SOLSTIZIO D’ESTATE

Tra il 21 e il 22 giugno il sole "resta fermo" in cielo nel suo punto più alto (e ci resta per qualche giorno fino al 24) per poi iniziare il suo cammino discendente. E' per convenzione "il primo giorno d'estate" foriero del caldo di luglio e agosto, torrido alle latitudini mediterranee, appena alleviato dalle brezze marine o dai venticelli di montagna. Un momento significativo dell'anno celebrato nel mondo antico presso molti popoli, connesso con i simboli della porta e della luce solare. Strutture in pietra anche complesse furono erette da popolazioni del neolitico- età del bronzo e le loro connessioni con il movimento del sole e in particolare il solstizio d'estate sono ormai evidenti (vedi).
 

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Eppure poco si conosce del culto solare romanico-italico e ancor meno di quello celtico: alcuni studiosi sostengono che non si hanno prove certe dell'esistenza di feste celtiche durante i solstizi e gli equinozi. Così molte delle tradizioni di Beltane o di Lugnasad vengono traslate alla festa di mezz'estate.
Sono piuttosto i paesi scandinavi a celebrare ancora oggi la festa di Mezza Estate (Midsommar) con danze introno al palo decorato di fiori e erbe, tavolate all'aperto, bagni lustrali e notturni falò. In Italia invece si fa festa in nome di San Giovanni il Battista,  una festa a grande partecipazione popolare nella Roma di un tempo.

LA NOTTE DI SAN GIOVANNI NELLA ROMA DEL BELLI

La vigilia della festa, nella notte del 23 giugno, i romani si davano appuntamento in San Giovanni in Laterano per pregare il santo ma soprattutto per una festa profana in cui si beveva vino in abbondanza e si mangiava lumache, un cibo simbolico, una sorta di scongiuro per annullare le avversità rappresentate dai "cornini"; mangiarle con i parenti e vicini era un modo per cancellare i dissapori e i rancori.
La notte era accesa da fiaccole, lanterne e falò, risate e allegria si accompagnavano ai canti e balli sfrenati al suono di mandole e tamburelli, ma anche tanto rumore con campanacci, petardi e fuochi d'artificio per allontanare gli spiriti del male e le streghe.
Ci si gettava nella fontana per un bagno lustrale e ci s'infrattava nei cespugli: "ma la gente esagerava, e i giovani non si limitavano a gettarsi nudi nelle fontane. Fin dal 1753 l’autorità ecclesiastica aveva proibito, ma senza risultati, "a qualsiasi persona dell’uno o dell’altro sesso, che in detta notte veruno ardisca accostarsi alle vasche, ai rigagnoli, alle fontane, togliendosi le brache ed accucciandosi sull’erba, pena gli uomini tre tratti di corda da darsi in pubblico e scudi 50 di multa, e per le donne tre colpi di frusta a posteriori in pubblico, e sia per gli uni come per gli altri senza alcuna remissione".
Ma con la scusa di andare alla salita degli Spiriti, appena fuori porta, i giovani e le coppie di fidanzati andavano "per fratte" a sbaciucchiarsi o ad accoppiarsi. "Sotto lo specioso pretesto di prendere il bagno, uomini e donne unitamente, si recano fuori le porte, in luoghi reconditi, celandosi tra i cespugli o dietro le siepi, e liberamente compiono atti osceni…" (da un editto del Cardinal Vicario, 1744).
" (tratto da qui)
Il "baccanale" finiva all'alba con lo sparo del cannone di Castello, il Papa celebrava la messa nella Basilica assiepata da autorità religiose e politiche e si affacciava alla loggia per dare la benedizione e per gettare monete d'oro e d'argento sul popolino.

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 La festa del 24 giugno vista da Ettore Roesler Franz per la serie Roma sparita, la Roma di fine Ottocento, un acquerello che ne riunisce tutti i simboli: fiaccole e petardi, l'acqua e sullo sfondo e perfino la bandiera tricolore dell'Italia risorgimentale.

LE TRADIZIONI CONTADINE

Nella notte della vigilia di San Giovanni, la notte più breve dell'anno, in tutte le campagne del Nord Europa l'attesa del sorgere del sole era (è ?) propiziata dai falò accesi sulle colline e sui monti, poiché da sempre, con il fuoco, si mettono in fuga le tenebre con le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo. Attorno ai fuochi si danzava e si cantava, e nella notte magica avvenivano prodigi : le acque trovavano voci e parole cristalline, le fiamme disegnavano nell'aria scura promesse d'amore e di fortuna, il Male si dissolveva sconfitto dalla stessa forza di cui subiva alla fine la condanna la feroce Erodiade, la regina maledetta che ebbe in dono il capo mozzo del Battista. Nella veglia, tra la notte e l'alba, i fiori bagnati di rugiada brillavano come segnali; allo spuntar del sole si sceglievano e raccoglievano in mazzi per essere benedetti in chiesa dal sacerdote. Bagnarsi nella rugiada o lavarsene almeno gli occhi al ritorno della luce era per i fedeli cristiani un gesto di purificazione prima di partecipare ai riti in chiesa. 
La rugiada ricordava il battesimo impartito dal Battista nel Giordano, le erbe dei prati e dei boschi riproponevano l'austera penitenza di Giovanni nel deserto prima della sua missione di precursore del Messia. 

