IL
TROVATORE, IL MUSICO DI CORTE E
IL GIULLARE
Cultori di una poesia
d’arte, prezioso frutto di una tecnica sofisticata, i
trovatori e trovieri diedero voce all’amor cortese, cantando
gli ideali della cavalleria.
Essere cortesi era la
quintessenza della nobiltà e il cavaliere era il paladino di
un’etichetta che investiva non solo il comportamento ma anche
la morale.
Nei canzonieri (codici
manoscritti contenenti versi e spartiti musicali) sono riportate anche
le biografie di alcuni trovatori: si riferiscono a nobili decaduti o a
piccoli feudatari, tra cui alcune donne e anche svariati giullari di
estrazione popolare. Una parte importante spetta anche ai bardi di
Scozia e Irlanda che mantenevano intatti gli ideali della vita dei clan
e della gentry secondo le antiche tradizioni.
Sul lato opposto della
scala troviamo invece il giullare ,
spesso di umile condizione sociale non era solo musico e poeta ma anche
artista di strada nel senso più ampio del termine
comprendendo molte delle abilità circensi tutt'ora praticate.
La sua condizione sociale
era ambigua, ricercato e blandito con ricchi regali nelle corti, ma
considerato con disprezzo dalla cultura clericale, era spesso un
personaggio che viveva al margine della società medievale,
ma contribuì a diffondere con il suo operato una cultura
popolare in tutta Europa: aveva in repertorio canzoni e
musiche da ballo, raccoglieva e riportava le notizie e le nuove idee,
tramandava il ricordo di cavalieri e di personaggi illustri nel
racconto di cicli mitologici e delle cronache di eventi storici.
La musica popolare suonata
da giullari
e menestrelli era
semplice, orecchiabile e si articolava in due parti ripetute con poche
o punte variazioni e si ballava con molti saltelli per lo
più in tondo.
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