TRADIZIONI |
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IL GIORNO
DELL’ORSO In Piemonte nella Bassa Valle di Susa si svolge nei primi giorni di Febbraio un rito molto particolare in concomitanza con la Festa di Santa Brigida: il ballo dell’orso, un animale con una sua precisa valenza simbolica nell’ambito della cultura celtica. La caccia all’Orso della Candelora è nota nelle terre di Carinzia austriaca, ma ci sono esempi anche nei Pirenei e abbiamo notizie di una danza rituale medievale orso-donna in un'opera del IX secolo di Incmaro di Reims. L’orso presso i celti era il simbolo
solare della classe guerriera e dei re, a volte è associato alla
luna perché scompare in inverno e ricompare in primavera,
indicando i suoi legami con i ritmi della natura e perciò con i
cicli lunari. ARTEMIDE-ORSAL’Artemide-Orsa della religione alpina, deriva con buona probabilità dalla dea celtica Artio. Magnifica la statuetta bronzea ritrovata nei pressi di Berna e raffigurante la dea Artio. La donna nutre l’orso con la frutta raccolta in un cesto posto accanto a lei, l’orso invece sembra uscire dal bosco (tratteggiato in un albero dallo stile molto moderno), a sottolineare la sua appartenenza al mondo selvaggio della Natura. |
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da
Muri, Canton Berna, circa 200 d. C. La statuetta è un
esempio arte gallo-romana. |
L’iscrizione non lascia dubbi sul nome della Dea - "Deae Artioni” ossia Alla Dea Artio. La radice del nome è associata al nome celtico dell’orso, arth, art, artos, era la dea della caccia, dell'abbondanza, degli animali e delle piante, legata ai boschi e alla natura; l’equivalente di Artemide nel Pantheon greco, ed Artemide era anche dea della Luna (la Luna Fanciulla), un ulteriore riferimento all’Orso lunare. |
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Molte sono le figure e
i riti collegati a questo evento (maschera
dell’orso, culto di Sant’Orso e figura
dell’uomo selvatico). In sostanza si tratta di un personaggio mitologico che appartiene all’inizio dell’annata agraria. In genere l’orso è accompagnato da un cacciatore o una figura di domatore, che lo custodisce portandolo in giro per le vie del paese. La diffusione di questo culto è testimoniata sia nelle pianure che nelle montagne piemontesi, fino a raggiungere le zone della Valle d’Aosta (soprattutto per il culto di Sant’Orso e la maschera dell’Orso).” - da Ricerca Atlas Ires Piemonte vedi ORSO METEOROLOGO Secondo la tradizione
dell'Europa medioevale alpina nella notte tra il primo e il due di
febbraio l'Orso, si risveglia dal suo letargo invernale ed osserva il
cielo. Se lo trova "chiaro" (plenilunio) rientra nel suo giaciglio,
perché l'invernata durerà ancora quaranta giorni.
Se invece il cielo è "scuro" (novilunio), allora l'Orso
uscirà dal suo riparo ad annunciare l'inizio
della primavera. In VALLE D’AOSTA vige la tradizione che attribuisce all’orso capacità divinatorie poiché il primo febbraio, festa di Sant’Orso, se il tempo è bello, l’animale metterà ad essiccare la paglia e il fieno che gli serviranno da giaciglio, nella certezza che l’inverno durerà ancora quaranta giorni. Un’altra versione ci dice che se il giorno di Sant’Orso vedrà un bel sole, l’Orso si sveglierà ma si girerà immediatamente dall’altra parte, cambiando fianco, per riaddormentarsi perché l’inverno durerà ancora a lungo; in caso di pioggia nella medesima giornata della Festa, si potrà dire che la primavera non tarderà ad arrivare. THE STRAW BEAR DAY Nel Fenland (Inghilterra) il 7 gennaio si celebra ancora oggi "Il giorno dell'Orso di Paglia" (Strawboer Day). Sebbene limitata a una piccola area ai confini dell'Huntingdonshire e Cambridgeshire con questa festa si celebra l’inizio dell’anno agricolo in Inghilterra. Un uomo coperto dalla testa ai piedi dalla paglia, va di casa in casa, per propiziare un buon raccolto con la danza dell'Orso, ricevendo in cambio denaro, cibo o birra. continua SANT’ORSO Nelle leggende
dei santi capita
spesso, che un bravo orso bruno metta a disposizione la sua forza o si
accompagni al santo, come un mansueto cagnolino. Tra le leggende
dell’arco Alpino, si cita quella di San Romedio.
