IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA

Intorno al 20 marzo cade l'equinozio che per convenzione è considerato il primo giorno di primavera, la stagione della rinascita, la Natura si risveglia e la Terra comincia a coprirsi di colori, è il tempo del ritorno della vegetazione, gli uccelli costruiscono i nidi e si accoppiano, l'aria è piacevolmente calda e le ore di luce si allungano sempre più sensibilmente.La data è associata presso varie culture a concetti come fertilità, resurrezione, inizio. Le antiche tradizioni ci offrono infatti, tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l'idea di un sacrificio a cui succede una rinascita, sono le le religioni orientali di mistero e di salvezza che dal I al IV secolo d. C. si diffusero nell’impero romano: erano divinità di origine persiana (il dio Mitra), egiziana (la coppia Osiride-Iside), siriaco-fenicia (Adone e Cibele-Attis), palestinese (Gesu’).

IL MITO GRECO DI ADONE

Adone, nato dalla corteccia della madre Mirra trasformata in arbusto, diventa un giovane di rara bellezza, appassionato di caccia. Per errore, Amore ferisce la dea  Afrodite (ovvero la dea romana Venere) che s'innamora appassionatamente del bell'Adone.Il giovane impegnato in una battuta di caccia al cinghiale, viene ferito a morte dall'animale infuriato. Venere accorre in soccorso del suo amato, ma è troppo tardi, così trasforma il sangue di Adone nei fiori rossi dell'anemone. Zeus commosso per il dolore di Afrodite concesse ad Adone di vivere quattro mesi nel regno di Ade, quattro sulla Terra assieme alla sua amante e quattro dove preferiva lui.

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In suo onore in Grecia e più in generale nel mondo ellenico si festeggiavano dopo l'equinozio di primavera le Adonìe: per la festa si innaffiavano i semi piantati nei vasi con acqua calda in modo che crescessero rapidamente (i Giardini di Adone), e così altrettanto velocemente morivano seguite dai lamenti rituali delle donne in lutto (le loro lacrime richiamavano la pioggia).

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CIBELE-ATTIS

Particolarmente diffuso nell'Impero Romano era il culto, proveniente dalla Frigia (una regione dell’attuale Turchia), della coppia costituita da Cibèle e Attis. Il culto venne introdotto a Roma "per decreto"nel 204 a.C. per scongiurare il pericolo di Annibale ma anche per rivendicare le origini troiane della "romana gente" quell'Enea frigio mitico fondatore dell'Urbe.

I MEGALESIA
I riti in onore di Attis e Cibèle, occupavano l’intero mese di marzo. Si cominciava con una novena: nove giorni di rigorosa astinenza dal sesso e da certi alimenti come il pane, il grano, il vino, il pesce, la carne di maiale ed alcuni frutti (il melograno e la cotogna).

Il 22 marzo, si celebrava l’Arbor intrat (cioè l’ingresso dell’albero): alcuni sacerdoti tagliavano un albero di pino nel bosco sacro a Cibele, lo fasciavano con bende e ornavano con violette. L’albero veniva portato in processione e poi esposto come un morto all’adorazione dei fedeli. Seguivano tre giorni di lutto, nei quali il popolo, esortato dalle urla dei sacerdoti e dalla musica, si batteva il petto con le palme delle mani e soprattutto con pigne, per procurarsi delle ferite sanguinanti.

Il 24 marzo era il giorno delle deposizione del pino nella tomba. I sacerdoti ed i fedeli danzavano al suono delle percussioni e dei flauti; nell’ebbrezza della danza, si flagellavano le braccia e le spalle e con l'offerta del sangue si propiziava la fecondità della natura

LA FESTA HILARIA
Il 25 marzo, era considerato il primo giorno dell’anno e si celebrava la resurrezione di Attis. Secondo l'astronimia antica era questo il primo giorno più lungo delle notte e perciò un giorno di letizia: si celebravano le nozze sacre e le statue di Cibele e Attis erano portate in processione  per le strade, al grido di “Attis è risorto, euoè!”  (e quante chiesette e processioni pasquali alla Madonna Ilare troviamo ancora sparse per l'Italia?)
I festeggiamenti si concludevano con il giorno della Lavatio, la purificazione della statua della Dea e con i Ludi sacri nel Circo il 28 marzo.

