Privacy Policy Terre Celtiche, il druido

L'ONTANO


a cura del dott Enrico Calzolari

Presidente Associazione Ligure

Sviluppo Studi Archeoastronomici

 

RICERCHE DI PALEOASTRONOMIA NEL SITO ARCHEOLOGICO DI LAGORARA

VAL DI VARA – LA SPEZIA  (3600 a.C. – 2000 a.C.)

 

Lagorara:

φ =   44° 20’ 53” N   λ = 09° 31’ 45”

E  - elevazione 2 480 piedi (dati GPS)

φ =   44° 21’ N   λ  = 09° 31, 5’

E   - elevazione 750-800 metri  (carta regionale ).

 

Premessa di inquadramento generale

Si è indicata la ricerca nell’ambito della  paleoastronomia, in quanto, dopo la presa di posizione del prof. Romano al convegno della Società Italiana di Archeoastronomia in Padova (settembre 2001) si è accettata la definizione di archeoastronomia soltanto se riferibile alla presenza del dato, cioè del numero, cioè della scrittura, in conformità alla distinzione esistente fra preistoria e protostoria.

 

Il rapporto dell’uomo antico con il cielo e con le costellazioni

Il grecista lericino Angelo Tonelli ha così tradotto il frammento 108 degli “Oracoli Caldaici”:“Il noûs paterno inseminò simboli attraverso il cosmo, lui che intuisce gli intuibili, quelli che sono detti  bellezze ineffabili…” e così ha tradotto il frammento 97 : “Levandosi in volo, l’anima dei mortali in sé stessa serrerà il dio, e senza conservare nulla di mortale dal dio è inebriata tutta quanta. Si gloria di armonia: sotto di essa dimora il corpo mortale…”.

Da queste traduzioni si comprende quale fosse il rapporto con il Cielo e quale fosse la ricerca dell’armonia attraverso il volo nei Cieli. Ha scritto Françoise Jasniewicz (Università di Strasburgo): “L’uomo antico si proietta nello spazio ove egli iscrive il suo sistema di rappresentazione del mondo, dando alla volta celeste una misura corrispondente allo spirito del corpo sociale nel quale si sente incarnato” (Varsavia - 1990). Nella cosmogonia shamanica euro-asiatica lo spirito degli uomini si forma nella costellazione-generatrice, si incarna nel corpo, vive la vita sulla terra secondo il principio del contrappasso, quindi ritorna alla costellazione-generatrice.

Le costellazioni-generatrici che ci vengono tramandate dalle tradizioni dei vari popoli euro-asiatici sono:

l’Orsa Maggiore, verso la quale salivano sia lo spirito dell’imperatore dei Cinesi, sia  lo spirito dei Sardi che hanno costruito l’ipogeo di Sas Concas (Sardegna - 2700 a.C.). UMaj è anche rappresentata con coppelle nel sito dei Liguri Montani di  Montaldo di Mondovì (III secolo a.C.). È interessante notare quanto ha scritto Roslyn M. Frank : “Le due Orse, la Grande e la Piccola, sono state classificate come appartenenti agli strati più arcaici della conoscenza delle stelle fra i popoli europei” riprendendo quanto scritto da Gingerich nel  1984 (Sofia – 1996; Oxford VI & SEAC 99 - Tenerife, 1999;    JENAM 2000- Mosca). Queste stesse tradizioni si riscontrano in molti gruppi di nativi del Nord America (Gingerich, 1984). Il riconoscimento della raffigurazione di Umaj mediante coppelle fu già    pubblicato nel 1969 da Cesare Giulio Borgna nell’articolo “La mappa litica di Rocio Clapier”  sulla rivista “L’Universo”, attribuito alla pietra tombale di La Ferrassie-Dordogna.

Cassiopea risulta raffigurata in molte occasioni che di seguito si elencano:

incisa nella roccia con coppelle in Vergheto (Alpi Apuane);

incisa sotto i seni della statuetta di shamana di Passo di Corvo  (Foggia – 5300 a.C.);

incisa nel vaso rinvenuto nella Grotta dei Cervi di Otranto (IV millennio a.C.) posizionata sotto ognuno degli occhi e sotto il naso, immagine logo della Mostra per il 50° anniversario della Fondazione dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria (Firenze, 2004);

rappresentata nella pittura rupestre di Rocca Cavour (3500 a.C.). La serie di punti presente nella raffigurazione rappresenta  la Via Lattea, similmente  alla rappresentazione con coppelle che si rinviene all’esterno dell’ipogeo di Sas Concas (2700 a.C.);

rappresentata nella versione estiva (orizzontale) e nella versione invernale (verticale) nel vaso di Vinkovci, studiato  dal prof. Durman della Università di Zagabria ( 2600 a.C.); 

nel promontorio del Caprione, sia come configurazione dei cinque siti megalitici (http://www3.shiny.it/caprione) sia nel sito di Combara, descritta con fori praticati in una roccia (http://www.paleoastronomia.com/articoli/shopexd.asp?id=87). Cassiopea era considerata già nelle prime fonti babilonesi e sumeriche ed è interessante ricordare come lì fosse anche indicata con la definizione di “messaggera delle Pleiadi”, a sostegno dell’importanza di quest’ultima costellazione;

in vasi rinvenuti in Romania e studiati dal prof. Lazarovici Gheorghe Corneliu, dell’Università Blaga di Sibiu;

nell’incisione rupestre di Dos Dulif , posta a fianco della “Rosa camuna” (Età del ferro).

