I CATARI Tutto il paesaggio della Linguadoca, i suoi querceti, vigneti e villaggi di pietra ruvida evocano un senso di pace e serenità. Scarsamente popolata, arida ma fertile, questa regione fu il centro di una religione cristiana che aveva stretti legami con lo gnosticismo manicheo e bogomila, presente nell’Asia minore, Medio Oriente e nella Grecia. I Catari (i Puri) furono una setta religiosa fiorita nel Medioevo, dichiarata eretica dalla chiesa romana e perseguitata. Il loro credo si sviluppò attorno al X secolo nella Languedoc, la regione a Sud-Ovest della Francia e presto si diffuse in tutte le regioni in cui si parlava la Lingua D’Oc, dall’attuale Catalogna alla Lombardia passando per la Provenza ed il Piemonte. In termini religiosi la dottrina dei catari era essenzialmente gnostica: erano persone dotate di grande spiritualità e credevano che lo spirito fosse puro, ma che la materia fisica fosse contaminata. Sebbene le loro convinzioni fossero poco ortodosse, il timore della Chiesa in realtà era causato da qualcosa di molto più minaccioso. Si diceva che i catari fossero i custodi di un grande e sacro tesoro, associato ad un'antica e fantastica conoscenza: una tradizione sviluppata in Provenza già dal I° secolo, sulla storia dei discendenti di Gesù. Nel 1209 un esercito papale di 30.000 soldati al comando di Simone di Montfort calò sulla regione della Linguadoca per sterminare l'eresia catara. La guerra (una guerra di conquista del Nord della Francia sul territori del Sud), durata 35 anni, costò decine di migliaia di vite umane e culminò con l'eccidio alla roccaforte di Montségur, dove oltre 200 ostaggi furono bruciati sul rogo nel 1244. Il Catarismo in Italia venne appoggiato dai Ghibellini, anti-papali, almeno fino al 1226, anno in Manfredi di Sicilia fu sconfitto e morì nella battaglia di Benevento. Gli ultimi catari confluiti nella rocca di Sirmione, furono tutti arrestati e portati all'Arena di Verona, dove nel 1278 furono bruciati 174 Consolati sul rogo. Il catarismo non è morto anche se gli ultimi Bogomili della Bosnia Erzegovina si sono convertiti al credo musulmano (XV secolo): in Italia Simone Pozzi ha fondato l'associazione confessionale "Chiesa Catara" (vedi) |
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La
conoscenza che oggi abbiamo dei catari ci è fornita dagli
interrogatori dell’Inquisizione, dal Vangelo canonico e
apocrifo, dai rotoli esseni di Qumran
e dalle scritture paleocristiane di Nag
Hammadi. Risulta
che questa fede affonda le sue radici nello gnosticismo dualistico dei therapeutate, esseni, nazareni e
zoroastriani. Un cristianesimo iniziatico che
sopravvive fino ad oggi dai Nazairi,
(Nazareni) di Jebel Asariya,
nel Libano del Nord. Dopo
aver generato una società ricca, pacifica e tollerante nel
sud della Francia, il catarismo causò la reazione
più dura mai perpetrata contro altri cristiani da parte
della Chiesa cattolica. Un genocidio conosciuto con il nome di Crociata
Albigensis.
Albigese perché, pur essendo diffuso nelle zone di Tolosa, Agen, Beziers,
Carcassone ed
altre aree della Francia, il catarismo aveva il suo epicentro nella
città d’Albi. La
parola proviene dal greco Katharos,
che significa puro. Paragonandosi alla chiesa romana, considerata
corrotta e nominata Chiesa dei Lupi, i catari pensano di incarnare il
vero insegnamento di Gesù. Secondo loro, il
maestro Nazareno (Nazar-esseno,
essendo di Nazar) Yeshua ben Joseph, non venne per
redimere l’uomo dal peccato, ma per rivelargli la via alla
salvezza attraverso il sapere (gnosis). Un concetto opposto a
quello della deificazione di Gesù, imposta da Saulo/Paolo di Tarso e i
successivi vescovi della Chiesa Romana. Per
i catari Gesù portava la Buona Notizia (eu angellum)
e superò la dualità, realizzando con il corpo lo
straordinario. Il concetto della polarità
e del principio di causa-effetto è
determinante in questo credo, ispirato dallo gnosticismo di Zarathustra e Hermes Trismegistos. Secondo i catari,
l’anima, che sulla terra indossa veste umana, si reincarna
nel tentativo di superare la dualità che la separa dal
“regno dei cieli” e dalla riunione con tutto
ciò che è divino. Pare che la reincarnazione
sia stato un concetto teologico proprio anche della Chiesa Romana,
almeno fino a quando non fu cancellato, nel 543,
dall’imperatore Giustiniano, o più precisamente da
sua moglie. La
firma di Papa Virgilio ratificò il decreto imperiale il
quale dichiarava che da quel momento in avanti, per i cattolici, le
anime non rinascevano più. I
catari rifiutano l’idea di un giudizio universale e di un
inferno eterno e pongono la responsabilità di vivere nella
gioia o nel dolore nelle mani del credente. E’
l’essere umano a determinare il proprio destino con ogni
pensiero ed azione. Sessualità, vittimizzazione e potere
sono considerati parte della dualità inferiore.
