CANTIGAS DE SANTA
MARIA Un re di Castiglia, quella che nel Medioevo era la Spagna cattolica, Alfonso X il Savio, chiamato il Saggio perché ebbe fama di amante della cultura, ci ha lasciato un documento tra i più significativi di quel che fu la musica trovadorica: una collezione di oltre 400 canzoni chiamate Cantigas de Santa Maria; sono quattro i codici che si sono conservati, uno di essi si trova nella Biblioteca Nazionale di Firenze con un centinaio di cantigas, tutti riccamente miniati con una dettagliata documentazione iconografica dei suonatori con i loro strumenti. Dalle miniature osserviamo un insieme di musicisti quanto mai eterogeneo: giullari e mori, ma anche ebrei e arabi, accanto ai menestrelli cristiani che suonano vielle, ribeche, citole, organistrum (l'antenato della ghironda), arpe, salteri, flauti e trombe, ma anche liuti, (rebab e ud), le chitarre moresche, e tante percussioni. Tuttavia la corte del Savio era un'oasi felice in mezzo all'odio razziale e culturale che contraddistingueva l'europa medievale, ancora più acutizzato nella penisola iberica dal fatto di essere divisa in due con i musulmani assestati nelle ricche terre del sud; pertanto molti studiosi sono propensi a ritenere che ci fosse una certa diffidenza culturale nei confronti degli strumenti "orientali", e che essi siano stati condivisi solo in epoche più tarde. |
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La poesia trovadorica che altrove si espresse in occitano qui preferì declinare la propria lingua volgare ossia il galiziano-portoghese (o gallego, ma anche semplicemente galiziano) - la lingua parlata nel territorio nord della penisola iberica. Non che non mancassero i legami con la cultura occitana, ma evidentemente c'era già una forte tradizione lirica autoctona, che finì per improntare anche la nuova poesia dell'amor cortese; basti ricordare che per la prosa, grazie anche all'impulso dello stesso Alfonso X, si scelse di scrivere in castigliano, -anche se la lingua ufficiale restava formalmente il latino- così lo stesso re, pur essendo originario di Toledo (ovvero il cuore della Spagna) continuò a scrivere le sue poesie trovadoriche in galliego! Una caratteristica peculiare delle cantigas rispetto alla cultura trovadorica provenzale è il profondo legame popolare e in particolare per quanto riguarda le donne (donne di discutibile moralità che ballavano e danzavano durante il canto..) ROSA DAS ROSASLe Cantigas de Santa Maria sono
inni dedicati alla vergine o
raccontano dei miracoli operati dalla Madonna in terra di Spagna,
secondo la
narrazione popolare del tempo. Il periodo storico è
grossomodo tra il 1250 e il
1280, anche se molte composizioni possono essere di stesure precedenti,
infatti
non tutte sono riconducibili ad un unico compositore. Le cantigas possono
essere di due tipi. Le più numerose narrano miracoli della Vergine e storie in
cui Ella intercede
per i suoi devoti; il racconto poetico procede in forma di leggenda,
secondo il
gusto del tempo, e in genere queste cantigas hanno un ritmo vivace, che
si
presta anche alla danza sacra, in uso presso i santuari per alimentare
la gioia
pur in mezzo alle penitenze.
L'andamento del canto è oggi variamente interpretato: alcuni propendono per un canto gregoriano, altri inseriscono un ritmo più sostenuto in tempo ternario (6/8) o in 5/8.
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Rosa das rosas e Fror das frores, I II III IV |
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FONTI http://www.kalosconcentus.org/index.php/menucantigas/rosa-das-rosas |
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(Cattia
Salto settembre 2015) |