MITRA

Mitra era il figlio del Sole e Sole egli stesso già nel 1400 a.C. Componenti essenziali della religione di Mitra erano la salute dell'anima e l'immortalità. Il culto conosceva un battesimo e un pasto sacro, (pane, acqua e vino) a ricordo dell'ultimo pasto di Mitra, che si sacrificò salendo in cielo portato dal carro del Sole per unirsi al Sole.
Per i suoi seguaci il mondo aveva avuto inizio all’equinozio di primavera: Mitra aveva ucciso un toro per ordine del Sole, atto di sacrificio-creazione, ma Ahriman il dio del Male aveva mandato contro il toro delle creature immonde per avvelenare in lui la fonte della vita: lo scorpione, la formica e il serpente; eppure il cane leccò le ferite e il toro generò dal suo corpo tutte le erbe e le piante della salute e gli animali utili. Il mito indica una lotta tra le forze del bene e quelle del male sino alla fine del Grande Anno, allora sarebbe riapparso un toro annunziando la fine del mondo, mentre Mitra sarebbe nuovamente disceso sulla terra separando i buoni dai malvagi e immolando ancora il toro: poi avrebbe offerto la bevanda dell’immortalità ai giusti che sarebbero resuscitati con i loro corpi, mentre i malvagi sarebbero periti insieme con il dio del male, allora il cosmo avrebbe vissuto una felicità perfetta.

ISIDE-SERAPIDE

Il culto di Iside fu praticato dagli imperatori romani (i quali più in generale favorirono il diffondersi dei culti orientali) in particolare dilagò con Caracalla, che amava farsi ritrarre vestito da faraone. 
L'antico credo dell'immortalità dell'anima del faraone si era evoluto nell'Egitto ellenistico in una nuova teologia che aveva esteso la promessa della vita eterna a tutti i seguaci di Serapide (il toro Api sacro a Menfi conosciuto come Osiride-Api) purchè battezzati (ovvero purificati mediante l'acqua) e iniziati ai misteri del culto.
Nel mito la dea fece risorgere lo sposo Osiride ucciso e smembrato dal fratello, ricomponendo i vari pezzi ritrovati dopo molto peregrinare per i mari e all'acqua era associata la festa più importante dedicata a Iside, in qualità di protettrice dei naviganti, il “Navigium Isidis”, “La nave di Iside” che si teneva nella prima luna piena dopo l’equinozio di primavera. Descritto da Apuleio nelle sue Metamorfosi il corteo in maschera portava la statua di Iside e trainava una piccola imbarcazione sulla spiaggia “…la vera e propria processione in onore della dea protettrice cominciò a muoversi. Donne bellissime  nelle loro bianche vesti, festosamente agghindate, adorne di ghirlande primaverili spargevano lungo la strada per la quale passava il corteo, i piccoli fiori che recavano in grembo (…) Seguivano uomini e donne in gran numero che con lucerne, fiaccole, ceri e ogni altra cosa che potesse far luce, invocavano il favore della madre dei cieli. Seguiva una soave musica di zampogne e di flauti dalle dolcissime modulazioni e, dietro, una lieta schiera di baldi giovani, tutti vestiti di bianco, che cantavano in coro un bellissimo inno (…) Subito dopo apparvero le immagini degli dei che procedevano sorrette da piedi umani (…) Giungemmo alla riva del mare (…) Qui, allineate secondo il rito le immagini sacre, il sommo sacerdote s’avvicinò con una fiaccola accesa, un uovo e dello zolfo a una nave costruita a regola d’arte e ornata tutt’intorno di stupende pitture egizie e, pronunziando con le sue caste labbra solenni preghiere, con fervido zelo la purificò e la consacrò offrendola alla dea. La candida vela di questa nave fortunata recava a lettere d’oro il voto augurale di una felice navigazione per i traffici che si riaprivano (…) Allora sia gli iniziati che i profani, tutti indistintamente, fecero quasi a gara a recare canestri colmi d’aromi e d’altre offerte e libarono sui flutti con un intruglio a base di latte, finché la nave, colma di doni e d’altre offerte votive, libera dagli ormeggi, non prese il largo sospinta da un vento blando e propizio”.[ (Libro undicesimo, IX-XVII)]

