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WAULKING THE TWEED! Si dice di una particolare
tecnica di manipolazione dei panni di tweed, secondo la tradizione
artigianale messa a punto dalle donne scozzesi. Il tweed è un
tessuto di lana originario dalla Scozia: caldo, resistente e
pressoché indistruttibile, utilizzato dai pescatori e
pastori scozzesi per tenersi più al caldo in un clima
così freddo e ventoso, diventato solo nel 900 sinonimo di "british style"
e di eleganza maschile. L'ANTICA LAVORAZIONE
DEL TWEED I tessuti di tipo twill ovvero il tweed, detti anche diagonali,
secondo alcuni archeologi erano molto comuni, in Europa,
nell’età del ferro. In questa illustrazione tratta
dall’Urna ritrovata a Oedenburg
in Ungheria appartenente alla cultura celtica di Hallstatt e risalente alla tarda
età del bronzo, vediamo raffigurato un telaio preparato per
la lavorazione in diagonale (a saia) Descrizione scena: «Il
telaio, con in cima un panno tessuto, ha due file di pesi per ordito
che pendono. Tre bastoni attraverso l’ordito
indicano che in qualche modo si manteneva
l’incrociatura. Alla sinistra vi è una donna che
fila con un fuso sospeso; alla destra ve
n’è una con un piccolo telaio a mano o telaietto
per ricamo e un’altra che esprime la sua
ammirazione» LA TECNICA PER L’INFELTRIMENTO DELLA LANA
Il tessuto ottenuto dal
caratteristico intreccio a spina veniva poi sottoposto a follatura,
una tecnica già nota agli antichi greci e messa a punto
dalle donne delle Isole Ebridi, che restringe la lana e migliora le
prestazioni del tessuto . La pezza di stoffa lunga
una settantina di metri era cucita alle estremità, quindi si
iniziava la lavorazione che durava una giornata intera. (waulking the tweed) che durava
anche una giornata intera (un tempo si usavano .. i
piedi) L’attività
si poteva svolgere all’aria aperta ma più spesso
in un capanno apposito, le donne si sedevano lungo due file opposte, la
schiena contro il muro.. ecco come descrive la schiena Diana Gabaldon nel romanzo storico
“Il ritorno” “..mentre
battevano i piedi contro il lungo serpente di lana bagnata per ricavare
il compatto tessuto infeltrito che proteggeva chi lo indossava dalla
nebbia delle Highlands
e persino dalla lieve pioggia, tenendolo al riparo dal freddo. Di tanto
in tento una delle donne si alzava e usciva fuori e prendere il
calderone di urina fumante dal fuoco. Con le gonne sollevate,
lo piazzava poi al centro del capanno e inzuppava la stoffa con il suo
contenuto, mentre i fumi esalavano caldi e soffocanti dalla lana
bagnata, e le altre donne tiravano indietro i piedi per evitare gli
spruzzi e facevano battute volgari. “Il piscio bollente fissa
in fretta la tinta” mi aveva spiegato una delle donne .. a
parte l’odore, il capanno era un posto caldo e confortevole,
dove le donne di Lallybroch
ridevano e scherzavano tra i rotoli di tessuto e cantavano insieme
durante il lavoro, battendo ritmicamente le mani sul tavolo affondando
i piedi sul tessuto fumante mentre se ne stavano sedute a terra,
schiena contro schiena con la compagna” VIDEO:
la ripresa risalente al 1970 mostra come la stoffa fosse immersa nella
tinozza in una miscela di urina e acqua, poi strizzata e quinti portata
su di un grande tavolo e quindi "battuta" perché con questa
tecnica si restringeva la trama della lana e si otteneva un tessuto
più morbido, ma nello stesso tempo più compatto e
resistente (un po' come per l'impasto del pane) |
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LA BAN DHUAN
Le donne disposte tutte intorno
dovevano sempre essere di numero pari con la donna-canzone (ban dhuan)
messa a volte a capotavola, è lei a iniziare il canto per
dare il ritmo al lavoro; il movimento della battitura
consisteva in 4 tempi: prima si
sbatteva il tessuto sul tavolo davanti a sé, poi si sbatteva
verso il centro del tavolo, quindi si riportava alla posizione iniziale
e infine lo si passava alla donna successiva (in senso orario). In genere ci volevano almeno
sei canzoni perché si iniziasse a vedere il restringimento
della pezza di stoffa, e ancora altre tre prima che il lavoro fosse
finito. Allora si scuciva la cucitura e si avvolgeva la stoffa su di un
rullo. La giornata si concludeva con una specie di festino dopo che le
donne si erano ripulite un po’ e rinfrescate: si mangiava,
beveva e ballava (festa alla quale finalmente si univano gli uomini del
paese). Negli anni 40-50 con il
tramonto della lavorazione artigianale (in particolare
dell’Harris Tweed) le canzoni di lavoro sono diventate
occasione di session dimostrative o sono passate nei
repertori di alcuni gruppi di musica celtica con
l’inserimento di parti strumentali e voci maschili. |
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WAULKING SONG
L'origine del nome "waulking"
è incerta perdendosi l'etimologia ai tempi del tardo
Medioevo sempre comunque associata con la lavorazione del tweed. In gaelico si dice luadh (pronuncia
"loo-ugh")
e i canti associati erano detti
orain luaidh (pronuncia
"or-ine loo-ie"). Una waulking song può
superare i 10 minuti di durata, e trova riscontro nella
tipicità della lavorazione: all’inizio le pezze
bagnate risultano pesanti e più difficili da manipolare
(anticamente si usavano i piedi) da qui le melodie lente, associate a
lamenti, mentre il tono si fa più vivace e quasi gioioso in
altre melodie che sono quelle cantate verso la fine della lavorazione. Il tempo della lavorazione
non era misurato in minuti ma in canzoni Per ogni pezzo di stoffa ci
volevano almeno 4 o 5 orain luaidh e a
volte si arrivava fino a 9. Gli Scozzesi erano anche
molto superstiziosi: una canzone non doveva essere cantata
più di una volta per ogni singolo pezzo di tweed, il numero
delle donne implicate doveva essere sempre pari e il verso della
lavorazione doveva essere orario. Agli uomini era talvolta permesso di
assistere alla lavorazione e anche di cantare, ma non potevano
prendervi parte. La ban dhua (ovvero la donna canzone) intonava
la strofa e il resto delle altre donne la seguiva nel ritornello:
mentre la strofa era in genere breve, di uno o due versi, il ritornello
era spesso lungo con almeno 4-5 versi con abbondante uso di "vocables" ovvero
suoni sillabici senza senso .
Del resto anche tutta la canzone non aveva un vero e proprio
significato, essendo le parole scelte principalmente per mantenere
costante il ritmo della lavorazione tuttavia la ban dhuan più
abile riusciva a metterci i gossip del momento. Ovviamente si
finì per codificare le canzoni in una sorta di versione
tramandata anche se di volta in volta i versi delle strofe finivano per
variare a piacere di chi cantava. Queste canzoni ci narrano
così vicende storiche del XV-XVI secolo, oppure descrivono
attività e usanze molto antiche. Spesso i versi delle
strofe venivano riciclati da una canzone all’altra, ma il ritornello, invece, per quanto senza senso,
è sempre diverso, forse perché
è la parte corale del canto che in qualche modo lo connota
rispetto agli altri. Caratteristico infine
è il ritmo ben
scandito, per il rumore della battitura sul legno della stoffa e con la
nella ripetizione a catena degli stessi quattro movimenti sviluppa un
effetto ipnotico. ARCHIVIO
WAULKING SONGS |
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