LA DANZA NEL MEDIOEVO

IL DUECENTO

Nell’Alto Medioevo la struttura delle danze dei nobili era ancora molto simile a quelle contadine, quale espressione particolare delle feste rituali di un popolo.
E’ però solo nei documenti trecenteschi che sono riportati alcuni termini quali saltarello, trotto, carola, farandola, estampida; oggi la ricostruzione di queste danze è lasciata alla fantasia del danzatore, tenendo presente che molte coreografie e movenze delle danze del Quattrocento riprendono e migliorano quelle del secolo precedente. 
Possiamo quindi affermare che le danze medievali erano semplici, basate su passi ritmici e figure ripetute, eseguite in girotondo o in fila: sono le carole (in cerchio) e le farandole (in fila) dove tutte le persone si prendono per mano.

LA FARANDOLA: LA DANZA DEL LABIRINTO

La Farandola è una danza con un unico passo base (per lo più saltellato), in cui il capo fila sceglie i cambi di direzione determinando le serpentine e gli intrecci più fantasiosi: annoda e scioglie, fa e disfa proprio come le Norne con il filo del destino.

La farandola è probabilmente la danza più antica così legata ai primigeni riti agrari: è la danza del labirinto con le sue figure della chiocciola e del serpente, ma è anche la danza intorno al fuoco, centro sacro della vita del villaggio. Così il labirinto ha sempre un'uscita e la danza è una danza di morte e rinascita a simboleggiare il concetto di eterno ritorno. E anche la danza rituale nelle celebrazioni di Samahin perchè è la danza della morte: tutti devono percorrere lo stesso cammino abbandonandosi alla volontà di chi conduce la danza, a simboleggiare l'umanità incatenata che non può che seguire il percorso tracciato. (approfondimento)

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Nella figura (dall’affresco di Ambrogio Lorenzetti, Palazzo del Buonconsiglio, Siena) possiamo vedere un gruppo di donne danzanti che si tengono per mano, a formare una lunga fila mentre disegna una sinuosa serpentina. Le due donne capofila hannoalzato le braccia ad arco per farvi passare sotto il resto della catena, basta un tamburello e la voce del canto per cadenzare il ritmo e dalla leggerezza con cui si muovono le danzatrici si direbbe che saltellino sulla punta dei piedi senza quasi appoggiare il tallone.

La danza ha mantenuto il suo retaggio in Provenza dove è rimasta la danza tradizionale per eccellenza, ballata in ogni occasione di festa e con le stesse eterne figure del passato.

LA CAROLA

La Carola è una danza citata già nella Divina Commedia di Dante e anche nel Decamerone di Giovanni Boccaccio (XIV sec) dove “l’allegra brigata” di giovani scampati alla peste, si allieta suonando, ballando e cantando.

Complice il Boccaccio la danza viene associata immancabilmente ai “Giardini d’amore” e così infatti è ampiamente illustrata nell'iconografia del tempo.

Nella Francia aristocratica del XII e XIII secolo esisteva la Chanson à caroler, una canzone in lingua volgare scritta e composta per essere sia cantata che danzata. Le liriche di queste chansons erano strutturate con una parte corale cantata da tutti i danzatori, la quale anticipava e seguiva una serie di strofe uniformi cantate da un solista che fungeva anche da guida nella danza. Le strofe venivano chiamate stanzas dal latino stare e stantes a significare 'stare fermi in piedi' e 'coloro che stanno fermi in piedi'.

La chanson à caroler veniva cantata e danzata stando in cerchio tenendosi per mano: quando il leader-solista cantava le stanzas gli altri partecipanti si fermavano in ascolto, quando subentrava il ritornello (che generalmente esprimeva un sommario di ciò che veniva comunicato nelle stanzas dal solista) tutti i partecipanti ricominciavano a cantare e a danzare.
In Inghilterra questo tipo di canzone-danza composta di stanzas e burden (ritornello) in cui il burden esprimeva il passaggio da una situazione statica ad una di movimento, era conosciuta già nel secolo XI, subito dopo la conquista del territorio inglese ad opera dei Normanni francofoni. In molti passaggi letterari così come in alcuni codici miniati medievali, la forma essenziale della carola è rappresentata da una catena di danzatori-cantanti. Questa può formare una linea o può essere chiusa in un cerchio e la direzione del movimento è sempre verso sinistra, seguendo l'apparente movimento del sole intorno alla terra. Solo il leader doveva conoscere tutte le strofe del canto ed è possibile che molte venissero improvvisate per far durare la danza il più a lungo possibile.
Il musicista e ricercatore Martin Best è del parere che la funzione del burden nella carola sia stata quella di permettere a tutti di esprimere un comune accordo su alcuni importanti princípi, quali ad esempio: “l'amore deve essere sincero...la vita è dura...la gelosia è sbagliata..., essi possono essere visti come dei proverbi che servono a cementare una comunità così come a legare i danzatori del gruppo”. (Martin Best, 1995) Secondo il folclorista inglese A. L. Lloyd, le stesse chansons à caroler di fattura aristocratica francese altro non erano che materiale folk 'risistemato'. Esse erano “originariamente composizioni associate ai riti cerimoniali pagani dell'anno agricolo con le referenze alla fertilità 'ammorbidite' in allusioni amorose per adattarsi a gusti più sofisticati”.
 (Folksong in England, Lawrence and Wishart, London 1967) (Ariella Ulianotratto da qui)

