IL FALO’ DI
SANT’ANTONIO
Le
tradizioni ancora vive legate al culto del Santo sono la
benedizione degli animali e l'accensione
dei fuochi. Il fuoco avrebbe lo scopo magico di riscaldare la
terra, e favorire così il ritorno della primavera. In molte
località italiane, al mattino del 17 gennaio si benedicono
gli animali e si preparano cataste di legna che si accendono poi al
tramonto.
Un tempo (e neanche tanto remoto perchè erano gli anni
70 e mi ricordo la consuetudini nel mio paese del Vercellese) i
sacerdoti andavano nelle stalle a benedire gli animali e mia nonna (una
pia e fervente cattolica) posava su una mensolina
della stalla l'immagine del Santo raffigurato fra ogni tipo di animale
domestico.
Per
S. Antonio era usanza mangiare
gli gnocchi e
nelle campagne le donne smettevano di filare. Altra usanza era
preparare un dolce benedetto per farlo mangiare agli uomini e agli
animali malati.
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SANT’ANTONIO- il LUG celtico
Nato
nell'Alto Egitto a metà del III sec d.c. da ricchi genitori
cristiani, Antonio rimase orfano all'età di vent'anni, diede
ai poveri la sua parte di eredità e visse da eremita nel
deserto combattendo più
volte contro grandi tentazioni:
secondo la tradizione il demonio assunse le più diverse
forme bestiali per tormentare Antonio e farlo desistere dal cammino di
santità. Una piccola folla di seguaci si riunì
intorno al santo, per farsi dirigere nella vita eremitica (il primo
abbozzo di fondazione monastica che tanta fortuna ebbe poi nel
Medioevo).
A quanto documentato
storicamente il santo è morto veramente il 17 gennaio e la
sua festa si è trovata per caso nelle vicinanze delle
antiche feste pagane, così la fantasia popolare lo ha fatto
diventare un santo rurale,
protettore degli animali da stalla: quando le reliquie del santo
giunsero in Francia, i primi cristiani trasferirono nel santo gli
attributi del dio dei loro padri, Lug
Dio del
gioco e della divinazione, Lug risorgeva con la primavera, figlio
della Grande Madre celtica cui erano consacrati i cinghiali e i maiali
come alla romana Cerere. I celti lo tenevano in gran conto, tanto
è vero che portavano l'emblema di un cinghiale sugli
stendardi e il simbolo sugli elmi. continua
Così
anche nelle
leggende di sant'Antonio abate compare il cinghiale:
in una si racconta che il cinghiale-maiale fosse il diavolo sconfitto
da Antonio resistendo alle tentazioni, un’altra dice che un
giorno il santo guarì un maialino e da quel momento questi
lo seguì fedele come un cane.
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