SATURNALIA Il 17 dicembre iniziavano
nell'Impero romano i
Saturnalia, una festa molto popolare
in onore del dio Saturno. Anticamente la festa durava
un solo giorno; Cesare la portò a 3, e in epoca imperiale fu
estesa a 7 giorni. Una festa prettamente
romana che
in epoca imperiale si diffuse anche in tutta la penisola italiana. Saturno era il dio
romano della semina e del raccolto, re di un passato regno
dell'Oro in cui vi furono sempre pace e abbondanza. Paul Bommer nel suo Calendario
dell'Avvento del 2010 ha raffigurato Saturno su di un cocchio trainato
da due serpenti alati, si tratta di un vecchio con in mano la falce che
indossa la veste di porpora e il pileo. Il carro è decorato
dalle costellazioni del Capricorno e dell'Acquario, che egli governa. I Saturnali si proponevano
di ristabilire, anche se solo per pochi giorni, la mitica Età
dell'Oro, e
tuttavia il mito si riveste di un attesa. |
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L'ETA' DELL'ORO (tratto da http://culto_pagano.webs.com/saturnali.htm) Enea, risalendo il Tevere,
raggiunge la città di Palantea che occupa il Palatino su
cui più tardi sorgerà Roma e dove regna il
vecchio re Evandro, giunto nel Lazio
dall'Arcadia circa sessant’anni prima della guerra di Troia.
Quando Evandro arriva sul Colle Palatino
vi trova delle popolazioni locali, gli Aborigeni, che praticano un
culto dedito al dio Saturno (gli Aborigeni sono indicati come i
più antichi abitanti dell'Italia centrale; erano figli degli
alberi, vivevano senza leggi, come nomadi e si nutrivano di frutti
selvatici; il loro nome significa "popolo originale”). La
leggenda italica romana, arricchita da elementi orientali ed ellenici,
racconta che Saturno-Crono, dopo essere stato detronizzato dal figlio Giove-Zeus, nella fine del ciclo
dell'anno solare trovò
rifugio in una zona che chiamò Latium ("rifugio", dal lat. latere, "nascondere").
Qui fu benignamente accolto dal re del posto. Giano, che divise il
regno con il nuovo venuto ed al quale concesse dì fondare
una città tutta sua. Saturnia, un
villaggio situato in cima al Campidoglio. Nel governo di Giano si
evidenziano già distintamente tutte quelle caratteristiche
che verranno poi definitivamente instaurate da Saturno nella SaturniaTellus (Italia)
quando il dio resterà l'unico a regnare dopo la morte e la
divinizzazione di Giano: l'Età dell'Oro. In epoca arcaica gli uomini
concepivano il Tempo suddiviso in cicli cosmici che via viasi susseguivano tracciando un
processo involutivo che era partito da una condizione di armonia e di
equilibrio e si concludeva in un'età di tenebre materiali e
spirituali. L'espressione più chiara di questa concezione
temporale è formulata da Esiodo che ripropone un concetto
presente in tutto il mondo indoeuropeo. Esiodo associò alle
varie età il valore decrescente dei metalli - oro, argento,
bronzo e ferro
- per
esprimere il progressivo svilimento della razza umana. A queste quattro
età ne aggiunse una quinta, quella della stirpe
divina degli uomini Eroi che
precede l'ultima età, quella dei
ferro,come estremo tentativo di recupero prima
dell'inevitabile caduta finale. Saturno,associato
nel successivo sincretismo religioso greco-romano al Crono ellenico,
era in epoca arcaica il dio italico dell'Età dell'Oro. Nell'Età dell'Oro gli
uomini vivevano in intimità con gli dèi; non
conoscevano preoccupazioni, fatiche, miserie e dolori. Non
invecchiavano e trascorrevano i giorni sempre giovani, tra feste e
banchetti; quando arrivava per loro il tempo della morte, si
addormentavano dolcemente. Gli uomini si nutrivano di ghiande, di
frutta selvatica e del miele prodotto dalle api ed essi non erano
sottomessi alle fatiche del lavoro perché la terra produceva
naturalmente tutto ciò di cui avevano bisogno. In quest'era
idilliaca Saturno insegnò agli uomini ad utilizzare con
metodo la spontanea fertilità della terra, introdusse l'uso
del falcetto e della roncola, attributi coi quali veniva rappresentato.
