Privacy Policy Terre Celtiche: erboristeria

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ONTANO

Nome Latino: Alnus Glutinosa

Famiglia: BETULACEE

 

Il nome alnus deriva dal celtico "al" e "han" che vuol dire vicino alle acque. Una volta nasceva spontanea lungo fiumi e i luoghi umidi. Chiamato dai contadini l’albero degli zoccoli perché con il suo legno particolarmente leggero si costruivano comode calzature.

 

TRADIZIONE
Appena tagliato il legno si colora di rosso tanto da suggestionare la fantasia popolare a credere che questa pianta sia maledetta.

Il termine Fearn-Uern-Verno (quest’ultimo rimasto nel dialetto piemontese la Verna) che indicava l'Ontano è ricorrente in molti siti. Anche una tribù celtica prese il nome da questo albero: gli Averni, che ebbero come capo il noto Vercingetorige.

 

L'elevato contenuto di tannini dell'ontano lo hanno reso famoso nella terapia popolare per combattere angine, tonsilliti e faringiti. Inoltre ha discrete proprietà cicatrizzanti nel caso di piaghe ed ulcere.

Due parole sull’ontano…

Tratto da WunderKammern

 

L’ Ontano è sempre stato circondato da un alone di mistero e affetto, questo è dovuto ai posti dove cresce, luoghi umidi ed acquitrinosi, quindi luoghi spesso immersi nella nebbia, che hanno fatto dell’ontano una creatura della nebbia con tutto il suo carico di significati.

In più bisogna ricordare che la nebbia, così come il crepuscolo, è un momento straordinario per l’aumento delle capacità percettive dell’essere umano.

 

Ma il motivo principale che rende l’ontano un albero speciale è che sanguina: infatti la sua linfa diventa immediatamente rossa a contatto con l’aria. Per questo, oltre che per il suo legame con le nebbie, quest’albero aveva una forte carica mistica.

 

Purtroppo non ci sono arrivate testimonianze dirette del suo ruolo spirituale nei periodi precristiani, però un’idea la danno tutti quei simbolismi e quelle storie antiche che ai nostri occhi oggi fanno parte del medioevo ma che in realtà sono di ispirazione senz’altro precedente.

Un esempio è la saga medioevale di Wulfdietrich, in cui nel secondo canto è presente una donna selvatica dei boschi, completamente ricoperta da pelo: essa lancia una maledizione all’eroe, che impazzisce e corre per i boschi nutrendosi di erba per sei mesi. Dopo di che la donna, che si chiama Else (derivazione diretta dall’anglosassone alor e dal gotico *alisa/alder), per l’appunto ontano, porta l’eroe tramite una nave nel paese di cui è regina. Una volta lì ella fa il bagno in una sorgente magica, da cui ne esce con la pelle liscia e come la donna più bella del mondo: da qui cambierà il suo nome in Sigeminne, ovvero “vittoria dell’amore”.

 

La mitologia della donna ontano rientra in svariate leggende popolari tedesche, in cui essa è sempre una donna bellissima, che seduce gli uomini libertini e, una volta che è tra le loro braccia, li punisce trasformandosi in un essere peloso.

La morale può sembrare influenzata da una mentalità fortemente cristiana, ma il suo reale significato è “segui il tuo cuore, non i tuoi appetiti”.

 

Ritornando alla saga di Wulfdietrich, si può dire che in questa storia si trova un tema caro alla mitologia celtica e nordica, ovvero il re o l’eroe che va in sposo alla dea della terra, la quale su questo mondo può avere un aspetto brutto e selvatico, mentre su altri piani è di uno splendore angelico.

Lo stesso episodio di pazzia nel bosco è tipico della mitologia celtica: era un rito di iniziazione atto a raggiungere l’accesso ad altri stati di coscienza; lo stesso viaggio in nave rappresenta il passaggio da una dimensione ad un’altra.

 

L’ontano era sacro al popolo celtico degli Averni, il popolo dell’ontano. Purtroppo di loro, a parte il nome, non si sa altro.

L’ontano era anche associato a Bran il benedetto, il cui nome significa corvo, cornacchia. Così come il legno d’ontano viene utilizzato per i ponti, così Bran nella mitologia gallese crea un ponte con il suo corpo.

L’ontano è legato a Bran anche come simbolo dei combattenti valorosi: questo si può riscontrare nel Cad Goddeu, “La battaglia degli alberi”, dove il mago Gwyddion trasforma un guerriero in ontano e lo posiziona in prima linea.

 

L’ontano nero (Alnus glutinosa) cresce in tutta l’Europa lungo i fiumi, forma spontaneamente grandi filari; grazie alla facoltà delle sue radici, che ospitano tra le loro nodosità un fungo microscopico, fissa direttamente l’azoto dell’aria nel terreno.

I suoi tronchi sono stati utilizzati in passato per fissare nell’acqua i pali delle palafitte. L’architetto romano Vitruvio diceva che per costruire Ravenna e Venezia furono utilizzate travi di olmo. In realtà le palafitte di Venezia sono state costruite per metà di olmo e per l’altra metà con ontano.

Nell’antichità l’ontano produceva tre tinture: il verde dai fiori, il bruno dai rami ed il rosso dalla corteccia, che simboleggiavano rispettivamente l’acqua, la terra ed il fuoco. Il quarto elemento, l’aria, era simboleggiato dalla costruzione dei fischietti ottenuti dai rami verdi svuotati.

La sua carbonella produce una cenere di potassio che viene usata in agricoltura.

 

Nel calendario degli alberi simboleggia il quarto mese (equinozio di primavera) dal 18 maggio al 14 aprile.

In Svezia, Foroneo, figlio del dio fluviale Inaco e di Melia, la ninfa del frassino, sarebbe stato il primo fondatore di una comunità umana.

Foroneo regnava nel Peloponneso dove aveva fondato Argo, una splendida cittadina. Sua sorella Io, sacerdotessa di Era, fu amata da Zeus, ma venne trasformata in giovenca dalla dea gelosa. la figlia di Foroneo, Niobe, che, sedotta da Zeus fu trasformata in pietra.

Foroneo, legato a Zeus e ad Era dalle donne della sua famiglia, compare solo attraverso la leggenda, oltretutto confusa.

Il suo nome rimane misterioso e gli si trova un solo accostamento: l’antichissimo vocabolario pre-ellenico Fearinos, che significa “l’alba dell’anno” e che designava una divinità arcaica, confusa in seguito con Cronos (dio dei morti a cui si offrivano sacrifici animali il giorno dell’equinozio di primavera, a Olimpia).

Fearinos, nella forma fearn che ha conservato in irlandese, era anche il nome arcaico dell’ontano. È perciò probabile che in Grecia esistesse un tempo un culto dell’ontano sopravvissuto ad Argo ma di cui si trova traccia nell’Europa celtica, in Irlanda per esempio, dove il taglio dell’ontano sacro veniva punito con la distruzione per fuoco della casa del colpevole. L’ontano nell’antichità veniva considerato come la vita dopo la morte.

Nell’Odissea è il primo ad essere nominato dei tre alberi di risurrezione che formavano una fitta boscaglia intorno alla grotta della ninfa Calipso, nell’isola di Ortigia.