IL VIRELAI

Danza in voga tra il 1200 e la fine del 1300, diffusa in terra francese, italiana e spagnola, nella forma di canto monodico sia d'ambito sacro che profano. Il virelai è la poesia dei Trovieri del Nord Francese come l'estampida è la poesia dei Trobadori dell'Occitania, ma è anche la poesia della laudi italiane e dei canti di pellegrinaggio.

Si ipotizza che essendo una danza abbinata a testi sull'amor cortese si sia configurata come una danza di corteggiamento ballata dalla coppia; ma come canto sacro e come forma di ballo per il tripudio dei fedeli è più probabile una configurazione in cerchio come evoluzione della carola o della balada.

Il virelai dei trovieri continua
Il virelai dei canti di pellegrinaggio continua

Le danze in cerchio medievali alternano liberamente le forme del circolo e della catena: l’uno si può aprire e trasformare nell’altra, che si intreccia e prima o poi si richiude. Le danze in forma di catena o di circolo non svaniscono con l’esaurirsi della tradizione della carola, ma continuano nei brando o branles, che si ritrovano ancora quasi invariate nelle danze popolari di area francese, tutt’ora ballate. Questo gruppo di danze è stato codificato da Thoinot Arbeau alla fine del 1500, anche se vengono spesso presentate come "medievali", la musica è barocca e si può solo ipotizzare una possibile quanto remota origine medievale.

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L'ESTAMPIDA

Una danza tipica del Medio Evo, forse lenta e strisciata, in cui si “batte il piede” sugli accenti ritmici (o così verrebbe da supporre dal nome). Un discreto "corpus musicale" (16 brani in tutto) ci è pervenuto in due manoscritti del 1200 e del 1300, uno è detto"Chansonnier du Roi" (Biblioteca Nazionale di Parigi) che numera semplicemente le "estampie", l'altro è un codice fiorentino (British Museum di Londra) che invece le intitola: Ghaetta; Chominciamento di Gioia; Isabella; Tre Fontane; Belicha; Parlamento; In Pro; Principio di Virtù. Forse il più antico esempio di estampida ci viene dal Monferrato e dalla canzone d'amore "Kalenda Maya" scritta dal trovatore provenzaleRaimbaut de Vaqueiras. Rispetto alla carola la estampida si caratterizza tuttavia per essere più propriamente una musica strumentale. continua

IL TRECENTO

Per citare le più conosciute tra le danze italiane trecentesche: n. 4 Saltarelli; n. 1 Trotto(un ballo in voga all'inizio del XV secolo e citato da Simone Prudenziani nel LiberSaporecti), e sicuramente destinati al ballo le due composizioni il "Lamento di Tristano" e la "Manfredina" con le rispettive rotte, ossia vivaci variazioni ritmico-melodiche del ballo.

Il Saltarello, una danza di carattere vivace di origine remota si è conservato come intavolatura musicale in alcune trascrizioni del 1300. Nel secolo successivo, AntonioCornazano lo indica come "ballo da villa" molto frequente fra gli italiani, passa di moda come ballo di corte alla fine del 1500 risorgendo poi come danza popolare nel 1700. E' eseguito a coppie accompagnato dal ritmo deciso del tamburello e dalla viella (ma anche dalla cornamusa). continua

La Bassa danza (basse danse) nobile e misurata, è una danza dall’incedere lento e solenne: nell’area francofona trova nella corte dei duchi di Borgogna uno dei suoi centri di diffusione. Per spezzare la monotonia del tempo quaternario, si alternava a danze in metro ternario saltellate: così l'abbinamento de La Manfredina e la Rotta della Manfredina. continua

FONTI
"Storia della danza e del balletto" di Alberto Testa (parzialmente consultabile in anteprima ebook)
http://www.iliesi.cnr.it/iniziative/Procopio.pdf
http://www.italiamedievale.org/sito_acim/contributi/carola_inglese.html