Privacy Policy Child Balld: The Bonny Hind

 

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IL CULTO DELLA CERVA BIANCA

ideventi31512_10.jpgLa cerva bianca è l'animale sacro di Diana cacciatrice ovvero l'Artemide greca, protettrice delle fanciulle (vergini), una divinità che trova l'equivalente nelle Gallie in Arduinna ma più in generale coincide con la dea celtica Adnoba: tutte dee associate ai boschi, alle acque e alla luna, a loro volta un chiaro riferimento alla Dea Madre, la Dea più antica.

 

E’ Arduinna la dea regionale delle Ardenne protettrice della foresta, o Andarta adorata sulle Alpi; è la dea Artio, la dea dell'Orsa amata nel sud della Germania e la Svizzera ma anche nell'Arco alpino. E’ una dea selvaggia, signora delle forze primordiali e istintive, madre degli animali e delle piante.

ARDUINNA

Arduinna indossa una veste da cacciatrice con arco e faretra, come la dea lunare Diana, ma al contrario di Diana cavalca un cinghiale, animale simbolo della forza del guerriero celta.

A parte l’effigie del cinghiale sulle insegne e sugli elmi, i guerrieri per rendere simile ad aculei i propri capelli li intingevano nella calce in modo che rimanessero rigidi e duri.

 

Freund-Freyja.jpgIl bronzetto gallo-romano conservato al Museo archeologico di St-Germain-en-Laye (ritrovato privo di testa) per quanto privo di iscrizioni è molto probabilmente una raffigurazione della dea: indossa una corta tunica e cavalca selvaggiamente un cinghiale. Anche la dea norrena Freya dal seno procace è raffigurata a cavallo del cinghiale, l'animale simbolo della caccia, quella più pericolosa perchè il cinghiale è una belva feroce da affrontare con lancia e coltello e la sua caccia un tempo era il cimento del guerriero in cui si mettevano a dura prova la sua forza e il coraggio.

 

PREGHIERA PER ARDUINNA
Arduinna che vaghi tra le fronde
e susciti sussurri alla foresta
dove mesci il tuo fiato singolare
a stridi aspri di animali mentre
cavalchi irsuto un cinghiale,
nastri di luna recingono gli occhi
divini con lampi d’argento:
da te venga coraggio al guerriero
che porta sull’elmo la tua effigie
-che egli persegua tenace il rischio
come fosse un frutto prezioso.
Riconosci il suo fiato pesante
mentre più infuria la battaglia
e sul filo rapace della spada
aggruma in uno la forza ed il sangue

(Fryda Rota)

 

Ma la preda più nobile della caccia resta per tutto il Medioevo il cervo

IL CERVO ROSSO

Il cervo nobile o cervo rosso (red deer) è l’animale per eccellenza dei boschi, preda ambita della caccia, ma anche animale mitologico signore del Bosco e della Rinascita. Per i Celti delle Gallie Cernunnos era il dio della fertilità con palchi di cervo sul capo, l’equivalente animale dello Spirito del Grano. Guida magica, messaggero delle fate o animale psicopompo, il cervo (specie se bianco) è associato alla Grande Madre (e alle dee lunari) ma anche a Lug (l’equivalente celtico di una divinità solare). Come animale di Lugh rappresenta il sole nascente (con le corna che raffigurano i raggi) e così nel Cristianesimo è la rappresentazione di Cristo (o dell’anima che anela a Dio): è il re Cervo ciclicamente sacrificato alla Dea Madre per assicurare la fertilità della terra.

Io sono cervo dai sette palchi” canta il bardo Amergin e così doveva essere vestito il druido-sciamano durante i rituali con corna e pelli di cervo!

IL CERVO BIANCO

di Andrea G. Sciffo

 

Raffigurazioni di cervi in veste di segno divino sono attestate in Europa sin dal 2000 a.C. per dei ritrovamenti di resti di tombe e sepolcri: le sue corna sono sovente accostate al grano per simboleggiare la crescita, la morte e la rinascita. Era anche animale da processione sacra e da sacrificio rituale; già presso i Celti del periodo di Hallstatt lo si ritrova riprodotto su oggetti, gioielli, monete, decorazioni.

Sul celebre paiolo/calderone di Gundestrup, il dio Cernunnos ha un palco di corna di cervo: si suppone fossero simbolo di trinità (triangolo), di fecondità femminile (forma a V) e di fertilità maschile (ramificazione ad albero dei corni).