Anche per questo si ricollega il suo nome all'invenzione ed alla
diffusione della coltivazione e al taglio della vite: Saturno dal lat.serere, "seminare"; sata, "campi seminati". Il mito prosegue, a questo
punto, con notevoli apporti mitologici greci, per cui Saturno viene
nuovamente scacciato dal figlio Giove che lo esilia su un'isola deserta
dove (poiché immortale) vive in una sorta di vita nella
morte, avvolto in lini funerari, fino a quando non verrà il
tempo del suo risveglio. Allora egli rinascerà
come bambino: rinascita che coinciderà con il
Nuovo Risveglio e la restaurazione dell'Età dell'Oro. |
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LE CELEBRAZIONI
PUBBLICHE Si iniziava con la processione fino al
tempio di Saturno posto nel Foro e sull'altare erano immolati degli
animali (tori?) poi si liberavano i piedi della statua di Saturno, il
dio infatti era "imprigionato" per tutto l'anno da questi legamenti (compedes), che venivano sciolti
solo per la sua festa (chi dice siano state catene, chi un filo o delle
bende di lana). Aveva poi inizio il lettisternio (dal
lat. lectus, "letto" e stemere, "stendere") ovvero il banchetto
sacro in
cui attorno ad una tavola riccamente imbandita erano sistemate le
statue degli dei). Ma anche grandi banchetti pubblici,
ai quali tutti senza limitazioni di ceto potevano partecipare (a quanto
pare a spese dello Stato). Durante i Saturnali era
vacanza: niente scuola e anche il foro era chiuso, era proibito
iniziare o partecipare a guerre, stabilire pene capitali e, comunque,
esercitare qualsiasi attività che non fosse un
festeggiamento. Ci si vestiva informalmente lasciando la toga
nell'armadio e tutti si coprivano il capo con il pileo,
un cappello tipico delle classi più popolari, ma soprattutto
si mangiava e beveva e ci si divertiva nei modi in cui erano soliti
divertirsi i Romani. Così come
Saturno subentrava a Giove, l'ordine
veniva rovesciato e,
a fronte di una temporanea assenza di potere, la
libertà era assoluta: gli schiavi si comportavano
come se fossero liberi e partecipavano ai banchetti pubblici nel
Campidoglio. Nel dipinto settecentesco di Antonie Francois Callett si vuole illustrare proprio
uno di quei banchetti pubblici ai quali tutti, senza limitazioni di
ceto, potevano partecipare (a quanto pare a spese dello Stato): sullo
sfondo troneggia la statua di Saturno con tanto di falce in mano
in qualità di dio del raccolto, e tutt'intorno gozzoviglia
il popolo; chi danza e "fa il trenino" al suono di un'orchestrina, chi
siede a tavola e beve vino sbocconcellando un po' di pane in attesa
dell'arrivo del cibo. I servitori alla tavolata
in primo piano sono contraddistinti dall'indossare un cerchietto d'oro
tra i capelli, (il coppiere porta ai piedi dei ricchi calzari)
sicuramente molto meglio vestiti dei commensali che sono per lo
più scalzi, uno di loro porta in testa il pileo (un buffo cappello in
foggia elfica che contraddistingueva i lavoratori del popolino e che
rappresentava l'acquisita libertà dell'ex-schiavo) e
abbraccia una procace fanciulla che peraltro guarda in modo languido il
bel coppiere! Si leva la coppa per il brindisi benaugurale in lode a
Saturno "Io Saturnalia"!. Sull'altro lato della
tavolata un muscoloso "avventuriero" con tanto di orecchino al lobo
dell'orecchio suona una chitarra (che ci fa presumere le sue origini
ispaniche). Tuttavia il pittore si prende un po' di libertà
come quelle panche per sedersi al posto dei noti triclini che si
usavano ai tempi per mangiare (in posizione semisdraiata). L'usanza del banchetto
degli schiavi in cui erano i padroni a servire in tavola o schiavi e
padroni mangiavano insieme si trattava di un rovesciamento dei ruoli
solo formale che non aveva niente di
sovversivo, erano sempre gli schiavi a cucinare e a preparare la
tavola; possiamo dire che nei Saturnalia anche gli schiavi potevano
ubriacarsi senza paura di essere puniti e potevano alzare un po' la
voce o prendere in giro il padrone, ma tanto doveva bastare per tutto
il resto dell'anno! |
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Era
anche estratto a sorte un Re del Disordine (quello
che diventerà il nostro Re del Natale che sarà
chiamato Re del Fagiolo) cha faceva da cerimoniere e tutto
ciò che ordinava era legge. Una vestigia del remoto passato
in cui il festeggiato diventava capro espiatorio e veniva immolato per
il bene della comunità. LO SCAMBIO DI DONI Anche nelle case private si
banchettava e la gente si scambiava dei piccoli regali che compravano
in un mercatino speciale (Sigillaria) aperto solo
per l'occasione: c'erano le statuette dei Lari domestici (gli spiriti
protettori degli antenati defunti), ma anche altre bamboline di cera,
gesso o argilla e altri regali più o meno preziosi. Lo scambio dei doni tra
parenti ed amici avveniva il 20 dicembre: nella vigilia della festa,
davanti all'altare dei Lari (una specie di nicchia o tabernacolo nel
muro), la famiglia si riuniva per invocare la protezione degli avi e
lasciare delle libagioni. Il mattino seguente, al posto delle ciotole,
i bambini trovavano giocattoli e dolci. Ci si scambiava anche le strenae cioè i rami di
alloro e di sempreverdi come portafortuna in onore alla dea dei boschi Strenia; e candele a ricordare la
luce della "aureaaetas”
del regno di Saturno. I doni erano in genere
accompagnati da dei bigliettini e Marziale ci scrisse addirittura un
libro (Xènia) tutto di frasi come
queste: Passo tutto
l’inverno dormendo: sono più grasso Si tratta di un
biglietto-epigramma una sorta di indovinello che è anche una
battuta ironica (la risposta dell'indovinello 59 è il ghiro) |
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FONTI ILLUSTRAZIONE http://paulbommer.blogspot.it/2010/12/< advent-calendar-17th-dec-saturnalia.html
(Cattia Salto, dicembre 2013 e
integrazioni dicembre 2015) |