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LE
FESTE DEL MAGGIO
La
primavera era per gli uomini antichi la stagione
degli accoppiamenti rituali, delle nozze sacre in cui il
Principio maschile e quello femminile si mescolavano per propiziare la
fertilità. BELTANE
La festa celtica di Beltane era legata al calendario
lunare e quindi era una data mobile, tra aprile e maggio. Beltane significa letteralmente “fuoco di Bel”: è la festa del dio Bel o Beleno – Belino dio solare e luminoso, divinità venerata in Irlanda e in Gallia (anche se sembrerebbe relegato in una zona ben definita delle Alpi, nella Gallia sud-orientale, in Italia settentrionale e nel Norico). La sua sposa è Belisama, la spendente in tutto simile alla Brigid irlandese. continua VALBORG
L'analogo della festa celtica di Beltane era celebrata anche da norreni e germani con il nome di festa di Walborg o Valborg (leggasi "valbori") Berg o Börg sono i castelli (o i forti) costruiti sulle montagne, una festa quindi che si svolgeva sulle alture. La festa venne cristianizzata dedicandola a santa Valpurga, (Wessex, 710 circa – Heidenheim, 25 febbraio 779) la monaca anglosassone mandata dalla Chiesa ad evangelizzare la Germania, dove divenne badessa nel monastero di Heidenheim presso Eichstatt (Baviera). Sebbene la sua festa si celebri il 25 febbraio è diventata la santa scaccia streghe nella Notte di Valpurga quella tra il 30 aprile e il 1° Maggio. Le leggende intorno alla santa richiamano alla mente un'analogia con Santa Brigida nel simile tentativo della Chiesa di Roma di sradicare il paganesimo in Europa.
LE
FLORALIA
“Di
vin tinte le tempie si cingono di serti intrecciati, -Ovidio- In onore della dea Flora si celebravano al Circo Massimo di Roma le popolari Floralia ai quali si partecipava vestiti con abiti variopinti, a imitazione dei fiori. Flora rappresenta la poderosa spinta della verde Natura che, fecondata dal nascente sole e protetta dalla benefica influenza lunare, spinge ed urge dalla coltre addormentata della terra, dai rami spogli dopo il gelo invernale, per affermare il trionfo della vitalità. continua Si
susseguivano rappresentazioni teatrali e giochi circensi: scherzose
cacce ad animali domestici e da giardino (tra cui capre e conigli),
licenziose corse e combattimenti con le cortigiane impudicamente
discinte come protagoniste. Giunta la sera, si accendevano torce e
fuochi, e le orge continuavano fino a notte inoltrata. Ma
il 1° maggio si sacrificava anche a una dea severa e
casta:Fauna, divinità delle selve, chiamata più
frequentemente Bona Dea, il cui
animale sacro era il serpente. Era invocata anche con il nome
di Maia. Una dea il cui culto era precluso agli uomini, forse
in ricordo di antichi riti dedicati alla Terra e di cui solo le donne
erano depositarie. Secondo alcuni scrittori latini, da lei prese il
nome il mese di maggio (Maius). MAGGIO: MITI, LEGGENDE E RITI DELL'ANNO
Queste tradizioni antiche e riti collegati avevano quindi una duplice azione: propiziatoria per la raccolta dei prodotti della terra e beneaugurante per la vita umana e per il suo perpetuarsi, in conciliazione con le forze della natura continua |
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CALENDIMAGGIO
NEL MEDIOEVO
Era
la festa del primo Maggio che, durante il Medioevo ed il Rinascimento,
celebrava il ritorno della primavera ed il rifiorire della natura. Era
diffusa in tutta Italia. Era il tempo dell’amore: prima
dello spuntare del giorno i giovani del villaggio si addentravano nei
boschi per raccogliere fiori di campo, arbusti e rami di biancospino. A
volta passavano anche tutta la notte della vigilia nel bosco
“secondo un antico costume”. Durante
il giorno facevano entrare il Maggio nel paese, cantando, danzando e
appendendo i fiori e i rami alle finestre e sui balconi delle case. Lo scrittore
puritano inglese Philip Stubbes (c. 1555 – c. 1610), citato dal Frazer,
ci dimostra come le feste di Calendimaggio nel passato incontrassero il
pieno sfavore
delle autorità religiose:
«A maggio, nel dì della pentecoste e in
altri giorni, garzoncelli
e donzelle, vecchi
e vecchie, vagano nottetempo per boschi, fratte, colline e monti,