Si narra di Romedioche,
volendo recarsi a Trento per un ultimo saluto al suo vescovo Vigilio,
chiese ad un suo discepolo di sellargli il cavallo. Questi
però tornò indietro terrorizzato raccontando di
aver visto un orso che stava sbranando il cavallo. Il vecchio eremita
non si spaventò e gli disse tranquillamente di mettere le
briglie all’orso. Il discepolo, che di Romedio si
fidava ciecamente, tornò indietro e con la dovuta titubanza,
avvicinò le briglie all'animale. Questo abbassò
la testa e si fece sellare. Il Santo poté così
raggiungere Trento cavalcando l'orso. Ricordando questa leggenda nel
1958 il senatore conte Gian Giacomo Gallarati Scotti, membro d'onore
del comitato di fondazione del WWF in Italia, comprò un orso
chiamato Charlie destinato a morire perché la sua pelle
fosse venduta, e lo donò al santuario di San Romedio.
Da allora gli Orsi sono di casa nel santuario! (santuario di
san Romedio in Val di Non
nelle vicinanze diSanzeno - Trento) Un tempo si credeva che radere un orso alla fine di gennaio e nei primi di febbraio, avesse la valenza di rinvigorimento dei peli e per trasposizione, la stessa cosa valesse per le piante potate in quel periodo.
ORSO SCIAMANO Le società di un
tempo, compenetrate con la natura, consideravano sacri gli spiriti di
alcuni animali, e l’orso è
uno di essi, ancora considerato sacro dai popoli artici e subartici. continua |
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IL SELVATICO E IL
CARNEVALE La figura del
“selvatico” - uomo ma anche orso, lupo o albero
-è tipica di molte zone del Piemonte, e diventa la figura
centrale nel Carnevale che,
essendo per definizione il momento di sovvertimento radicale
dell’ordine costituito, non può che mettere in
risalto e celebrare il contrario della civilizzazione e delle regole. Un tempo l’orso era
un animale ammaestrato portato in giro da un montanaro/domatore che
andava da un paese all'altro facendo ballare l'orso nelle piazze. In
seguito questo uso scomparve e in alcuni paesi, per mantenere la
tradizione, l'orso fu sostituito da una persona appositamente
mascherata che ripeteva la stessa pantomima. Al termine di una caccia
simulata, l'orso viene portato all’interno del paese e fatto
oggetto di derisione. L'epilogo può variare dall'uccisione
dell'orso alla sua liberazione-fuga e ritorno alla natura. La figura
dell’orso è rappresentata da qualcuno del luogo
che non deve essere riconosciuto fino alla fine della rappresentazione
rituale. In Piemonte tre figure sono
particolarmente significative e in anni recenti, grazie soprattutto al
lavoro di ricerca dell’Ecomuseo della Segale e
dell’Ecomuseo dei Terrazzamenti e della Vite, è
stato possibile recuperarne la memoria e comprenderne le radici. L’orso di segale di Valdieri, già attestato nel Quattrocento, ad esempio negli splendidi affreschi della chiesa di San Fiorenzo a Bastia di Mondovì, e la cui tradizione era ancora attiva negli anni Quaranta del Novecento. In occasione del Carnevale della Val Gesso si ripropone una tradizione che risale al Medioevo: la rappresentazione dell’orso della segale. L'uars impersonato da un valdierese, ricoperto di gambi di segale attorcigliati è incatenato dal domatore e accompagnato da un gruppo di suonatori di semitun – l’organetto, strumento tradizionale della musica occitana. L’orso di piume di Cortemilia, deriva da una tradizione che apparteneva alle colline dell'Alta Langa, nel sud del Piemonte, ed è persino ricordata da Augusto Monti in una celebre pagina de "I Sansôssì". Il significato di questa figura è legato, nel periodo del Carnevale, a un ritorno alla natura, alla Langa rinselvatichita, custode di misteri, di segreti e al tempo stesso generatrice di nuove fertilità e vitalità. La grande festa conclusiva
della prima domenica di febbraio vede valorizzati, grazie a carri e
maschere tematiche, falò, percussioni, musiche e balli,
dolci e bevande, tutti quegli aspetti della Langa selvatica e magica
che concorrono ad arricchire quello che è già uno
dei 'Carnevali ritrovati' di maggiore interesse tra le colline del sud
