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LA GINESTRA, PIANTA CELTICA

ginestra_tn.jpgLa pianta insignificante nella sua struttura di giunco, si accende di giallo fin dal mese di marzo (nei climi mediterranei), inondando la campagna di un intenso profumo: i fiori sembrano farfalle dorate pronte a spiccare il volo...

Secondo i Celti la ginestra rappresentava il Sole, ed era utilizzata durante i riti funebri, (una pianta magica che aiutava l'anima nel viaggio verso l'Altromondo?), di certo si sa che le ceneri del suo legno, erano sparse come fertilizzante per i terreni sterili, richiamando emblematicamente la nuova vita che nasce dalla morte.

Mentre la credenza che le ceneri della ginestra contenesse oro è da intendersi più metaforicamente, è risaputo che quando si bruciano giunchi e rami essi crepitano forte e quindi, come le piante con analoga proprietà, si ritiene che la ginestra possa allontanare le negatività (sia dentro che fuori l'organismo) e i demoni. La polvere dorata sprigionata dalla ginestra è la polvere magica che illumina la Via.

Che la ginestra facesse parte dei rituali religiosi precristiani ci viene confermato anche da un tentativo di "demonizzare" la pianta stessa attraverso una leggenda: Gesù maledisse la ginestra perchè, scossa dal vento, si mise a crepitare intensamente mentre egli era intento a pregare nell’orto di Getsemani!

La tradizione le attribuisce solitamente la capacità di rappresentare la modestia e l’umiltà.

 

La ginestra oltre che a caratterizzare i paesaggi della Toscana e più in generale del Sud italiano è pianta colonizzatrice delle brughiere irlandesi e scozzesi, che insieme all’erica ed al biancospino, si spinge fino a grandi altezze, dato la sua rusticità. Non altissima e molto tenace, fiorisce dalla primavera fino al tardo autunno e resta d'inverno sotto forma di giunco, tagliato per farne scope e fibre tessile.

 

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Foto ginestra di Scozia tratta da qui

 

Col nome di ginestra sono identificate tre piante distinte: “l’Ulex europaeusoginestrone (ginestra spinosa), la “Cytisus scoparius” o ginestra dei carbonai o di Scozia (detta anche "Scotch broom") e la “Spartium junceum” o ginestra odorosa (di Spagna), quest'ultima è la più resistente e la più adatta ad essere lavorata per ricavare la fibra tessile.

 

LAVORAZIONE ARTIGIANALE IN FIBRA

La pianta più resistente per ricavarne fibra tessile è la “Spartium junceum” dal greco sparton (corda): i suoi fusti, flessuosi e giunchiformi (junceum), erano un tempo usati per fabbricare corde, stuoie o altri tessuti in particolare reti da pesca e velature (perchè fibra resistente all'acqua marina).

In diverse parti del mondo dal fusto si ricava una fibra tessile per la produzione di indumenti anche fini; la ginestra “dà una fibra lunga, abbondante, uniforme e tenace da paragonare a quella della canapa e da superare di gran lunga quella del lino, mentre di questo è assai più morbida ed elastica” (A. Ferrario, Le macchine nella vita moderna,Vallardi 1957, pag. 79) così in tempi di autarchia la lavorazione della ginestra per la produzione di tessuti (dai vestiti alle telerie) era considerato un vanto del genio edell'industria italica.

VIDEO GIORNALE LUCE del 20-11-1941

 

Reperti archeologici attestano l'uso della biancheria di ginestra in Spagna e Italia ed ancora nella tradizione contadina del centro-sud italiano (Toscana, Calabria, Basilicata) la ginestra era tela per abiti quotidiani e arredo della casa. Gaetano Arcieri descrive dettagliatamente i vestiti dei contadini e il modo in cui venivano confezionati, dedicando una particolare attenzione alla lavorazione della ginestra: “manifatturano la ginestra riducendola a tela, e con essa trapuntano le donne le loro camice, e quelle dei loro mariti e pei loro figliuoli; se non che l’addicono alle parti non visibili, mentre nel proprio petto usano la tela di merce, o di lino o di bambagia. Per gli agricoltori è questa tela di ginestra eccellente, poiché durevole, forte, ed assorbente il sudore; e nell’inverno preservava dal freddo la mercè della sua doppiezza” (Il Regno delle Due Sicilie descritto ed Illustrato ovvero descrizione topografica, storica, monumentale, industriale, artistica, economica e commerciale delle province poste al di qua e al di là del faro e ogni singolo paese di esse, Napoli -1853)

 

In alcune regioni italiane come ad esempio la Basilicata la tradizione è stata portata dagli emigranti albanesi.