Orione era la meta del faraone d’Egitto, il quale diventava, dopo la morte, una stella di questa costellazione, sacra anche per i Celti.

Le Pleiadi si rinvengono:

nel Disco di Nebra (1600 a.C. – http://www.archlsa.de/sterne);

nella pietra che è posta  trasversalmente all’entrata del Dolmen di Monte Lungo (Cala Gonone – 2500 a.C.);

nella tribù degli Aghin-Buriati della Mongolia gli  antenati sono in questa  costellazione;

nella tradizione astronomica della Bulgaria (D. Kolev, 1997);

nella tradizione astronomica della Lituania (J. Vaiškūnas,  1997).

in Mesopotamia già nel 3 000 a.C. indicavano l’inizio dell’aratura dei campi con il loro tramonto eliaco (mul-Mul);

nel primo catalogo di stelle babilonese, fra le costellazioni “Tre stelle ognuno”, comprendenti il Leone, lo Scorpione e l’Acquario.

Emerge quindi un interesse specifico verso quelle costellazioni circumpolari, cioè quelle costellazioni che non tramontano mai, perché la loro declinazione (distanza angolare dal polo) è sempre superiore al risultato della formula <90° – φ>, in cui φ è la latitudine del luogo. Osservando che <90°- 45°>  fa 45°, si comprende come sia possibile, alla latitudine di 45°, fare l’osservazione notturna di costellazioni circumpolari perfettamente riconoscibili. Finora sono stati segnalati  i seguenti luoghi in cui sono emerse valenze di paleoastronomia (l’astronomia nota ai popoli antichi  prima della scrittura) nella fascia di latitudine attorno ai 45°:

-         Teufelstein (Stiria – Austria)  - sito illustratomi da Sepp Rothwangl durante il congresso di Monte Porzio Catone (2001) che presenta un notevole megalite orientato (Pietra del Diavolo) (Latitudine 47°);

-         Rocca Cavour (Piemonte) – sito indicatomi  da Piero Barale, che contiene una pittura rupestre del 3500 a.C., raffigurante la shamana, Cassiopea e la Via Lattea (Latitudine 44°);

-         Châteauneuf de Randon - Lozère (Massiccio Centrale) – struttura megalitica orientata al sorgere del Sole, sia all’equinozio sia ai solstizi (Latitudine 44°);

-         Château Vieux de Randon (Lozère) – quadrilite sormontato da grande losanga, simile al

      quadrilite del Promontorio del Caprione. Il quadrilite del Massiccio Centrale appare

      orientato al tramonto di Cassiopea, che avveniva in posizione verticale alla mezzanotte del

      solstizio d’inverno del 3116 a.C., anno molto significativo per il verificarsi di fenomeni

      celesti. Debbo questa  scoperta ad  una sommaria  indicazione fornitami dallo studioso

      Piero Barale, di Cuneo (Latitudine 44°);

-         San Lorenzo al Caprione (La Spezia) – quadrilite orientato al tramonto del Sole al solstizio d’estate, quando si forma, dalle 20:15 alle 20:45 (ora legale) la “farfalla dorata” (animale psicopompo) osservabile dal 25 maggio al 27 luglio (Latitudine 44°);

-         Niolu (Corsica) – trilite orientato come il quadrilite di San Lorenzo al Caprione, che permette anche l’osservazione della penetrazione della luce al sorgere del Solstizio d’inverno (Latitudine 42°).

Delle suddette scoperte ne furono fatte comunicazioni nei seguenti convegni:

- 2° Seminario A.L.S.S.A. – Osservatorio  Astronomico di Genova, febbraio 1998;

- XVI Valcamonica Symposium – Capo di Ponte (Brescia) settembre 1998;

- 3° Seminario A.L.S.S.A. – Osservatorio Astronomico di Genova, marzo 1999;

- Conferenza Oxford VI & SEAC 99, La Laguna (Tenerife) giugno 1999;

- Meeting Jenam 2000 – Mosca, maggio 2000;

- Congresso “Environnement  et Identité en Méditerranée” – Università di Corte, luglio 2002;

- Secondo Congresso S.I.A. - Monte Porzio Catone,  settembre 2002;

- Corsican Workshop of Archaeoastronomy, Filitosa, giugno 2004;

- Congresso “Environnement et Identité en Méditerranée”  - Università di Corte, luglio 2004;

- Quarto Congresso S.I.A. – Lerici, settembre 2004.

Va rilevato che nell’ambito S.E.A.C. (Societé Européenne pour l’Astronomie dans la Culture) si è finora negata la rappresentazione di costellazioni attraverso coppelle, e soltanto dopo la presentazione di uno specifico poster alla 13° Conferenza Annuale SEAC di Isili (Sardegna) si è accettata la significatività delle forme ad  M e a W  come rappresentazioni di Cassiopea, purché definite da linee continue e inserite in reperti archeologici quali vasi, coperchi di vasi, statuette ecc.. Si è invece  voluto ancora classificare come una “speculazione” (chairman Juan Belmonte) la rappresentazione di costellazioni mediante coppelle, sia se poste sul piano orizzontale, sia se poste sul piano verticale (caso dell’ipogeo di Sas Concas - Sardegna).

 

continua