Nel ciclo medievale dei poemi gallesi, Pwyll era il principe di Dyfed quando s’imbatté in un cervo descritto come “dio della parola e della provvidenza”, dotato di qualità straordinarie di saggezza e veggenza. Lo stesso mago Merlino, alla corte di re Artù una volta dimostrò prodigiosamente di discendere dal cervo.

Nelle leggende della foresta del Galles, spesso i cervi sono le creature più anziane –secondo il Mabinogion hanno 143 anni- e sono disponibili ad aiutare i viandanti. Così nei poemi arturiani “Gereint”, “Peredur” ed “Erec ed Enide” appare il cervo bianco a introdurre il turbamento di un equilibrio che potrà essere ristabilito in armonia solo in seguito a prove e peripezie.

 

Il cervo bianco è considerato una forza magica e potente in molti apparati mitologici.

Nella tradizione celtica, i cervi bianchi sono considerati dei messaggeri dall'aldilà. Secondo la leggenda di Artù, poi, è una creatura impossibile da catturare: la ricerca dell'animale da parte di Re Artù rappresenta la ricerca di spiritualità dell'Uomo.

Si dice inoltre che coloro che riescono ad avvistare l'animale stanno per vivere un momento di grande importanza.

In una pagina di appunti datata 1900, il poeta irlandese W.B. Yeats accenna a “un racconto della zona di Galway in cui si dice che Niamh, i cui nome significava Luminosità o Bellezza, si avvicinò a Oisìn in forma di cervo (…) e un cerbiatto bianco guardava l’uomo dal bosco, mentre lui non se ne accorgeva, perché arrivava un segugio bianco e l’uomo si metteva a seguirlo tremando; ma il veggente sapeva che alla fine avrebbe seguito il cerbiatto, che lo avrebbe condotto tra gli dèi. Il più sapiente degli Ermetisti disse: “Non sono in grado di indicare il significato dei cani, o dove si trovi l’incontro tra i Soli, ma credo che il cerbiatto sia la Stella del Mattino e della Sera”. Non ho quasi alcun dubbio infatti che l’uomo, quando vide il cerbiatto bianco, stesse uscendo dall’oscurità e dalla passione del mondo per entrare in giorno di parziale rigenerazione, e che il cerbiatto fosse al Stella del Mattino e sarebbe stato la Stella della Sera al suo secondo avvento”.

 

tratto da L'ANNO DEL CERVO

 

LA CERVA BIANCA

Nelle leggende e nelle fiabe la cerva bianca è una fanciulla stregata che si trasforma in animale durante la notte, e attende il bacio del cacciatore invece della freccia che la ucciderà; ed è anche la fata-cerva del Greenwood, il bosco sacro, che si pettina i capelli d'oro accanto ad una fonte in attesa del cacciatore che la sposerà (e per certi aspetti, simile alle sirene).

 

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Si narra anche di fate benefiche dette Korrigan o corrigan considerate alla stregua di streghe durante i primi anni della diffusione del Cristianesimo in Bretagna, ma in realtà delle sacerdotesse celtiche, che si rifugiarono nei boschi, e per meglio nascondersi si trasformarono in cerve.

 

graphics-music-notes-549074.gif ASCOLTA THE BONNY HIND Un nobiluomo di giovane età ritorna al castello del padre e giace nei boschi con una bella fanciulla; solo dopo, scopre che la fanciulla è sua sorella. La ragazza si uccide per il disonore e lui la seppellisce sotto un albero di agrifoglio. Egli la compiange come bonny hind, (in italiano bella cerva). TESTO E TRADUZIONE continua

graphics-music-notes-549074.gif ASCOLTA COMPLAINTE DE LA BLACHE BICHE In questa ballata dell'Alta Bretagna, la più antica giunta fino ai nostri giorni, sopravvive l’elemento fantastico e magico della trasformazione notturna della bionda Margherite-Margot in bianca cerva.

La ballata nasconde nella caccia alla cerva l’archetipo dell’incesto tra fratello e sorella con fosche tinte di violenza e di cannibalismo.

E’ la fanciulla che parla e supplica la madre di difenderla dal fratello. Ma la caccia si conclude tragicamente e la cerva è prima catturata e poi cucinata per il banchetto. TESTO E TRADUZIONE continua

 

ILLUSTRAZIONI
Affresco nella
saletta di Diana e Atteone (castello di Fontanellato)
Riproduzione moderna della dea Freya su bronzetto di Herman Ernst Freund (1786-1840)

(Cattia Salto 2010 integrazione agosto 2013)

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