VIDEO oppure anche la scheda fotografica qui


Rami di ginestra si raccoglievano con la falce dopo la caduta dei fiori, selezionando i rami più lunghi e più grossi. Gli steli legati in mazzi, venivano macerati per una settimana circa in acqua corrente e fissati con grosse pietre per ammorbidire completamente la fibra e facilitarne il distacco nelle operazioni successive. Questa fase era la più pericolosa per la tossicità della pianta i cui miasmi facevano ammalare bestie e persone. Completata la macerazione, i fasci che si presentavano viscidi, con la corteccia che si staccava facilmente, e venivano tolti dall’acqua. L’operazione di scorticatura o stigliatura consisteva nel tirare via la parte esterna e avveniva stringendo fra le dita pochi steli alla volta, che venivano strappati con decisione separando la fibra dal canapuli. I fasci, privi di corteccia, venivano sparsi sui prati per l’essiccazione. Si procedeva, poi, alla battitura con un bastone di legno, a volte anche in acqua corrente, che durava fino a quando la fibra non acquistava un colore perfettamente bianco. Il residuo che si formava, veniva comunque utilizzato: quello più morbido per imbottire materassi; mentre quello legnoso, una volta essiccato, era usato per accendere il fuoco. I filamenti destinati alla filatura, invece, venivano cardati con pettini rudimentali fino ad ottenere una fibra idonea a tessuti leggeri(tratto da vedi)

 

Per la tintura poi si potevano usare i fiori per ottenere una bella colorazione gialla.

 

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Fibra asciutta di ginestra pronta per la cardatura

TOSSICITA'

Tra le diverse specie di ginestra, quella che maggiormente veniva considerata magica e potente era il ginestrone, o ginestra spinosa (Ulex europaeum) da utilizzare con cautela per la sua tossicità; la ginestra di Spagna contiene un alcaloide velenoso: la citisina ed è considerata quella maggiormente pericolosa. Per questo è importante non confonderle con la ginestra dei carbonai o di Scozia (Cytisus scoparius) che invece trova impiego in fitoterapia (anche se non è iscritta nella farmacopea ufficiale per la sua media tossicità). Le parti maggiormente velenose sono i semi ed i fiori sbocciati, ed è necessario lavare le mani dopo averli toccati. L’unica parte che potrebbe essere utilizzata, ed in modo molto prudente, sono i fiori in bocciolo. Questi hanno proprietà soprattutto diuretiche, contrastano l’ipotensione arteriosa e le affezioni che colpiscono i polmoni. Fanno anche parte delle piante che, in caso di morsicature, combattono il veleno delle vipere.

ATTENZIONE: L’uso scorretto di questi fiori può comunque causare gravi danni all’organismo. La specie di ginestra maggiormente pericolosa è la Ginestra di Spagna (Spartium junceum). Questa, se assunta, può provocare vomito, diarrea, crisi convulsive e coma che può giungere alla morte.

 

LA GINESTRA NEI CANTI POPOLARI

450px-Broom_flower.jpgA volta identificata come giunco per la sua forma cespugliosa, folta e tondeggiante, la ginestra con la sua rigogliosa fioritura dorata ha spesso una precisa allusione sessuale nelle ballate. Forse per la forma del fiore che richiama la vulva femminile. Con la ginestra si facevano le scope nel Medioevo così con il termine inglese “broom” si indica entrambi: sulle scope volavano le streghe e la ginestra allude a una sessualità diabolica o quantomeno selvaggia, libera da regole. In genere nelle ballate quanto l’argomento è di natura sessuale vengono utilizzati nomi di erbe e fiori nel ritornello, proprio per avvertire l’ascoltatore. La brughiera è come il “greenwood” è un luogo “fuori legge” fuori dalla società civile dove accadono incontri fatati e illeciti, ma vissuti con una primitiva o primordiale innocenza. Una leggenda, di origine scozzese racconta di un uomo che richiese la “prova d’amore” prima di sposarsi. La ragazza su consiglio di una vecchia saggia, accettò la prova, ma solo se avesse avuto luogo tra i cespugli di ginestra. Accadde che il ragazzo stordito dal profumo dei fiori, cadde ben presto in un sogno profondo. Al risveglio, convinto di aver posseduto la ragazza come voleva, acconsentì alle nozze.


 

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(Cattia Salto maggio 2014)

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