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LA PASQUA CRISTIANA

La prima domenica dopo la prima luna piena che segue l’Equinozio (data fissata nel IV° secolo), i cristiani commemorano la resurrezione di Gesù avvenuta proprio durante la festività ebraica della Pasqua che ricorda l'esodo biblico del popolo di Israele dall'Egitto. La celebrazione della Pasqua cristiana è incentrata sul tema della resurrezione cioè il tema del rinnovamento e della rinascita come trionfo sulla morte, un tema “primaverile” secondo il ciclo annuale della Terra.
Il Cristianesimo, l'unica religione di stato imposta con l'editto di Tessalonica finisce però per accogliere sincreticamente molte più caratteristiche dei culti in vigore nella Roma imperiale di quanto sarebbe lecito pensare partendo solo dagli insegnamenti di Gesù.

L'UOVO COSMICO

"Omne vivum ex ovo", cioè "tutti i viventi nascono da un uovo", così l'origine del cosmo è spesso raffigurata da un uovo e i festeggiamenti collegati ai riti equinoziali hanno da sempre e in molte culture sparse per tutti i continenti tradizioni legate alle uova (simbolo di una nuova vita e rinascita). A partire dal dono di semplici uova di gallina secondo un'usanza già documentata fra gli antichi Persiani e attestata anche presso gli antichi Egizi e i Greci.

IL REGALO
L'usanza dell'uovo come regalo pasquale arriva però più probabilmente dalla Germania o dalla Francia medievale. Sempre nel Medioevo iniziò una nuova tradizione poi rinverdita nell'Ottocento da Peter Carl Fabergé: la realizzazione di uova artificiali create con metalli preziosi. Edoardo I, re d'Inghilterra dal 1272 al 1307, commissionò circa 450 uova rivestite d'oro da donare in occasione della Pasqua. Il primo uovo Fabergè venne commissionato nel 1883 come dono dello zar alla zarina: un uovo di platino smaltato di bianco contenente un ulteriore uovo, creato in oro, il quale conteneva a al suo interno due doni: una riproduzione della corona imperiale ed un pulcino d'oro. La fama che ebbe il primo uovo di Fabergé contribuì anche a diffondere la tradizione del dono interno all'uovo.

LA DANZA DELLE UOVA

Una tradizione pasquale ancora medievale è quella della danza delle uova, ampiamente documentata nei dipinti d'epoca e nelle testimonianze scritte in varie parti d'Europa. La danza consiste nel ballare tra una serie di uova variamente posate sul pavimento senza danneggiarle. Un eco della danza è rimasto nell'espressione inglese "walking on eggs" che corrisponde anche al detto italiano "camminare sulle uova" e a quello tedesco (traducibile come "è una danza delle uova") quando si vuole indicare una situazione complessa in cui procedere con estrema cautela ovvero agire con prudenza.

