è datata alla fine II° sec a.C. vedi

FIG 1) Lo strumento è tenuto in posizione verticale, probabilmente appoggiato su di una gamba, ma la postura del musico ci dice poco sulla tecnica con cui si suonava lo strumento in quanto lo afferra semplicemente con entrambi le mani.

LA LIRA BARDICA

Per capire come poteva essere suonata la lyra bardica possiamo fare dei raffronti con la lyra greca, grazie all'abbondanza iconografica che contraddistingue la produzione artistica della Grecia antica.

FIG2) Nell'affresco è raffigurata una fanciulla greca, molto probabilmente un’etera, intenta a suonare la lyra a 7 corde: appoggia la lyra su di una gamba, la mano sinistra è dietro lo strumento in posizione di arpeggio, la mano destra è sul davanti più vicina al ponticello, e potrebbe impugnare un plettro.

La somiglianza tra i due strumenti è notevole, ma non essendo rimaste (o non avendo ancora ritrovato) raffigurazioni più precise della lyra celtica è estremamente difficoltoso ipotizzare dei paragoni.

Un altro strumento simile alla lyra è la kithara sempre di origine greca la quale si potrebbe considerata come uno strumento più da suonatore professionista, poichè più grande e pesante e anche più costoso rispetto alla lyra: nei modelli pù antichi era alta 70-80 cm e larga circa 50 cm. Si potrebbe addirittura trattare di una variante ateniese della lyra eletta a strumento dionisiaco per eccellenza. Il musicista usava una cinghia che permetteva di suonare lo strumento stando in piedi (aggiunta alla possibilità di stare seduti) e la tecnica esecutiva era pressocchè identica a quella utilizzata per la lira, ad eccezione del ponticello mobile in basso (qui raffigurato come uno spesso rettangolo scuro) che permetteva di cambiare l'intonazione, agendo sulla lunghezza della corda lasciata libera di suonare. Le corde erano sempre sette. La tecnica esecutiva si fa quindi più complessa, ma proprio la sue esclusività la fanno diventare in epoca classica ed ellenistica, uno strumento arcaico e superato da un modello più maneggevole e semplice, più vario morfologicamente e alla portata di tutti.

Un'idea della sonorità e delle scale modali dell'antica grecia

Nel 2012 il liutaio Michele Sangineto è stato incaricato dal gruppo Labarum Bagauda TeutaLaevi (Valle del Ticino) di riprodurre proprio la lyra bardica raffigurata nella statuetta di Paule, strumento che possiamo ammirare nella foto.

..è stata costruita con legni poveri come quelli che secondo l’artista artigiano erano facili da reperire. La cassa armonica e la struttura a U è stata realizzata con legno di pioppo e l’asticciola che supporta le chiavi è in ciliegio. Questo strumento presenta 8 corde anziché 7 come l’originale; la considerazione che sta alla base di questa scelta è stata la possibilità di comporre più facilmente una qualsiasi musica compatibile con l’aspetto rievocativo. (tratto da qui)

La lyra è indubbiamente uno degli strumenti a corda più antichi d’Europa e la ritroviamo ancora tutt’oggi in numerose tradizioni musicali nord-europee. L'area di diffusione parte non solo dal Mediterraneo ma anche dai paesi scandinavi: tramite i Vichinghi sbarca un po' in tutta Europa e si evolve nella famiglia di strumenti ad arco. Infatti invece di essere solo pizzicata la lyra scandinava è suonata con un archetto. Ma c'era anche un terzo modo per suonare la lyra, lo strumming (in italiano la pennata) che è il modo moderno di suonare la chitarra.

LA LYRA AD ARCO: LA CROTTA

Detto anche "rotta" o "rotta germanica" lo strumento può essere dotato anche di una tastiera centrale. In Galles porta il nome di crwth (mentre in Irlanda è detta cruith) e la tastiera centrale porta le sei corde di cui due le drone strings ("corde fannullone") sono di bordone. A guardarla sembra essere l'antenato del violino!

Questo strumento, che gli studiosi sono incerti se ritenere totalmente autoctono ed attribuito all'area scandinava, compare verso il II° sec, si presenta in una forma analoga a quella attuale intorno al VII sec. 

Il suono della crwth

Purtroppo nel Medioevo gli autori hanno contribuito a creare una grande confusione utilizzando in modo arbitrario il termine di "arpa", "crotta/rotta", "lyra" e "citara" in riferimento ad una ampia gamma di strumenti a corda di origine nordica.
Rimando per l'approfondimento a https://ancientlyre.com/the-northern-european-lyres

L'ARPA NEL MEDIOEVO

Per quanto sia ancora diffusa la convinzione che l'arpa bardica sia nata in Irlanda, i ritrovamenti archeologici individuano la sua culla in Scozia (Tree of Strings: Crann Nan Tued 1992). Secondo gli autori del libro, Keith Sanger e Alison Kinnaird. l'arpa triangolare (montata con crine di cavallo) migrò in Galles tra il VI e il IX secolo, mentre gli Irlandesi vennero a contatto con l'arpa scozzese attraverso le comunità religiose della Scozia occidentale. Gli Irlandesi la fecero propria perfezionando la forma e montando corde di metallo.
Dell’arpa si iniziano ad avere documentazioni iconografiche più diffuse nell’Alto Medioevo, una raffigurazione sulla tipica croce celtica in granito a Castledermot in Irlanda risalente alla fine del X secolo, riporta la raffigurazione di un’arpa quadrangolare, tale immagine sembra supportare la descrizione dell’arpa magica del dio Dagda come citata nel Libro delle Invasioni d’Irlanda compilato da fonte monastica a cavallo tra il XI e il XII sec.

