LA BEFANA
La Dodicesima notte dopo
quella di Natale è la vigilia del giorno della Befana.
La Befana di oggi
è una fata vecchia e saggia che ha rinunciato
all’incantesimo che fa apparire sempre belle e giovani tutte
le fate. E’ una vecchia con qualche problema di artrite e
tante rughe, ma dal cuore generoso.
La Befana risale al tempo
dei tempi quando gli uomini celebravano i
riti del passaggio dal vecchio al nuovo anno per propiziarsi
la Natura. Stanca e rinsecchita per il faticoso lavoro compiuto durante
l'anno, la Natura si manifestava con le sembianze di una vecchia
comare, decisamente brutta, ma tanto buona: così offriva
dolci e regali, a simboleggiare i semi che a primavera avrebbero
permesso il risveglio.
In Germania era la dea Berchta a galoppare nei cieli seguita
da elfi, fate e dai fantasmi dei bambini piccoli. Ispezionava le case e
controllava l’operato delle massaie: che la casa fosse linda
e ordinata, che i bambini fossero puliti e ben tenuti. Gli uomini la
temevano, perché poteva punirli severamente se non le
lasciavano delle offerte di cibo, mandando loro delle orribile
malattie. Al periodo dell'antica Roma
troviamo la dea Strenia e le feste
in suo onore, che si celebravano all’inizio
dell’anno: ci si scambiavano auguri e doni in forma di
statuette d'argilla, o di bronzo e perfino d'oro e d'argento (e di qui
la parola strenna come sinonimo di
regalo). Queste statuette erano dette "sigilla" e le Sigillaria erano
feste attese soprattutto dai bambini che ricevevano in dono bamboline e
animaletti di pasta dolce.
Il primo gennaio era usanza
presso gli antichi romani scambiarsi miele con datteri e fichi secchi
scrive Ovidio“perché
nelle cose passi il sapore, e l’anno qual cominciò
sia dolce” accompagnati da ramoscelli di alloro
detti strenne. Erano di buon augurio perchè raccolti dal
boschetto consacrato alla dea Strenia apportatrice di fortuna e di
felicità. Il lavoro del primo dell’anno aveva un
valore rituale di auspicio.
Nel
Medioevo durante le notti delle feste natalizie il popolo contadino
credeva ancora di vedere volare sopra i campi appena seminati, Diana la dea della luna e della fertilità.
All'inizio Diana e le sue seguaci non avevano nulla di maligno, ma la
Chiesa cristiana le condannò in quanto pagane. Di qui
nascono i racconti di vere e proprie streghe,
dei loro voli e convegni a cavallo tra il vecchio e il nuovo anno.
Di feste per la "Befana" si ha
traccia già nel XIII secolo (feste caratterizzate da fuochi,
canti e balli) e nel Cinquecento le "Befane" sono varie figure
stregonesche che spaventano i bambini ma nel Seicento queste Befane si
riducono a due, una buona e una cattiva. In un secondo tempo la Befana
diventa un unico personaggio con una forte dualità.
Nella Befana di oggi si fondono
tutti gli elementi della vecchia tradizione: la generosità
della dea Strenia e lo spirito delle feste dell'antica Roma; i concetti
di fertilità e fecondità della mite Diana; il
truce aspetto esteriore avuto in eredità dalle streghe; una
punta di crudeltà ereditata da Frau Berchta. Ancora oggi un
po' ovunque per l'Italia il 6 gennaio si accendono i falò,
e, come una vera strega, anche la Befana viene qualche volta bruciata...
Queste "Befane" portano in
sé il bene e il male: sono gentili, benevole, sono le dee
della vegetazione e della fertilità, le protettrici delle
filatrici, ma nello stesso tempo si dimostrano cattive e spietate
contro chi fa del male o è prepotente e violento.
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