L’attività sessuale è perciò
vissuta come un male necessario, che fornisce le spoglie umane alle
anime che si reincarnano. L’eucarestia e il simbolo della
croce sono respinti perché espressione di un supplizio
supposto, e il potere, in forma di un’autorità
centrale e suprema, è assente. La
Chiesa catara si compone di credenti, gli uditori, e di preti e
vescovi, chiamati bonshommes
o Buoni Cristiani. Nominati dai loro pari, i
vescovi o le donne vescovo hanno due assistenti, il figlio o la figlia
maggiore e minore. La vita è dedicata al perfezionamento
degli ideali dei loro precursori esseni. Vivono e lavorano in
comunità e riconoscono solo il Sacramento, consolamene,
del battesimo e quello dei morenti, un rituale atto ad offrire un "bon fin" al credente e facilitare la sua
reincarnazione. La confessione, l’aparelhament,
avviene pubblicamente per l’intera comunità. I
pasti, consumati dai vescovi, preti e credenti insieme, iniziano con la
benedizione del pane e del vino e si concludono con lo scambio del
Bacio della Pace, che esprime la comunione spirituale e
l’eguaglianza dei membri dell’assemblea. Un
altro aspetto, spesso trascurato, del credo dei catari, è
che Yeshua ben Joseph,
discendente della casa reale davidiana,
e la principessa asmonita,
Miriam Magdala
di Betania (Migdal-eder = torre di guardia
del gregge), avessero avuto dei figli, dai quali discendevano le dinastie
di Sangue Royale,
o sangreal in lingua
d’oc. La studiosa dei rotoli del Mar Morto, Barbara Thiering, arriva alla conclusione che l'unione tra Gesù il "re degli ebrei", e la principessa asmonita avrebbe enfatizzato la volontà di dar vita ad un erede. In questo contesto è interessante notare che il re di Francia, Luigi XI, proclamò ripetutamente che la dinastia reale francese discendeva da Maria Maddalena. Secondo i catari Maria Maddalena, perseguitata in Gerusalemme dopo la morte di Giacomo il Giusto, scappò in Egitto e raggiunse da lì le coste del Kal, la Gallia celtica, assieme a sua figlia Sarah, alcuni discepoli e dignitari ebrei esseni. La volpe
è un simbolo usato spesso nelle illustrazioni medioevali,
specialmente quello della volpe che rovina il vino. Nella tradizione
catara la volpe simboleggia l’imbroglio del popolo da parte
del clero. Nel
famoso quadro di Botticelli, conosciuto come “Santa
Maria Maddalena ai piedi della Croce”, alla destra
della Maddalena si vede un angelo che tiene una volpe
per la coda. Secondo
alcuni studiosi cattolici, tra cui Margaret Starbird,
l’autrice del libro “The Woman with the Alabaster
Jar”
– La donna con il vaso
d’alabastro, questo simboleggia la Chiesa che, con
il pelo della volpe, rovina il vino della sposa negandole la
continuità della linea di sangue di Gesù. |
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Il messaggio evangelista predicato con tanto zelo
da Saulo-Paolo
è considerato pura blasfemia dalla Chiesa di Gerusalemme.
