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LA QUESTIONE GIACOBITAGiacobita
è una parola sconosciuta ai più -che non siano di
origini scozzesi (o Irlandesi o Inglesi) o accaniti lettori dei romanzi
di Sir Walter Scott! Non è nemmeno un errore di battuta perchè i giacobiti
furono i seguaci della casa scozzese degli Stuart (Stewart, Stuard) che sostennero il
ritorno sul trono del ramo maschile della dinastia dopo la deposizione
di re Giacomo II d'Inghilterra (nonché Giacomo VII di
Scozia). Le rivolte giacobite
che insanguinarono l'Inghilterra dal 1688 al 1746 non furono solo una
lotta per la successione al trono e nemmeno una questione religiosa. In
essa confluirono le speranze di indipendenza di due paesi, Irlanda e
Scozia, che rivendicavano la loro autonomia, ma erano anche i colpi di
coda del sistema di vita feudale dei clan scozzesi, non più al passo con i tempi.. ANTEFATTO E ATTO PRIMO continua LA QUESTIONE GIACOBITA ATTO IINel 1745 quando Carlo Edoardo Stuart,
principe di Galles (il Bonny
Prince Charlie di tanti canti giacobiti) detto anche "The Young
Pretender" sbarcò nelle isole Ebridi, sul trono sedeva re
Giorgio II della casa tedesca degli Hannover in virtù di una
legge che faceva passare il trono d’Inghilterra solo ai
discendenti protestanti più prossimi nella linea di sangue.
In breve tempo Charlie riuscì ad occupare Edimburgo e a
liberare quasi tutta la Scozia dalle truppe inglesi, arrivando a
nominarsi re con il nome di Giacomo VIII di
Scozia (il titolo che sarebbe spettato al padre); forte dei
suoi successi invase l’Inghilterra, ma si trovò
ben presto in difficoltà e ripiegò in Scozia
lasciando a morte certa il presidio di Carlisle e
i suoi 400 uomini. Giacobiti - John Pettie 1874: gruppo di giacobiti scozzesi riuniti per la rivolta del 1745 LA BATTAGLIA DI CULLODEN 1746Da Londra l’esercito giacobita ripiegò nelle Highlands e si stanziò a Inverness per svernare, finchè all’arrivo della primavera l’armata del Duca di Cumberland (Guglielmo Augusto di Hannover figlio del re) sferrò l’attacco presso la piana paludosa di Culloden. Per una ripetuta serie di errori tattici dei loro comandanti, i soldati dei ribelli si trovarono demoralizzati, affamati e stanchi ad affrontare l’attacco dei governativi (all’alba del 16 aprile), altri errori e rivalità si aggiunsero nella conduzione della battaglia, che durò solo un ora. I soldati inglesi obbedendo agli ordini del Duca di Cumberland uccisero sul campo tutti gli scozzesi feriti, i prigionieri di più alto rango furono portati subito a Inverness per essere processati come traditori e impiccati; molti prigionieri morirono in carcere in attesa del processo e secondo una giustizia sommaria, una buona parte dei sopravvissuti venne deportata nelle colonie, altri furono mandati in esilio e altri ancora liberati. Bonnie Prince Charlie riuscì a fuggire e a restare nascosto per parecchi mesi protetto dai suoi fedelissimi, nonostante i pattugliamenti inglesi e la taglia sulla sua testa. Charles trovò nelle isole Ebridi molti nascondigli e sostegno ma era un pericoloso gioco a rimpiattino… |
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LA FINE DEI CLAN HIGHLANDERSMa la repressione contro giacobiti e simpatizzanti fu rivolta anche alla volontà di sottomettere totalmente la Scozia con una serie di Leggi (Act of Proscription), che comprendevano il divieto di indossare il kilt, di portare armi e suonare la cornamusa, fino ad arrivare ad intaccare i rapporti di fedeltà che i clan portavano ai loro capi secondo le antiche consuetudini che rendevano in pratica indissoluto e indissolubile il legame di un highlander verso il proprio Lord tramite il rito del giuramento: il capoclan, aveva il possesso di tutte le terre sulle quali vivevano i membri del suo clan; questi, in cambio del diritto di coltivarle, erano tenuti a seguirlo in guerra. Truppe governative si stanziarono nelle Highlands e costruirono Fort George a pochi kilometri da Inverness, la più grande fortificazione di artiglieria leggera d’Europa. (Molti Highlander superstiti finirono tuttavia per entrare nei reggimenti dell’esercito britannico.) Charles morì a Roma nel 1788, e da allora i giacobiti furono bollati come reazionari nostalgici, pur vivendo un sussulto romantico nel 19° secolo: in effetti una vasta letteratura romantica (con Sir Walter Scott in testa) mantenne vive le aspirazioni giacobite, specialmente in Scozia anche con canti che si tramandavano di generazione in generazione, infiammando gli animi. Si può affermare che solo con la prima guerra mondiale il giacobitismo sia stato definitivamente sepolto.
continua bel BLOG TERRE CELTICHE: I GIACOBITI NELLA LETTERATURA qui |
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ARCHIVIO JACOBITE SONGS ATTO IIASCOLTA CHARLIE, HE IS MY DARLING: canto ironico in cui si descrivono le prodezze amorose del "Bonnie Prince Charlie", continua ASCOLTA HIGHLAN LADDIE la rielaborazione di una sea shanty in chiave giacobita continua ASCOLTA HIGHLAND WIDOW'S LAMENT il lamento di una vedova dopo la battaglia di Culloden continua ASCOLTA MO GHILE MEAR scritta da un bardo irlandese, anche l'Irlanda è afflitta perchè Charlie è ritornato a Roma dopo la sconfitta di Culloden continua ASCOLTA SKYE BOAT SONG la fuda dalle Isole Ebridi del "Bonnie Prince Charlie" continua ASCOLTA WHA’LL BE KING BUT CHERLIE? la chiamata alle armi del "Bonnie Prince Charlie" dopo il suo sbarco in Scozia continua ASCOLTA WILL YE NO' COME BACK AGAIN?: dalla penna di Lady Nairne, il canto dell'addio al Bel Carletto, ma anche "inno" del movimento nazionalista scozzese. continua ASCOLTA WHITE COCKADE : una fanciulla è disposta a seguiire il suo ragazzo che combatte per la causa giacobita continua
ASCOLTA YE JACOBITES: una canzone anti-giacobita di aspro rimprovero verso gli insorti (della serie non tutti gli scozzesi erano giacobiti). Tra i versi della canzone si possono ripercorrere la fasi salienti di quella che sarà l’ultima rivolta. Il testo viene poi riscritto da Robert Burns aperto a ben tre ipotesi di lettura continua |
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