LA PERA CUNCA

La località, chiamata Lusenta, (dal latino "lucus": Bosco Sacro) è un vasto bosco di querce e castagni che ricopre la Collina del Castello di Masino -Canavese

Nella II età del Ferro varie tribù celtiche si insediarono nella zona, colpiti dalla forma di testa di capra dormiente che chiamarono "La Collina della Capra". Nel bosco, nel luogo più nascosto e solitario trovarono un masso erratico: una pietra metamorfica a forma di lacrima, con il diametro di circa due metri ed un’altezza media di 60 cm.

Il luogo era perfetto per incontrare gli dei, un luogo "alto", la pietra era densa di energia e i Celti la trasformarono in un masso-altare per celebrare i riti nelle "feste dei fuochi": la pera cunca.
Che le incisioni risalgano ai Celti è pacifico, ma si tratta di incisioni particolari, coppelle di varia grandezza e distribuite in modo non casuale!

Le coppelle sono poste nelle parti sud-ovest del masso e sono le aree " di più facile accesso per chi intendesse fare "qualcosa" sulla superficie del masso o sulla vasca centrale. Le coppelle si trovano ad altezze diverse ed eventuali liquidi proseguono sempre nella stessa direzione." (E. Gallo sito internet www.rupestre.net)
Attorno alla grossa vasca centrale ellittica (avente un larghezza massima di circa 90 cm.) si distribuiscono le coppelle più piccole che sembrano raggrupparsi in tre zone distinte.

L'IPOTESI ARCHEOASTRONOMICA

Sulla funzione e l’uso della pietra si sono fatte varie supposizioni: le coppelle canalizzate e la vasca centrale fanno presumere ai culti che prevedono libagioni su pietre sacre a forma di altare, più volte descritte dai cronisti di età romana riferendosi alle tribù celtiche.

L’archeologo rabdomantico Vincenzo Di Benedetto fa risalire la pietra all’epoca cromagnoide (35000 a.C): egli ha rilevato che tra due coppelle in particolare, si incrociano due linee di forza Nord-Sud e Nord Est-Sud Ovest con una linea cosmica e già gli antichi in tutti questi punti mettevano l'iniziato per prepararlo al viaggio astrale. Tutte le coppelle sono inoltre incavi dove si metteva la mano destra o altri parti del corpo per curarsi le malattie.

L'architetto Mario Tassoni ha avanzato una ipotesi astronomica molto ben documentata (confluita nel libro "La pera cunca, ricostruzione di un enigma"). Secondo Tassoni il luogo è stato consacrato alla Dea Brigh (la gallica Belisama) e intorno alla pietra si celebravano i rituali di Imbolc.

La forma di lacrima della pietra ricorda la costellazione dell'Auriga e la grande "buca centrale è stata orientata con l'asse maggiore verso Nord-est per poter calcolare la levata eliaca di Capella della costellazione dei Auriga, una stella molto luminosa di colore giallo. La levata eliaca della stella nell'età del ferro segnava il mese di marzo ed era quindi indicativa dell'inizio della primavera.
Non solo ma l'acqua che si riversava nelle coppelle diventava a Imbolc acqua lustra (da lustrum= purificazione) ossia l'acqua protagonista dei riti di purificazione che contraddistinguevano la festa (l'inizio di una nuova vita, il tempo del risveglio). continua

Così l'architetto Tassoni si spinge a ricostruire il rituale che si sarebbe potuto svolgere al tempo dei Celti introno alla pietra-altare.. 

L'ESCURSIONE

Il luogo, un tempo quasi introvabile, è diventato meta di gita e passeggiate nei boschi da parte di appassionati e curiosi.
Il punto migliore da cui partire è il paese di Caravino (la località del Castello di Masino, uno dei luoghi FAI) anche perchè si resta per lo più sulla dorsale della collina. Il luogo si raggiunge anche da Borgomasino, risalendo la collina.

Una proposta d'itinerario è quella pubblicata su Gulliver.it (vedi) e per il fai da te basta dirigersi verso la Cascina di Campore (qui una simpatica testimonianza)

(Cattia Salto)