a cura del dott Enrico Calzolari Presidente Associazione Ligure Sviluppo Studi Archeoastronomici |
SITO ARCHEOLOGICO DI LAGORARAVAL
DI VARA – LA SPEZIA (3600
a.C. – 2000 a.C.)
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A Lagorara (agu + ara = pietra aguzza + altare) nel periodo che va dal 3 600 a.C. fino al 2 000 a.C. si estraeva il diaspro. Va detto che fra le cinque cave che ne esistono al mondo, quella di Lagorara è la più estesa. L’ipotesi di classificazione di Lagorara come luogo in cui si effettuavano osservazioni astronomiche, va intesa in tutta la sua più ampia accezione, e cioè: come luogo di prima scoperta di asterismi di orizzonte o della sky-line; come luogo di costruzione di allineamenti in pietra che fissano fenomeni celesti; come luogo di liturgie celebrative del sacrum facere (presenza di pietre-altare). |
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Nel sito sono presenti alcuni elementi che giustificano il sorgere di questa ipotesi: terrapieno artificiale, costruito davanti al Riparo Sud, da cui possono scorgersi sia il sorgere sia il tramonto del Sole; cerchio di pietre, posto ai bordi del terrapieno, per i profani apparentemente senza alcun ordine; pietra posta al centro del cerchio di pietre, ipotizzabile come pietra-altare, costituita di roccia vulcanica non presente nei pressi del sito (basalto) ma presente in alto sui monti che lo circondano (Monti Porcile e Verruga); “tolven”, cioè una struttura dolmenica formatasi in modo del tutto naturale per esito di paleofrana, in cui la luce del Sole che tramonta entra nel periodo della festa celtica di Beltane (30 aprile -1° Maggio); grande masso, che appare tagliato in maniera netta in direzione Nord/Sud (forse naturalmente, come esito di paleofrana) comunque utilizzabile astronomicamente come “pietra del passaggio in meridiano”, posizionato davanti al “tolven”; alta parete, posizionata in un pianoro posto al disopra del Riparo Sud, che presenta una profonda fessurazione orientata in direzione Nord/Sud, con una antistante pietra-mirino; due grandi pietre, di diversa composizione (diaspro e basalto) poste sullo stesso pianoro, una di fronte all’altra, in direzione meridiana, quasi di certo sistemate per azione antropica; apertura a forma di losanga, posta in alto, nel costone che sovrasta il sito, attraverso la quale si può scorgere il sorgere del Sole al solstizio estivo; grande guglia, che ha determinato l’etimologia del toponimo (agu + ara) e che fornisce il mirino per il sorgere del Sole al solstizio d’inverno. Osservando il Sole dal sedile di pietra (solium) posto in fondo al terrapieno, verso ponente, questo sorge fra il costone e la guglia; trincea lunga cinque metri, larga un metro e mezzo, scavata nel diaspro, orientata per 114°, posta in alto, sul costone che è adiacente la grande guglia la quale forma il “mirino” (fra il costone e la guglia) per il sorgere del Sole al solstizio d’inverno. |
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Come sono avvenuti i primi riscontri di valenze paleoastronomiche |
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Sia la Sovrintendenza Archeologica della Liguria sia il Comune di Maissana promuovono il sito con lo slogan: “Visitate la valle delle frecce”, ma ad una prima verifica astronomica, compiuta al solstizio d’estate, il sito ha rivelato che alcuni dei massi del grande cerchio di pietre possono indicare il sorgere ed il tramonto del Sole a questa data. |
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Da ciò è stata formulata una ulteriore ipotesi, cioè che a Lagorara vi potesse essere anche un qualche allineamento per verificare il solstizio d’inverno. Si è quindi fatta una osservazione al sorgere del Sole al solstizio d’inverno, ed è apparso che il Sole sorge nel mirino a forcella formato dalla grande guglia e dal costone ove è ubicata la finestra a losanga. In questo sito, in alto, è posizionata la trincea orientata. Per quest’ultima la bussola fornisce un azimuth di 115° e, considerata la declinazione magnetica di 1° 08’ (+)(carta topografica regionale “Sestri Levante”- 1994) si deve quindi stimare un orientamento di 114°, che coincide con il punto dell’orizzonte ove si elevano, sulla sky-line, le Alpi Apuane (stacco del Pizzo di Uccello, metri 1781 s.l.m., e del Monte Sagro, metri 1748 s.l.m., rispetto alla linea di crinale formata dai rilievi di Monzone-Monte dei Bianchi, che si elevano mediamente sugli 800 – 1000 metri s.l.m. e distano circa 50 chilometri da Lagorara). Si pone il problema se detto orientamento si possa ascrivere a geografia sacra oppure alla tradizione celtica di posizionare le tombe in questa direzione “in accordo con la levata del Sole nei giorni in cui cadevano le feste celtiche di Samain ed Imbolc” (Veneziano, 2001), rispettivamente il 1° novembre ed il 1° febbraio. Il calcolo