|
QUANDO BERTA FILAVA
L’arte
della tessitura è un arte femminile, in cui si mescolano
sapienza e magia, e tutto ha inizio con un fuso, un semplice bastoncino
di legno sagomato opportunamente e manovrato con un movimento ritmico e
costante in modo che la lana grezza (o la fibra vegetale) si trasformi
in filo. La conocchia (o rocca) e il
fuso sono gli antenati del filatoio a ruota, tuttora utilizzati dalle
donne del Sud-Italia (ovvero ancora nel XX secolo). Nel quadro di William-Adolphe
Bouguereau, La filatrice la ragazza
tiene al braccio sinistro la conocchia o rocca
sulla quale è messa la lana che è stata
precedentemente cardata, e con la mano destra aziona il fuso
imprimendo un movimento rotatorio (tipo yo-yo), è la fusaiola (una rotula) per lo
più in terracotta (ma anche in legno) che mantiene la
rotazione del fuso; in modelli ancora più semplici il fuso
è composto in un unico pezzo di legno svasato al centro come
se fosse una trottola (detto lucignolo). Il
filatoio (più impropriamente detto arcolaio), in inglese
detto spinning wheel,
viene introdotto successivamente come evoluzione volta a velocizzare la
lavorazione. Il
filatoio a ruota o filarello o mulinello o filatoio ad alette ,
è caratterizzato
dalla presenza di una ruota azionata con pelali che avvolge il filo
attorno al rocchetto (ovvero è la ruota che ora fa girare
l'aspo -che imprime nello stesso tempo una torsione al filo - e la
spoletta attorno alla quale si avvolge il filo, non più la
mano). Filatoi
a ruota esistevano già nel Medioevo azionati a mano e
largamente diffusi in Inghilterra nel XV secolo (Jersey wheel). La
più antica documentazione di filatura col fuso ad alette
(mulinello) è del 1480, ma è stato Leonardo
Da Vinci a
perfezionare il meccanismo con l'invenzione delle alette e dei guidafili, punto di partenza
delle moderne macchine per filare (principi introdotti in Inghilterra
solo nel 1794) THE
WEAVER SONGS
(nella
miniatura vediamo la donna addetta alla cardatura mentre è
l'uomo che manovra il telaio: l'introduzione del pedale risale al 1250). All'inizio
erano i contadini stessi che filavano e tessevano la lana nel periodo
invernale il contadino tesseva con il telaio domestico, mentre sua
moglie filava e i figli cardavano la lana. I prodotti finiti erano poi
acquistati da mercanti, che si recavano regolarmente nei villaggi
rurali, e che li rivendevano nelle città. |
LA
DEQUALIFICAZIONE DEL LAVORO
Con
le prime macchine per filare e tessere azionate a vapore si
passò alla produzione e alla logica della fabbrica in cui il
lavoratore diventa un operaio salariato e non è
più un artigiano. Con
la meccanizzazione sono le donne (e i bambini) a trovare maggiormente
impiego nelle fabbriche perchè
pagate meno di un uomo; la produzione viene concentrata in cittadine
che crescono a dismisura attirando nuova popolazione (e i lavoratori
sono costretti a vivere in quartieri operai per lo più
miseri e malsani…) La
rivoluzione industriale del 700 si è subito appropriata del
processo tessile e ha meccanizzato la produzione dei filati e della
tessitura: in particolare le prime industrie tessili sfruttavano
l’energia cinetica dell’acqua (e il vapore poi) ed
erano costruite vicino ai fiumi, così a Dundee in Scozia le
“jute mills“,
i grandi filatoi industriali per trasformare la fibra della juta in
filato, nel 19° secolo davano lavoro a 50.000 operai. Le
macchine producevano senza bisogno di interruzioni e gli operai erano
sottoposti a turni di lavoro di 16 ore, in ambienti malsani e rumorosi,
con una sola pausa per il pranzo. Per aumentare l’efficienza
e non perdere tempo, l’intervento umano era relegato in una
singola fase del lavoro per lo più svolto da donne e
bambini. Solo nel 1833 la legge impose di non far lavorare bambini di
età inferiore ai 9 anni; le ore di lavoro vennero ridotte a
12. Agli inizi del 900 le ore erano diventate 10 e si lottava per le
otto ore! “The
life of the women workers of Dundee right up to the thirties was
… a living hell of hard work and poverty. It was a common
sight to see women, after a long ten-hour-day in the mill, running to
the stream wash-houses with the family washing. They worked up to the
last few days before having their bairns.
Often they would call in at the calenders
from their work and carry home bundles of sacks to sew. These were paid
for at the rate of 5 pence for 25, 6 pence for a coarser type of sack.
Infant and maternal mortality in Dundee was the highest in the
country.” (testimonianza
di Mary Brookbank) RINOMATI
CENTRI DI TESSITURA IN
SCOZIA
DUNDEE
è
una cittadina vicino ad Edimburgo conosciuta come “Jutopolis” con una
sessantina di juta mills
che ancora agli inizi del 900 impiegavano 50.000 lavoratori;
l’ultima fabbrica ha chiuso nel 1997, adesso la juta
è lavorata in India e non resta più nessun
edificio a ricordare il passato tranne il Verdant
Works Jute Mill
trasformato in un museo sui processi di trasformazione della juta da
fibra a tela e cordame. GLASGOW
(Calton) Calton è un
villaggio-comunità di tessitori inglobato a Glasgow
all’inizio del 20° secolo, noto per essere stato il
luogo del primo sciopero operaio nel 1787 e teatro di ulteriori
proteste durante l’800. PAISLEY nel Renfrewshire, rinomato centro tessile specializzato nella lavorazione del filo di
seta e di cotone. I tessitori erano molto abili e con
l’introduzione del telaio jacquard (1804) riuscirono a
produrre disegni sempre più elaborati, sono rinomati
soprattutto per la produzione di scialli con disegno Kashmir ( e che
venivano esportai per il mercato indiano) diventati di moda dopo che la
giovane regina Vittoria ne sfoggiò uno (Paisley shawls).
Ma nel 1700 i tessitori svolgevano il loro lavoro ancora in modo
artigianale, su telai manuali e nelle tipiche abitazioni casa-bottega. |
ARCHIVIO
CANTI
ASCOLTA
"Calton
weaver",
(Nancy Whiskey) canzone tradizionale scozzese, narra di un uomo che
lascia il lavoro di tessitore per darsi al commercio ambulante; ben
presto a Glasgow incontra “Nancy
Whisky” cioè la bottiglia di whisky; dopo sette
anni di una vita dedita all’alcol,
ritorna a fare il tessitore a Calton (o si promette di
ritornare a lavorare) per convincere i suoi compagni a non rovinarsi
con il bere continua ASCOLTA
"Dundee
weaver",
canzone tradizionale scozzese ambientata a Glasgow, scritta in
“hybrid Scots-English“. La
protagonista è una bella fanciulla che di mestiere
è una tessitrice a Dundee; non è ben chiaro per
quale motivo si trovi a Glasgow ma lì incontra un tessitore
e si lascia corteggiare continua
La
storia è gustosamente piccante e allusiva: una ragazza di
porta la lana a tessere per farne una coperta, lei è
all’arcolaio (a filare la lana) e lui al telaio, ma alla fine
del lavoro lei è in dolce attesa; da qui
l’avvertimento del ritornello di non andare a tessere di
notte! continua
|