L’arpa viene chiamata dal dio con due curiosi appellativi, il primo si potrebbe tradurre con “sussurro del dolce albero di mele” e il secondo fa riferimento a una forma quadrangolare. Unendo le due fonti possiamo supporre che l’arpa fosse piccola, di tipo euroasiatico quadrangolare, dal suono particolarmente dolce, e con un limitato numero di corde, si suonava tenendo la parte ricurva verso di sé, appoggiando forse la base sulle ginocchia.

Non dobbiamo però stupirci più di tanto per tali supposizioni, perché l’arpa prima di diventare lo strumento che oggi conosciamo, è stata oggetto di molti esperimenti, sia nelle forme, che nelle dimensioni e nelle tecniche esecutive, fortunatamente piuttosto documentati dal periodo medievale, particolarmente portato ad elaborare trasformazioni “ingegneristiche” sugli strumenti musicali.

Venne attribuito proprio agli Irlandesi intorno all’VIII° sec (sebbene tale asserzione non sia sostenuta da documentazione esaustiva) il merito di aver dato all’arpa la forma che ancora oggi ha conservato cioè quella triangolare, essi hanno inserito la colonna tra la cassa armonica e la mensola, risolvendo così il problema della tensione più elevata esercitata dalle corde e del loro maggior numero.

Nelle due immagini è raffigurato re David mentre suona l’arpa, una raffigurazione decisamente molto dettagliata, al punto da poter affermare che l’arpa riprodotta si tratta di un'arpa gaelica o celtica. L’arpa è piuttosto grande, è tenuta sulle ginocchia e arriva fino al mento del musicista, ha una colonna arcuata tra la mensola e la cassa armonica piuttosto ampia. Sempre dal bassorilievo possiamo ottenere inoltre una preziosa informazione sul modo antico, propriamente celtico, di tenere lo strumento, all’opposto di quello moderno: l’arpa si appoggiava sulla spalla sinistra e la mano sinistra pizzicava le corde acute più in alto della cordiera, mentre quelle gravi erano suonate con la destra e in posizione più bassa.

L'ARPA IRLANDESE: L'ARPA BARDICA

Intorno all’XI° sec. si attribuisce quindi ai Celti la realizzazione di due tipi di arpa, una più piccola con una decina di corde che si portava a spalla o era fissata alla cintura e una più grande (in gaelico clàirseach) con una trentina di corde: la cassa armonica si otteneva, diversamente da oggi, scavando un singolo blocco di legno (più diffusamente di salice), le arpe celtiche cosiddette “a testa bassa” erano così lavorazioni di scultura e d’intarsio, strumenti raffinati e preziosi consoni alla nobiltà.

L’arpa dell’illustrazione è una copia della Queen Mary risalente al XVI° sec conservata al Museo Nazionale di Edimburgo, una delle 3 arpe perfettamente conservate giunte dal Medioevo; l’altra altrettanto famosa è esposta al Trinity College di Dublino ed è anche conosciuta come l’arpa di BrianBoru, ma contrariamente alla prima attribuzione (XI° sec) è datata tra il XIV e il XV° sec. Quest’arpa è diventata l’icona dell’Irlanda, riprodotta su monete, bandiere e boccali di birra.

E’ così possibile ancora ai nostri giorni riudire il suono dell’arpa bardica irlandese (ovvero l'arpa suonata in Irlanda e Scozia durante il Medioevo)

Simon Chadwick mentre suona su una fedele riproduzione della "Queen Mary clarsach". Per acquistare il cd dal titolo Clàrsach na Bànrighe con musiche medievali eseguite da Simon Chadwick vedi
Suona alla maniera bardica cioè appoggiando l'arpa alla spalla sinistra, il ruolo delle mani viene quindi invertito rispetto alla tecnica moderna.
Nel suo sito illustra anche come affrontare il problema dell'incordatura e dell'accordatura di un'arpa medievale su modello di quella conservata al Trinity College di Dublino

Un’altra particolarità della "clarsach" è il metallo (argento o bronzo) utilizzato per le corde che anticamente si suonavano pizzicando con le unghie, e i bardi le lasciavano crescere lunghe e ricurve per la bisogna.