trascorrendo la nottata in sollazzi; e tornano al mattino recando rami
e fronde per rallegrare le loro adunanze. Né c'è
da meravigliarsene, perché un potente Signore è
frammezzo a loro, a dirigere e comandare i loro passatempi, e il suo
nome è Satana, principe dell'Inferno. Ma il più
grande tesoro che essi recano dai boschi è il loro palo di
maggio, che con gran venerazione portano nelle loro case. [...] E
così alzatolo, con in cima fazzoletti e bandierine
svolazzanti, gettano paglia tutt'intorno, vi legano rami verdi,
piantano in terra frasche e arbusti. E iniziano a danzare in cerchio
come i pagani quando innalzavano i loro idoli di cui questa
è una perfetta copia, o meglio la stessa cosa. Mi
è stato riferito [...] che, delle quaranta, sessanta o cento
donzelle che vanno di notte nel bosco, a mala pena un terzo di esse ne
ritorna incontaminata». Anche
nella nostra zona il Calendimaggio era motivo di scandalo e
indignazione da parte della Chiesa: la relazione del visitatore apostolico in Alba
nel 1584, così intimava: «Si levi l'abuso
che in questa diocesi è grande di drizzar li arbori che si
chiamano Maggi alle feste delle Calende di Maggio, che oltre causa di
molti disordini, risse, contenzioni et scandali, dà segno più presto
di una pagana superstizione che di catione cristiana e in vece loro si
drizzino delle croci in tutti i capi delle strade pubbliche». Ma nella Firenze dei Medici si festeggiava il Maggio secondo le consuetudini della Classicità: un carro addobbato che rappresentava il "Trionfo di Amore" sfilava per le vie della città in mezzo al corteo dei fanciulli che portavano i rami fioriti; il coro delle fanciulle durante le soste nelle piazze cantava "Ben Venga Maggio…" ballando in tondo continua Era
tempo di "Piantare il maio" , cioè di fissare un ramo
frondoso ornato di fiori e nastri variopinti alla porta della donna
amata o nella piazza del villaggio: attorno ad esso si intrecciavano
danze o si tenevano brevi rappresentazioni teatrali, chiamate "maggi". I Maggi drammatici oggi hanno fortuna soprattutto
in Toscana, dove la recita di versi antichi si esegue per lo
più all' aperto con il trionfo finale delle forze moralmente
positive e tutti gli attori accomunati nel tripudio generale e talvolta
uniti in un ballo di antichissima memoria: la moresca." CANTARMAGGIO
Scrive
Alfredo Cattabiani: "Maggi erano anche i
ramoscelli che i giovani offrivano alle ragazze come augurio
di amore e fecondità; oppure erano portati in processione di
porta in porta da gruppi di questuanti che chiedevano cibi o dolciumi
in cambio. Fino a tutto l'Ottocento, e ancora oggi in alcune zone d'Italia, erano molto diffuse le Maggiolate, rituali di primavera del mondo contadino, durante le quali gruppi di questuanti musicisti andavano di casa in casa per cantare il Maggio, fermandosi nell’aia delle cascine: gli abitanti della casa offrivano da bere, mentre il coro intonava delle strofe, dedicate alla donna, al capo di casa, alle figlie giovani cui si augurava un felice matrimonio, ma se la questua non dava buoni frutti allora si lanciavano le maledizioni!! continua |
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IL PALO DEL
MAGGIO NELLE TRADIZIONI D'EUROPA
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IL RITUALE DEL PALO DI MAGGIO
Tradizione Nord-Italia vedi Tradizione Centro-Italia vedi Tradizione Sud-Italia vedi
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BALLO
DEL MAGGIO IN INDIA
Al centro del soffitto in un salone viene attaccato
un anello con otto nastri di colori differenti. Quattro bambini e
quattro bambine ne tengono in mano le estremità. La musica
comincia e gli otto bambini iniziano il ballo che si svolge in modo che
i nastri si intreccino intorno al palo. A intreccio avvenuto,
l’orchestra cambia musica e i nastri vengono svolti. La danza
continua così, in modo che il gioco dei colori che si
uniscono e separano produca degli effetti piacevoli. Il colore di
vestiti di ogni bambino è lo stesso di quello del nastro che
tiene. E’ una danza molto graziosa e coreografica. |
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