computerizzato con il programma “Guide. Project Pluto – Version 7.0” mostra, per il 1° Febbraio dell’anno -1, che la levata del Sole, alle ore 07 e minuti 53 (ora locale +1) avveniva con azimuth 115.5° - altezza - 0.1°. Il programma mostra che per il giorno 1° Febbraio 2003, alle ore 07 e minuti 45 (ora locale +1) il Sole, con altezza 0.1°, sorgeva con azimuth 114.3°. Per il 1° Febbraio 2004 il programma indica che il Sole sorge alle ore 07, minuti 45, secondi 25 (ora locale +1) con altezza + 0.1° ed azimuth 114.9°. Va ancora verificata l’ipotesi che questo allineamento, fortemente voluto affrontando un gravoso lavoro di scavo in una bancata di pietre fra le più dure che esistano, possa essere stato effettuato per indicare anche un importante allineamento del sorgere della Luna al Lunistizio inferiore (senza bisogno di correzioni data la distanza di km 50). Il passaggio in meridiano Una singolare configurazione dell’ombra proiettata dalla “pietra del passaggio in meridiano” consente di leggere con precisione, attraverso la formazione di un dente a parallelepipedo, il momento in cui l’ombra cade a filo del manufatto. Il giorno 4 marzo 2003 sono state fatte alcune osservazioni, corredate da fotografie. Alle ore 11 e minuti 51 (ora locale +1) con presenza dell’ombra formata dal parallelepipedo, il programma “Pluto” forniva azimuth 167.7° ed altezza 38.2°. Alle ore 12 00 (ora locale +1) con ombra ormai ridotta, il programma forniva azimuth 169,2° ed altezza 38.6°. Alle ore 12 05 (ora locale +1) con scomparsa dell’ombra, il programma forniva azimuth 170.8° ed altezza 38.9°. Per risolvere il dubbio se questa pietra possa essere stata utilizzata per l’osservazione del “passaggio in meridiano”, inteso come momento di massima elevazione dell’astro giudicata ad occhio nudo, si ricorre ancora al programma “Pluto” che fornisce per azimuth 180° una altezza di 39.2° (h 12, m 33, s 42 - ora locale +1) che differisce di soli 0.3° dalla precedente misurazione effettuata con la scomparsa dell’ombra. Potevano avere le antiche popolazioni uno strumento di misura che consentisse di migliorare tale approssimazione, nell’osservare la massima altezza raggiunta da un asterismo al passaggio in meridiano? È da ritenere di sì, dopo la comunicazione sull’uso delle ombre per determinare il momento equinoziale (Calzolari, Jèguez, Ottavi - Convegno S.I.A. Brera, 2005) ma va anche detto che la pietra forniva uno strumento di uso immediato per una prima approssimazione. Ciò assume una particolare valenza perché lo studio del sito di Lagorara sotto l’aspetto paleoastronomico appare molto difficile per l’elevazione delle pareti di roccia che cingono la stretta valle assai da vicino (distanza orizzontale di metri mille fra il culmine del Monte Scogliera ed il culmine del crinale opposto, che unisce i Monti Verruca e Porcile). Il sorgere ed il tramonto del Sole al solstizio d’inverno Il sorgere del solstizio invernale è stato rilevato, pur con la notevole nuvolosità e piovosità della stagione, il giorno 19.12.2002 alle ore 09 minuti 20 (ora locale +1) con azimuth bussola 140° (azimuth computerizzato 138° con altezza 11.2°) e, con maggior precisione per una schiarita, il giorno 20.12.2002 alle ore 09 07 25 (ora locale +1) con azimuth bussola 135° (azimuth calcolato col programma 136.3° con altezza 09.2°) all’interno del mirino formato dal costone e dalla guglia. Questa pare la scoperta più affascinante del sito, in quanto, oltre alla spettacolarità del fenomeno, si è rilevato che tre delle pietre del terrapieno sono orientate verso questa direzione. Un’altra delle pietre è posta a segnare la direzione del tramonto al solstizio invernale, che, il giorno 29.12.2002 è avvenuto alle ore 15 e minuti 08 (ora locale + 1) con azimuth bussola 220° ed azimuth computerizzato 218.2°, con altezza 12.7° (direzione verso la “pietra del SW”). Il sorgere ed il tramonto del Sole al solstizio d’estate Il sorgere completo del Sole al solstizio estivo è stato rilevato il giorno 27 giugno 2002 alle ore 09 04 00 (ore legale = ora locale + 2) con azimuth computerizzato 89° ed altezza 33.5°. Detto orario appare a prima vista impensabile, se si considera che il Sole, data l’ora estiva, sorge pressoché alla stessa ora del solstizio d’inverno. Già alle ore 08 56 40 si scorgevano però i magnifici effetti di diffrazione dei raggi luminosi. Ciò è dovuto all’alta parete del Monte Scogliera, che sovrasta il sito, e che produce per ore effetti di luce diffusa tutto attorno al crinale. Si noti che la luce solare aveva già fatto capolino tre ore prima da una profonda incisione del Monte Scogliera (posta in azimuth di circa 60°) illuminando un’area posta poche decine di metri più in alto, area nella quale è stata rilevata la parete di roccia che porta la larga fenditura orientata per Nord/Sud, con pietra-mirino e due massi posizionati in linea