Per i catari, l’implicazione che l’aristocratica
sacerdotessa del rango di una Sofia (saggia, iniziata) fosse una
volgare prostituta è un’offesa grossolana. Per
loro Maddalena rappresenta il principio
femminile del divino. Di conseguenza la donna, emarginata
nella Chiesa cattolica, presso i catari occupa un ruolo paritario. In
realtà il conflitto tra cristiani ellenistici romani e
cristiani ebrei è in atto già dai primi decenni
dopo Cristo, quando i vescovi romani e i discepoli del primo vescovo di
Gerusalemme, il fratello di Gesù Giacomo il Giusto,
interpretano in modo diverso il messaggio evangelico. Sfortunatamente
Giacomo muore in un attentato. Al Concilio di Nicea, nel 325, la
Chiesa cattolica si proclama “unica rappresentante di Dio
sulla terra” e “nel nome della verità
rivelata da Dio” ordina che tutto ciò che
contraddice l’”infallibile” dottrina
papale è da considerarsi eretico,
punibile con l’esilio forzato, la confisca dei beni e la
morte. Nel
dodicesimo secolo la Chiesa catara penetra nel tessuto
sociale dell’intero sud occitano, trovando il
sostegno di una nobiltà predominantemente anticlericale
e d’una borghesia che apprezza
il valore del lavoro. I catari eccellono nelle professioni di
falegnami, muratori, textores
(tessitori) e curatori. Altro particolare, questo, che li accomuna agli
esseni. Dopo aver convinto l’élite, ottengono,
soprattutto, l’adesione del popolo che apprezza
l’esemplare semplicità della vita dei preti e
vescovi catari. A questa sfida da parte dalla Chiesa catara, la Chiesa
cattolica reagisce con brutale repressione. Nella
metà del dodicesimo secolo i roghi si moltiplicano, e nel
1209 Innocenzo III da l’inizio alla
Crociata albigese, sollecitando l’intervento militare da
parte di re Filippo Augusto di Francia. Vista la scarsa collaborazione
del re e della nobiltà locale, spesso di discendenza sangreal, Innocenzo III incarica
l’abate di Citeaux,
Arnaud-Amaury di
arruolare un esercito. In cambio dell’impegno di partecipare
alla crociata, per un minimo di quaranta giorni, il Papa garantisce
l’assoluzione da tutti i peccati commessi nel passato e
quelli che sarebbero stati commessi durante la crociata. Per favorire
ulteriormente il reclutamento, ai crociati è concesso il
diritto di appropriarsi dei beni dei catari, principi o contadini che
siano. Questa licenza di uccidere e rubare nel nome
di Cristo, senza commettere peccato, fa sì che in poco tempo
migliaia di mercenari si radunino sotto gli stendardi papali. Il
testo di una canzone crociata, scritta da Guglielmo da Tutele,
rivela le intenzioni: “…che
tutte le città che resistono diventino carnai…che non si
lasci in vita neanche un bimbo appena nato. Così si
seminerà lo spavento salubre e nessuno oserà
più sfidare la Croce divina”. A Beziers i crociati prendono alla
parola il testo: uccidono oltre 20.000 abitanti tra catari e cattolici,
quasi l’intera popolazione. Di fronte
all’esitazione di commettere il sacrilegio di uccidere anche
chi aveva trovato rifugio in una chiesa, l’incaricato del
Papa proclama: “Ammazzateli tutti. Dio
saprà riconoscere i suoi” .Poco dopo
7.000 uomini, donne, bambini e vecchi giacciono nel sangue, morti o
mutilati. Nel
1233 viene istituita la Santa Inquisizione,
condotta prevalentemente da monaci domenicani. Per facilitarne
l’opera, il successore d’Innocenzo III, Innocenzo
IV, incoraggia l’uso della tortura. Inizia così la
caccia all’uomo di chi era riuscito a sfuggire
all’olocausto. Anche in Italia si vive nel terrore: centinaia
di catari lombardi sono arsi vivi nell’Arena di Verona, il 13
febbraio 1278. Eliminato
l’ultimo vescovo cataro del quale si
ha conoscenza, Guglielmo Delibaste – arso vivo a Villerouge-Termenes,
nell’anno 1321, un velo di “infallibili”
dottrine pontificali si stende sull’Europa, opprimendo ogni
dissenso spirituale. I Catari sopravvissuti cercano asilo in Catalogna
e Toscana, dove sono assorbiti dalle tolleranti società
locali. Alcuni scappano nelle lande dei Baroni St. Clair di Roslin, nella Scozia. Altri
fanno perdere le loro tracce nella clandestinità. Già
prima della caduta della principale fortezza, Montsegur,
festeggiata con oltre 200 roghi, molti catari si erano uniti ai Templari,
un ordine di monaci-guerrieri, che non aveva partecipato
all’eccidio. Ma il rifugio templare durerà per
poco e non molto dopo sarebbe toccato a loro allungare le liste delle
vittime dell’Inquisizione. Oggi
rimangono solo poche tracce di questa religione; nessuna chiesa,
statua, affresco od oggetto liturgico. Nello spazio dove vissero i
Catari troviamo alcuni rari simboli, di difficile interpretazione,
castelli sventrati e le croci erette dai vincitori nei Prats dels
Cramat, nei Campi
dei Bruciati. di Hannes
Schick http://www.hannesschick.com/links.asp immagini
a cura di Cattia Salto |
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