Ancora nel 1700 l’arpa celtica è simile a quella medievale (più vicina però all’arpa gotica o arpa “a testa alta”), a fianco un’immagine dell’arpa appartenuta al famoso bardo irlandese Turlough O’Carolan le cui composizioni sono ancora suonate ai nostri giorni: si ascoltino Derek Bell e Patrick Ball tra i massimi interpreti.

Dire che Derek Bell (originario di Belfast) era un arpista è decisamente riduttivo, dalla solida formazione classica compose parecchie opere di musica classica. Si dedicò allo studio dell'arpa (già padroneggiava l'uso di molti strumenti dei quali possedeva una ricca collezione) e ne divenne maestro. Nel  1974 entra in pianta stabile nell'organico dei Chieftains introducendovi strumenti come l'oboe, le tastiere, il corno inglese e non ultimo il dulcimer.
I suoi primi due dischi da solista li dedica a Turlough O'Carolan, all'epoca (gli inizi degli anni 70) la musica di O'Carolan era pressochè sconosciuta!

Nel Settecento appare infine l’arpa celtica più moderna, molto più grande da appoggiare a terra: oltre al maggior numero di corde (in budello), anche la cassa armonica aumenta di dimensione e viene costruita, come oggi, dall’unione di varie tavole.
Poi l'arpa passa di moda o meglo in ambito popolare all'inizio dell'Ottocento è suonata da pochissimi musicisti

IL VIDEO- CORSO

L'ARPA TRIPLA GALLESE

Il limite dell'arpa è l'accordatura (nel senso che su un arpa si può eseguire solo un tipo di musica) per estenderne la potenzialità si iniziò ad aggiungere una doppia fila di corde e poi tre (arpa doppia e tripla).

Lo strumento è nato in Italia nel 1500 (le più recenti ricerche hanno spostato questa data al XIV secolo) e la versione con tre file di corde è decisamente un'arpa barocca.

L'anomalia italiana è quella di definire con lo stesso nome "arpa doppia" sia l'arpa con due ordini di corde, che quella di tre ordini, un'aggettivazione riferita allo strumento "doppiato" e non alle file di corde aggiuntive, occorre quindi specificare come arpa doppia a due ordini o arpa doppia a tre ordini per distinguerle. Sottigliezza non sempre evidenziata nelle partiture seicentesche.

A. Agazzari (1578–1640), nel suo "Del sonare sopra ’l basso con tutti li stromenti e loro uso nel Concerto" del 1607, ce la descrive: “L’Arpa Doppia, qual è stromentoche val per tutto, tanto ne soprani, come ne bassi, devesi tutta ricercare, con dolci pizzicate, con risposte d’ambi le mani, con trilli ect: insomma vuol buoncontraponto”.

Come tale fa la sua comparsa nelle isole britanniche nel 1600 per diventare subito popolare in particolare nel Galles al punto che nel secolo successivo l'arpa tripla viene definita come arpa gallese.

Caduta in disuso con l'introduzione dell'arpa a pedali, l'arpa gallese ha conosciuto una rinascita a metà del 1900 con il lavoro di John Weston Thomas che ha trasmesso la sua passione, la sapienza artigianale e la tecnica al figlio e ai suoi apprendisti.
Si ascolti Robin Huw Bowen

LA TECNICA

La principale caratteristica dell'arpa gallese è quella detta "Split doubling" in cui la stessa nota viene suonata sulle due file esterne con la mano destra e sinistra in rapida successione, inoltre come per altri strumenti a corda adesso anche con l'arpa tripla è possibile tenere il basso continuo

Ma ovviamente è richiesta una grande abilità per riuscire a suonare le corde dell'ordine interno (le corde cromatiche). L'arpa viene inoltre suonata sia in piedi oppure alla vecchia maniera, appoggiandola sulla spalla sinistra con le mani che si muovono all'inverso rispetto alla tecnica più moderna.

LA RINASCITA DELL'ARPA IN BRETAGNA

Una nuova tradizione, la rinascita dell'arpa celtica riparte agli inizi del Novecento in un paese in cui l'arpa era scomparsa molto prima che nelle isole britanniche.Prende le mosse da Alan Stivell figlio di Jord Cochevelou, che negli anni cinquanta si mise a costruire un modello d'arpa più simile ai modelli medievali o tardo medievali conservati nei musei.

E così poco a poco l'arpa celtica ritorna ad essere un simbolo, un sogno mitico, una volontà di radicarsi nelle musiche popolari delle proprie nazioni o regioni sia anche un  luogo dello spirito, non necessariamente legato ad una dimensione geografica.

Nel 2002 esce un album tutto strumentale in cui Alan Stivell suona sei tipi diversi di arpa e che intitola  Beyond Words  (Al di là delle parole): con il suo stile personalissimo e la sua costante ricerca Stivell è considerato il massimo esponente dell’arpa celtica.
Da scricare e leggere Telenn la Harpe Bretonne a cura di Alan Stivell e Jean-Noel Verdier

(Cattia Salto 2010 e integrazione 2015)