Druidismo & Cristianesimo: Riflessioni sul tema

di Andrea Romanazzi

Può esistere una “fratellanza” spirituale tra il Cristianesimo e il Druidismo? 
Secondo Mark Townsend, Matthew Fox e Barbara Erskine e il loro libro  Jesus Through Pagan Eyes: Bridging Neopagan Perspectives, non c’è dubbio. Esaminiamo meglio la questione. Il Druidismo, ma soprattutto il neo-Druidismo non è una via che potremmo definire “pura”, per il semplice motivo che da sempre nessuna Religione o Via Spirituale si è evoluta nell’isolamento ma in qualunque di esse ci sono elementi presi da altre tradizioni. I culti Romani attinsero fortemente a quelli greci ed egiziani, il Buddismo tibetano ha fortissime radici nei culti esoterici del Bon, il Cristianesimo è ricco di tradizioni pagane che ha fortemente fatto proprie. Quale è la “vera e pura” religione? Più indietro andiamo e più troviamo qualche culto precedente a cui quello “nuovo” ha preso in prestito elementi, ovviamente costruendoci attorno rituali e culti che avrebbero da un lato segnato una diversità, dall’altro, spesso, favorito la nuova casta sacerdotale. E’ accaduto nel Cristianesimo come nel mondo egizio. Se così eliminiamo gli orpelli che spesso appesantiscono le religioni “Neo”, Nuove o Antiche, troviamo il nocciolo comune.

Esaminiamo, ad esempio, i due elementi centrali della Cristianità. L’immagine della Vergine Maria è assolutamente uguale a quella di molte dee Greco-Romane, a loro volta simili all’immagine di Iside e Horus. Andando sempre più in dietro troviamo che l’immagine femminile e madriarcale, dalle caratteristiche immortali, e quella del suo Figlio e Compagno, il dio vegetazionale, sono presenti in tutte le cosmogonie e i miti del mondo antico. Il culto del Dio che muore per poter risorgere, simboleggiato dal Cristo, è assolutamente identico alle storie di Attis, Adone, Osiride, Taliesin. A loro volta questi sono questi rivisitazione dei numerosi rituali e miti sciamanici che narrano di rituali di smembramento e della morte, sempre cruenta, del dio, espressione non di una ingiustificata violenza ma, espressione della vita che risorge dalla distruzione da parte dell’uomo dei prodotti dei campi, falciati, battuti e poi ridotti in polvere. Anche l’usanza del cibarsi delle carni e del sangue del dio, mutuata appunto dal Cristianesimo, è antichissima ma non esclusiva. 

MARIA o ANNA?

Quando i primi missionari cristiani scoprirono  in Gallia un gruppo di Celti intenti a venerare una figura femminile nell'atto di dare alla luce un bambino, non tentarono  neppure di modificare le loro concezioni religiose. Si limitavano a spiegare agli indigeni che, senza saperlo, erano già cristiani, e stavano adorando un'immagine della Madonna. Se tutto andava bene, sul luogo sacro veniva costruita una chiesa, e l'idolo pagano, trasferito al suo interno, si trasformava automaticamente in una rappresentazione cristiana e  per giustificare la presenza di figurazioni mariane che, a volte, precedevano la stessa nascita di Maria, i teologi coniarono addirittura un termine "Prefigurazione della Vergine ". Per molti neo-pagani il “vero” culto era quello dei Galli…ma non è questo il culto “primigenio”, a loro volta lo avevano assimilato da ritualistiche e religioni più antiche. 

La terra dei Celti, con la conquista romana, fu presto raggiunta dal Cristianesimo e da quegli “apostoli” che voleva convertire alla Nuova Religione i pagani del nord. In Britannia il Cristianesimo arrivò attorno al 200 d.C., anche se dobbiamo aspettare almeno altri cento anni prima di vederlo radicalizzato sul territorio e trovare Vescovi provenienti da queste terre. Sta di fatto che già nel 360 d.C. Vescovi e Pensatori celti erano diventati eminenti personaggi nelle gerarchie Cristiane. Un esempio può essere Pelagio, pensatore e teologo, amico di sant’Agostino. Egli, permeato da quella cultura che potremmo definire “druidica”, tentò una forte operazione sincretica tentando di piegare il Cristianesimo locale alle più antiche eredità druidiche. Senza entrare nel merito del “pelagismo”, del quale voglio solo sottolineare l’assenza del concetto di “peccato oiginale”, possiamo dire che si avvicinava fortemente ai rituali della chiesa d’Oriente. Ad esempio il Battesimo era esercitato attraverso una completa immersione, retaggio proveniente dagli antichi rituali celtici. Anche il concetto di “trinità”, è stato in qualche modo adattato alla “triplice sacralità” druidica. In quello che potremmo definire, anche se a me non piace ma che rende bene l’idea, “Cristianesimo Celtico” funzione importantissima avevano le Donne. A differenza del Cristianesimo Romano, per cui la donna era peccatrice e soggetto di tentazioni, dunque elemento pericoloso, nell’area britannica, laddove da sempre le donne erano sacerdotesse e/o druidesse, rivestivano un ruolo importantissimo. Pensiamo ad esempio alla badessa del monastero di Kildare, quella che oggi conosciamo come Santa Brigida, una suora missionaria omonima dell’antica Brigid, figlia di Dagda, da sempre venerata dai popoli celti. La leggenda narra che Brigida nacque da una donna mentre trasportava una brocca contenente del latte, particolare importante per il proseguo delle vicende della santa. La bambina infatti aveva la caratteristica di non nutrirsi di cibo comune, ma solo di latte di mucca bianca con le orecchie rosse, animale ricorrente nella mitologia celtica e che appunto ricorda lo stretto legame tra la santa e la dea, sempre rappresentata in compagnia dei suoi magici buoi. Divenuta badessa di Kildare la santa faceva produrre alle vacche del convento grandissime quantità di latte e ceste di burro tanto che in Scozia veniva chiamata “Milkmade Bride”, patrona dei lattai e dei lavoratori caseari. Molto del Druidismo e della Pratica Pagana più in generale è sopravvissuto tra i manoscritti e l’adattamento rituale della Chiesa Cristiana. 

L’errore comune tra i neopagani odierni è pensare che la loro cultura sia stata cancellata e sradicata dal Cristianesimo, ma questo è fuorviante e spesso basato su una scarsa conoscenza folklorica e delle origini. Il mondo sudamericano ed africano, molto più abituato di quello Occidentale all’accoglimento, non ebbe mai problemi ad assumere i nuovi nomi per non dimenticare i vecchi. Ecco così che divenne facile sovrapporre le divine figure, Cristo sembrava tanto simile ad Oxalà, mentre la Vergine Maria era la perfetta descrizione di Yemanjià. Gli antichi culti animisti africani si rispecchiavano facilmente nel politeismo monoteista cristiano fatto da un dio lontano e da molteplici santi i cui culti, assolutamente personalizzati, li facevano tanto assomigliare agli Antichi Spiriti. Preghiere ed orazioni del resto non venivano utilizzate per ottenere anche aiuti materiali in questa vita? Dunque cosa cambiava se la candela veniva accesa davanti a Oxossì o a Sant’Antonio? Si adoravano così gli antichi dei ma con i nuovi nomi, nulla è mai cambiato per il sudamericano. Gli Orishas, i loro dei, sopravvivevano. Allo stesso modo dovrebbe pensare il “neo”. Questa credo sia una lezione che molte vie neopagane devono ancora apprendere. Ross Nichols già a metà anni novanta lo sottolineava.