Anche in Valsesia ritroviamo l'usanza dei falò, del lavacro con la rugiada e della benedizione in chiesa del mazzo di erbe e di fiori. Conservate gelosamente in casa, portate all'alpeggio in estate - verso il quale da molti paesi si partiva la stesso giorno del 24 di giugno - le erbe benedette riconsacravano la baita di montagna lasciata l'anno prima mantenendo tra le famiglie dei pastori un legame con la sacralità della festa e del rito d'inizio d'estate. Al ritorno dall'alpe, quelle stesse erbe essiccate, unite ad un ramo di olivo e ad uno di ginepro, venivano bruciate nella stalla a protezione degli animali. Non a caso, dunque, il precursore di Cristo, rappresentato con l'Agnello mistico e vestito da eremita, pastore del deserto, fu assunto dai pastori come patrono privilegiato fino dai primi secoli cristiani. (tratto da qui)

LA FESTA IN SVEZIA

Il 21 giugno è un giorno in Svezia dedicato al contatto con la natura, una trasferta vacanziera nelle baite in riva al lago, nei borghi rurali e della costa per radunarsi intorno al palo rivestito di ghirlande (detto majstang) e dedicarsi a canti e balli popolari, per indossare i costumi tradizionali o quantomeno le coroncine intrecciate con i fiori di campo, in particolare le margheritine bianche; il pic-nic all'aperto è d'obbligo con patate novelle e aringhe marinate, erba cipollina e panna acida, uova sode e fragole con la panna come dessert, innaffiato da tanta birra e seguito da innumerevoli cicchetti di grappa (la snaps). E' l'occasione per state in compagnia in allegria e cimentarsi in giochi campestri con tutta la famiglia come la corsa nei sacchi, il passa-passa o il tiro alla fune..
 

Ecco un istruttivo e divertente video sulla tradizione moderna

FUOCO E ACQUA

I riti agrari che si celebravano nell'antichità sono ancora praticati in Letgallia, regione agricola della Lettonia, piccola repubblica ex sovietica che si affaccia sul mar Baltico, l'ultimo lembo d'Europa ad essere cristianizzato nel XIII secolo. Il sole celebrato al solstizio si è fuso con san Giovanni, qui chiamato Janis, e il 23 giugno è festa nazionale della Lettonia. "Qui il santo imposto dalla Chiesa fu adattato alla tradizione locale: la festa della luce, al solstizio d’estate, c’era da molto prima che si parlasse di cristianesimo. In alcuni villaggi si fa ancora il 21 giugno, ma in genere la celebrazione è spostata al 23, festa nazionale di san Giovanni-Janis, senza che questa perda la sua origine pagana: tutti sanno che con il santo si festeggia in realtà il Sole" (tratto da qui)
Una cristianizzazione solo parziale del ceto dominante contrastata dai contadini devoti agli dei che continuarono a praticare la loro religione chiamata dallo storico lettone Ernests Brastinu agli inizi del Novecento Diev­turiba, da dievturis, coloro che ricevono Dievs (il Sole).

A Malpis, il 21 giugno la festa è incentrata sulla condivisione comunitaria di formaggio, pane, birra e fiori con una processione che si snoda di casa in casa per portare auguri di salute e fecondità, per la famiglia come per il bestiame e i raccolti. La tappa finale è una grande quercia per lasciare libagioni e intonare canti. Sull'altura sarà acceso il falò che brucerà tutta la notte, in cui si gettano le corone del solstizio dell'anno prima e si fanno offerte al fuoco, altre offerte sono poste su una zattera e lasciate alla corrente del fiume per Upes madre delle acque. Segue un bagno notturo nel lago con indosso la sola ghirlanda di fiori, intrecciata per l'occasione con fiori appena colti.  Viene incendiata una grande ruota e fatta rotolare dalla collina per propiziare abbondanza nei raccolti. 

Una consuetudine ancora praticata dalle fanciulle è il lancio rituale della coroncina fiorita sulla grande quercia per conoscere l'anno delle future nozze: la corona deve restare impigliata tra le fronde ma tante volte ricade a terra altrettanti saranno gli anni di nubilato!

(Cattia Salto)

FONTI e APPROFONTIMENTO