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Una variante della danza raffigurata nel dipinto di Brugel il vecchio era basata su un uovo, una scodella e un cerchio tracciato con il gesso: danzando su una melodia suonata dalla viella la donna deve, delicatamente, spostare con i piedi l'uovo per portarlo all'interno del cerchio e poi capovolgere la ciotola in modo da coprire l'uovo.
In altri dipinti vediamo che la danza è resa più complicata dalla presenza di vari oggetti sparsi sul pavimento, i quali non dovevano essere toccati dai piedi dei danzatori. In una variante praticata anche nei Paesi Bassi i danzatori ingaggiavano una gara a tempo di musica per portare l'uovo al di fuori del cerchio (tracciato molto più in grande) nel minor tempo possibile. Il vincitore si portava a casa un cesto pieno di uova!
La danza delle uova era considerata in Borgogna una specie di test pre-matrimoniale di compatibilità: un centinaio d'uova venivano sparse sul terreno e la giovane coppia avrebbe danzato tra di esse tenendosi per mano; se la danza finiva con tutte le uova ancora integre, allora erano considerati fidanzati e nessun genitore poteva opporsi al fidanzamento. Pare che la danza avesse avuto luogo anche nel 1498 in occasione dei festeggiamenti pasquali a Bresse: Filiberto II di Savoia detto il Bello e Margherita d'Austria (poco più che ventenni) terminarono la danza con successo ma non furono altrettanto fortunati con il loro matrimonio, perchè Filiberto morì qualche hanno più tardi all'età di 24 anni e la coppia non ebbe figli.

EGG HOP

Anche in Inghilterra troviamo varie testimonianze di una danza dell’uovo detta egg-hop perchè si balla tutta mediante dei salti, così come viene descritta nella commedia elisabettiana di William Wager “The longer thou livest, the more Foole thou art”
Upon my one foote pretely I can hoppe.
And daunce it trimley about an egge
”. continua

LE QUESTUE DI PRIMAVERA

Il “cantare le uova” è una questua primaverile che affonda le radici nel territorio piemontese. Un tempo erano solo i giovani del paese, che di notte giravano tra le cascine chiedendo cibo, vino e anche dei soldi con cui organizzare il pranzo del lunedì di Pasquetta. Era l’occasione per fare scorpacciate di uova (simbolo di fertilità) e bisboccia, ma anche di cantare e suonare tanta musica!
Molte comunità mantengono ancora vive queste tradizioni soprattutto nel Monferrato (geografico), nelle Langhe e nel Roero. Nella settimana di Pasqua dopo il tramonto, un gruppo di giovani partiva a piedi dal paese, capitanati da un falso fraticello elemosiniere e andava vagando per la campagna di cascina in cascina, a chiedere le uova in cambio di una canzone benaugurale. continua

L’usanza della questua delle uova in occasione della Pasqua era diffusa non solo in Piemonte, ma anche nelle Isole Britanniche, i questuanti cantavano nei villaggi per ricevere in cambio cibo (per l’appunto uova, ma anche birra speziata) o denaro e spesso si esibivano in una mummers’ play ossia in una rappresentazione drammatica più simile a una pantomima. I questuanti erano travestiti ed erano ricorrenti i personaggi come Lord Nelson o San Giorgio.
Oggi con “Pace Egg” si intendono le rappresentazioni drammatiche recuperate dalla tradizionale questua delle uova avanti come tema la rinascita: svolgono ancora in Inghilterra nel Lancashire e nel West Yorkshire. continua

EOSTRE -OSTARA

Una dea anglosassone della primavera aveva nome Eostre e secondo Beda a lei era dedicato il mese lunare di Eosturmonath, tutto il resto, compresa l'associazione della dea con il coniglio pasquale sono per lo più frutto di immaginazione.
L'antica dea sassone Eostre, ovvero la Stella dell'Est, era una divinità legata al sole nascente e al suo calore. Secondo la tradizione neo-pagana Eostre era sacra la lepre, simbolo di fertilità e spesso la dea era raffigurata con testa di lepre. La lepre di Eostre, deponeva l'uovo della nuova vita per annunciare la  rinascita dell'anno-il ritorno della dea, uova “sacre” erano scambiate sotto  l’albero “magico” del villaggio, usanza che collega Eostre alle divinità  arboree della fertilità. La lepre di Eostre è diventata il coniglio pasquale che porta in dono le uova di cioccolato. 

Il verde e l'arancio mandarino sono i colori dominanti delle decorazioni per la casa, colori freschi e squillanti e la musica celtica è la colonna sonora ideale per queste giornate di primo tiepido sole, in particolare le canzoni irlandesi che esaltano la gioia della primavera, la semplicità della vita di campagna e la bellezza della natura che ci accompagneranno fino a tutto maggio! continua

(Cattia Salto)