IL CULTO DELLA CERVA BIANCA La cerva bianca è l'animale sacro di
Diana cacciatrice ovvero l'Artemide greca, protettrice delle fanciulle
(vergini), una divinità che trova l'equivalente nelle Gallie
in Arduinna ma più in generale coincide con la dea
celtica Adnoba: tutte dee associate ai boschi, alle acque e alla
luna, a loro volta un chiaro riferimento alla Dea Madre, la Dea
più antica. E’ Arduinna la dea regionale delle Ardenne protettrice della foresta, o Andarta adorata sulle Alpi; è la dea Artio, la dea dell'Orsa amata nel sud della Germania e la Svizzera ma anche nell'Arco alpino. E’ una dea selvaggia, signora delle forze primordiali e istintive, madre degli animali e delle piante. ARDUINNAArduinna indossa una veste da cacciatrice con arco e faretra, come la dea lunare Diana, ma al contrario di Diana cavalca un cinghiale, animale simbolo della forza del guerriero celta. A parte l’effigie del cinghiale sulle insegne e sugli elmi, i guerrieri per rendere simile ad aculei i propri capelli li intingevano nella calce in modo che rimanessero rigidi e duri. Il bronzetto gallo-romano conservato al Museo archeologico di St-Germain-en-Laye (ritrovato privo di testa) per quanto privo di iscrizioni è molto probabilmente una raffigurazione della dea: indossa una corta tunica e cavalca selvaggiamente un cinghiale. Anche la dea norrena Freya dal seno procace è raffigurata a cavallo del cinghiale, l'animale simbolo della caccia, quella più pericolosa perchè il cinghiale è una belva feroce da affrontare con lancia e coltello e la sua caccia un tempo era il cimento del guerriero in cui si mettevano a dura prova la sua forza e il coraggio. PREGHIERA PER ARDUINNA (Fryda
Rota) Ma
la preda più nobile della caccia resta per tutto il Medioevo
il cervo IL CERVO ROSSOIl cervo nobile o cervo rosso (red deer) è l’animale per eccellenza dei boschi, preda ambita della caccia, ma anche animale mitologico signore del Bosco e della Rinascita. Per i Celti delle Gallie Cernunnos era il dio della fertilità con palchi di cervo sul capo, l’equivalente animale dello Spirito del Grano. Guida magica, messaggero delle fate o animale psicopompo, il cervo (specie se bianco) è associato alla Grande Madre (e alle dee lunari) ma anche a Lug (l’equivalente celtico di una divinità solare). Come animale di Lugh rappresenta il sole nascente (con le corna che raffigurano i raggi) e così nel Cristianesimo è la rappresentazione di Cristo (o dell’anima che anela a Dio): è il re Cervo ciclicamente sacrificato alla Dea Madre per assicurare la fertilità della terra. “Io sono cervo dai sette palchi” canta il bardo Amergin e così doveva essere vestito il druido-sciamano durante i rituali con corna e pelli di cervo! |
||
IL CERVO BIANCO
di Andrea G. Sciffo Raffigurazioni
di cervi in veste di segno divino sono attestate in Europa sin dal 2000
a.C. per dei ritrovamenti di resti di tombe e sepolcri: le sue corna
sono sovente accostate al grano per simboleggiare la crescita, la morte
e la rinascita. Era anche animale da processione sacra e da sacrificio
rituale; già presso i Celti del periodo di Hallstatt lo si ritrova riprodotto su oggetti, gioielli,
monete, decorazioni. Sul
celebre paiolo/calderone di Gundestrup, il dio Cernunnos ha un palco di corna di cervo: si suppone fossero
simbolo di trinità (triangolo), di fecondità
femminile (forma a V) e di fertilità maschile (ramificazione
ad albero dei corni). Nel
ciclo medievale dei poemi gallesi, Pwyll era il principe di Dyfed quando s’imbatté in un cervo
descritto come “dio della parola e della
provvidenza”, dotato di qualità straordinarie di
saggezza e veggenza. Lo stesso mago Merlino, alla corte di re
Artù una volta dimostrò prodigiosamente di
discendere dal cervo. Nelle
leggende della foresta del Galles, spesso i cervi sono le creature
più anziane –secondo il Mabinogion hanno 143 anni- e sono disponibili ad aiutare i
viandanti. Così nei poemi arturiani “Gereint”, “Peredur” ed “Erec ed Enide” appare il cervo bianco a introdurre il
turbamento di un equilibrio che potrà essere ristabilito in
armonia solo in seguito a prove e peripezie. Il
cervo bianco è considerato una forza magica e potente
in molti apparati mitologici. Nella
tradizione celtica, i cervi bianchi sono considerati dei messaggeri
dall'aldilà. Secondo la leggenda di Artù, poi,
è una creatura impossibile da catturare: la ricerca
dell'animale da parte di Re Artù rappresenta la ricerca di
spiritualità dell'Uomo. Si
dice inoltre che coloro che riescono ad avvistare l'animale stanno per
vivere un momento di grande importanza. In
una pagina di appunti datata 1900, il poeta irlandese W.B. Yeats accenna a “un racconto della zona di Galway in cui si dice che Niamh, i cui nome significava Luminosità o
Bellezza, si avvicinò a Oisìn in forma di cervo (…) e un cerbiatto
bianco guardava l’uomo dal bosco, mentre lui non se ne
accorgeva, perché arrivava un segugio bianco e
l’uomo si metteva a seguirlo tremando; ma il veggente sapeva
che alla fine avrebbe seguito il cerbiatto, che lo avrebbe condotto tra
gli dèi. Il più sapiente degli Ermetisti disse: “Non sono in grado di indicare il
significato dei cani, o dove si trovi l’incontro tra i Soli,
ma credo che il cerbiatto sia la Stella del Mattino e della
Sera”. Non ho quasi alcun dubbio infatti che
l’uomo, quando vide il cerbiatto bianco, stesse uscendo
dall’oscurità e dalla passione del mondo per
entrare in giorno di parziale rigenerazione, e che il cerbiatto fosse
al Stella del Mattino e sarebbe stato la Stella della Sera al suo
secondo avvento”. tratto da L'ANNO DEL CERVO |
||
|
||
ILLUSTRAZIONI (Cattia Salto 2010 integrazione agosto 2013) |