del Piemonte. L’orso di Meliga (Sfojass) di Cunico. Gli sfojass sono le foglie di meliga inumidite e arricciate per comporre la maschera ma anche imbottitura del materasso dei contadini di una volta. La tradizione, ancora rappresentata nel 1960, è stata ripresa più recentemente grazie ad un lavoro di ricerca con raccolta di testimonianze, interviste e rappresentazioni pubbliche, condotto dalla compagnia teatrale locale. Per l’approfondimento continua
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L’ORSO DI MOMPANTERO di Urbiano – Val Susa Si svolge in occasione della festa di Santa Brigida,
la prima domenica di Febbraio, dopo la ricorrenza di Sant’Orso (31
Gennaio), in una piccola località della Val di Susa,
Mompantero di Urbiano in uno scenario
naturale suggestivo, alle pendici del monte Rocciamelone,
ricco di itinerari naturalistici in paesaggi di incomparabile bellezza
con le caratteristiche borgate sparse tra il monte stesso e la riva
sinistra del torrente Cenischia,
alpeggi, rifugi e lo spettacolo incontaminato della flora e della fauna
alpina. Questa
tradizione folkloristica alpina, unica ed originale nel suo genere,
segue ancor oggi un’antichissima ritualità. La
sera della vigilia di Santa Brigida (2
Febbraio) alcuni cacciatori vanno alla ricerca dell'orso. Il giorno
seguente, dopo una funzione in chiesa in onore di santa Brigida,
viene distribuito del pane benedetto dalle priore del paese. Si discute
sull’identità dell’orso,
poiché per tradizione chi si travestirà rimane
sconosciuto. L’ingresso in paese dell’orso
è accolto dai commenti degli intervenuti: la maschera porta
un grande imbuto che utilizza a duplice scopo: amplificare le sue urla
e bere le generosi dosi di barbera che gli sono offerte dai cacciatori. L’“Orso”, un
uomo mascherato e vestito di pelli, viene condotto lungo le strade del paese dai bambini che
lo trascinano con corde e catene. Lo accompagnano i cacciatori che
tentano di placarlo, picchiandolo benevolmente con i bastoni e dandogli
da bere del vino per mezzo di un grande imbuto che
l’”Orso” indossa proprio a questo scopo,
oltre che per amplificare le urla. Bersagliato
da invettive e scherzi, giunge, in piazza, dove sceglie la ragazza
più bella e con lei inizia a ballare accompagnato dalla
musica. Al termine del ballo, la sola cosa che
sembra veramente domarlo, l’“Orso” viene
scacciato dal paese e condotto dai cacciatori in un luogo nascosto, dal
quale l’uomo che lo impersona esce, rivelando così
finalmente la sua vera identità. La
sera precedente la festa si svolge un corteo notturno alla ricerca
dell’orso cui prendono parte gli abitanti del luogo, alcuni
dei quali, raffiguranti i cacciatori, hanno corde legate in vita e
portano un bastone e una fiaccola. Sulle origini della festa diverse sono le ipotesi formulate, ma è probabile che si tratti proprio di una simbologia della vittoria del bene sul male, con l’”Orso” che idealmente rappresenta l’inverno ed il freddo, mentre la sua cattura e cacciata, la fine della brutta stagione. (Tratto da Montagned’oc) |
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L’ORSO ANCHE NEL SUD ITALIA Questa festa ricorre non solo
in Piemonte e nelle zone dell'arco alpino, ma anche in altre regioni (e
nazioni). Altro esempio è la “sfilata
dell’Orso” a SAPONARA (Messina).
– eccolo in una foto d’epoca. L’Orso è accompagnato da tre Domatori, di cui il principale ha il compito di frenare le aggressioni rituali della belva, mediante una catena a cui è legata, e l'uso di un nerbo per ammansirla. Completano il gruppo le maschere di due Cacciatori e i Suonatori di brogna (conchiglie marine prive dell'apice). L'Orso rincorre e assale le donne, secondo un preciso modello comportamentale, o le invita a ballare. Le gesta dell’Orso si
compiono in un clima sonoro parossistico prodotto dai campanacci che
l’animale porta attorno ai fianchi e dai Suonatori di brogna,
che replicano, sostenuti dal battito dei tamburi, un'ossessiva sequenza
ritmica. (Cattia Salto 2009-2010-2014-2015) |
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