meridiana. Quest’area potrebbe essere il primo sito di osservazione astronomica, in quanto dalle pietre di questo sito si può traguardare il tramonto del Sole al solstizio d’estate, che è stato rilevato il giorno 29 giugno 2002 alle ore 17 42 55 (ora legale estiva + 2) con azimuth computerizzato di 270°, in altezza 34.2°, il che fornisce spiegazione della difficoltà di inquadramento astronomico dell’intero sito. Inoltre, la particolare diffusione della luce al sorgere del solstizio estivo fa supporre che, sempre per effetto della precessione degli equinozi, cinquemila anni fa il Sole avrebbe potuto scorrere lungo il crinale del monte, creando effetti di luce capaci di fornire una dimensione magico-sacrale. L’inquadramento dei fenomeni ortivi del Sole è compreso fra la direzione della grande fenditura naturale del Monte Scogliera (Sorgere Solstizio Estivo - azimuth 60°) e la sella o “cuna” formata dal costone e dalla guglia (Sorgere Solstizio Invernale - azimuth 138°). A causa del ridursi dell’arco diurno di circa due-tre soli (un sole = 32’) popolazioni insediatesi in tempi a noi più vicini avrebbero potuto sentire la necessità di creare il terrapieno con il cerchio di pietre davanti al Riparo Sud per avere un luogo di osservazione più preciso. Una delle pietre del terrapieno costruito davanti al Riparo Sud appare infatti posizionata verso la direzione del sorgere al solstizio estivo, pur in considerazione che la notevole altezza del costone, che sfiora i mille metri di altezza (metri 988) crea notevoli problemi di parallasse (“pietra del SE”). Il sorgere e il tramonto del Sole all’equinozio: soluzione del problema epistemologico In passato fare osservazioni dell’equinozio relative alla paleoastronomia era considerato una speculazione. Nel convegno di Sanremo a titolo “Archeoastronomia: un dibattito tra archeologi e archeoastronomi alla ricerca di un metodo comune” (novembre 2002) il prof. Clives Ruggles della Università di Leicester aveva precisato che gli allineamenti equinoziali: - in genere sono casuali; - per crederli bisogna verificarli punto per punto; - in ogni caso non si possono definire equinoziali perché mancava lo strumento per misurare esattamente il tempo (nel senso di ore e minuti). Mario Codebò
riepilogava quanto detto da Ruggles con le seguente parole, a lui
rivolte: “…in cui sostanzialmente dicevi
che non è possibile che ci siano allineamenti equinoziali,
perché l’equinozio non è visibile. Di
questo abbiamo parlato a Genova a febbraio con Michael Hoskin, Giorgia
Foderà e Salvatore Serio ed essi hanno confermato che
l’equinozio non si vede”. Per combattere questa posizione meccanicistica relativa alla paleoastronomia sono state prodotte due comunicazioni specifiche di Chantal Jègues, del LAMIC (Laboratoire d’Anthropologie “Mémoire, Identità et Cognition Sociale”- Università di Nizza Sophia Antipolis) di Antoine Mari Ottavi, dell’A.R.C.A. (Amateurs de la Region de Corse d’Archéoastronomie - Aiaccio) e del sottoscritto. La prima è stata presentata al Convegno S.I.A. di Brera (settembre 2005) col titolo: “L’equinozio in Paleoastronomia: il problema epistemologico e il problema semantico”, la seconda è stata presentata al Convegno di Corte (luglio 2006) col titolo “De Aequinoctioum Dies”. In esse si dimostra che gli antichi osservatori sapevano calcolare la linea, oggi detta equinoziale, mediante l’utilizzo delle ombre prodotte dagli gnomoni. Rimane ancora aperta la ricerca linguistica su come i vari gruppi umani definissero questo particolare momento astronomico, ma ciò non può in alcun modo delegittimare la ricerca dell’equinozio in Paleoastronomia. I due allineamenti equinoziali paralleli di Lagorara forniscono ulteriore prova della conoscenza degli equinozi nella Liguria Orientale. Le osservazioni equinoziali. In data 17 marzo 2003 è stata compiuta una osservazione della levata del Sole (08h 47m - ora locale + 1). Il 22 marzo 2003 è stata compiuta una ulteriore osservazione, ed il Sole è apparso a 09h 04m, a causa di una nuvola che ne ha ritardato di poco la visione. Da dette osservazioni è però emerso che una delle grandi pietre, poste all’estremità del terrapieno posizionato davanti al Riparo Sud, fornisce, con il suo lato tagliato nettamente, la direzione del Sole che sorge all’equinozio, in corrispondenza ad un punto bene identificabile nella sky-line formata dal Monte Scogliera. La pietra intagliata, dopo questa identificazione, è stata denominata “pietra dell’equinozio”. Il giorno 24 marzo 2003 è stata compiuta una osservazione del Sole al tramonto. A 16h 31m 20s (ora locale + 1) si è verificata la scomparsa del lembo superiore, in direzione del crinale del Monte Porcile, con azimuth bussola 248°. Il calcolo computerizzato fornisce per TU 15h 31m 20s Azimuth 248,6° ed altezza 21.5°. |
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