SOLSTIZIO D’INVERNOLe festività
natalizie che si svolgono nel cuore dell'inverno sono ricche di
stratificazioni di credenze e rituali, antichi come l'alba dell'uomo.
Il passaggio del sole nel cielo solstiziale che segna il giorno
più corto dell'anno era accolto un tempo con grande timore
nella paura che il gelo e l'oscurità potessero sconfiggere
la luce. Così il solstizio d'inverno fissato dal calendario
il 21 dicembre segnava il primo giorno delle feste invernali e la
dodicesima notte era il 2 gennaio. Secondo l'usanza attualmente
accreditata il conto dei giorni parte invece dal 26 dicembre ovvero il
"Giorno Santo" e si conclude il 6 gennaio, ovvero l'Epifania "che tutte le
feste spazza via". |
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SANTA LUCIA
Il 13 dicembre era indicato negli antichi
calendari come il Solstizio d’Inverno e continua a segnare
l’inizio del Natale in Svezia e in Norvegia, giorno in cui si
festeggia Santa Lucia: messaggera di luce,
annunzio della fine delle tenebre invernali. Si diceva che la vigilia
di quel giorno si potesse vedere Lucia volare sui campi ricoperti di
neve con una corona di luce sopra i capelli: in suo onore, le figlie
più grandi della famiglia si alzavano prima
dell’alba, vestite di bianco e coronate con rami di
biancospino o d’edera e delle candele accese. Cantando portavano,
aiutate dai bambini più piccoli, la colazione agli adulti
della casa. Ancora oggi in alcune regioni d’Italia (ad
esempio nel Bergamasco e nella Brianza) si dice che Santa Lucia passi
nella notte tra il 12 e il 13 dicembre a cavallo del suo asino per
portare regali ai bambini. |
IL DIO SOLE
La maggior parte dei
popoli antichi considerava il sole come un dio e credeva che avesse
bisogno di aiuto durante il solstizio, il giorno più corto
dell’anno. Immaginavano che il sole
lottasse contro le forze del male e dell’oscurità,
riuscendo pian piano a sconfiggerle, però non davano la
vittoria per scontata. Nelle terre del Nord
venivano celebrati i rituali per assicurare la rinascita del
sole: il fuoco, il fratello del sole, era al centro di tutte
le feste invernali, la gente si mascherava con teste di cavallo,corna di cervo,
pelli di daino e danzava alla luce del fuoco. In tutti i paesi bagnati
dal Mediterraneo e governati da Roma, il fuoco bruciava sotto forma di
candele durante le feste dei Saturnali. Si adornavano le case con agrifoglio,
edera e vischio,
pianta considerata sacra per i Celti, e ancora oggi, tra la fine del
vecchio e l'inizio del nuovo anno, siamo soliti donare o tenere in casa
rami di vischio nella speranza di proteggere noi e le nostre case dai
guai e dalle disgrazie |
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Si facevano sacrifici per i morti, per il dio
del sole e per la fertilità della terra e si traevano auspici sulla Buona Sorte. Ancora oggi conserviamo
l’usanza di restare a tavola a giocare a tombola la sera
della vigilia di Natale o di Capodanno e un tempo il gioco, era
l'antica usanza per trarre l'oroscopo. Quando si mangiano i marrons glacés, il torrone, i confetti o
altri dolci fatti con mandorle o con nocciole, pochi ricordano
l’antica credenza che ciò favorisca la nascita
della prole e la fecondità della terra. Né molti
pensano che, quando mangiano il panettone, i chicchi di uva passa che
vi trovano dentro recheranno loro la ricchezza perché
richiamano l'immagine delle monete d'oro. Sono le lenticchie di
Capodanno a conservare memoria delle antiche credenze sui rapporti tra
il cibo e la sorte. Il Natale è
stagione di abbondanza e ilarità: divertimento, luce, gioia,
rumore, trionfo della luce sul buio, promessa di ricchezze in una
stagione di povertà, perché l’inverno
deve infine arrendersi di fronte alla luce e alla vita. La vigilia di Natale era
il giorno dei festeggiamenti dei vivi ma anche dei morti. Questi spiriti entravano nelle case dei
loro discendenti per festeggiare ancora una volta cenando con i resti
del banchetto e altre offerte appositamente lasciate per loro e
riscaldandosi accanto al fuoco del camino. |
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IL NATALELa festa della Nascita di
Gesù fu fissata dall’imperatore Costantino il 25
dicembre 330 d.C. poco dopo la sua conversione al Cristianesimo, a
suggellare la festa per il Sol Invictus che si celebrava a Roma in
epoca imperiale e i Saturnaliaromani che si celebravano dal 17
al 24 dicembre. La festa del dio Sole era
rivolta al dio supremo che crea e governa il mondo e in essa
confluì anche il culto di Mitra figlio del Sole e Sole
egli stesso. Il primo imperatore a
dedicare la festa al natale del Dio Sole fu però Aureliano,
che consacrò il tempio del SolInvictus il 25 dicembre 274 d.C. in una festa chiamataDies Natalis Solis Invicti, "Giorno di nascita del
Sole Invitto", facendo del dio-sole la principale divinità
del suo impero ed indossando egli stesso una corona a raggi. La festa
si innestava, concludendola, sulla festa romana più antica,
i Saturnali. |
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I SATURNALIAI Saturnalia (o Saturnali) erano delle
feste romane dedicate a Saturno, il dio che aveva governato durante la
mitica età dell’oro (quando pace e giustizia
regnavano sulla terra), durante le feste venivano invertiti i ruoli e
gli schiavi diventavano padroni, veniva eletto tra gli schiavi un re
delle cerimonie e ogni sera si banchettava camuffati con maschere e
travestimenti. continua CAPODANNO
Nell’ultimo
giorno dell’anno la gente indossava delle maschere e costumi
per non farsi riconoscere dagli spiriti malvagi, poi camminava per le
strade facendo un gran fracasso per scacciare i fantasmi
dell’anno che moriva e assicurare l’arrivo di un
buon anno nuovo. Il vecchio anno veniva dato alle fiamme sotto forma di
un fantoccio di paglia, si eleggeva il re del Natale noto anche come re Fagiolo che era scelto tra la
gente del popolo: tutto si capovolgeva, i servi diventavano padroni,
gli uomini mettevano vestiti da donna o si travestivano da animali in
ricordo dei riti romani dei Saturnalia. Così si svolgevano le Asinaria e le Feste dei Folli. HOGMANAY: la tradizione scozzese vedi |
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Nell’estremo
Nord europeo il Natale coincide con Yule, Festa del fuoco e della
Luce si faceva "il giorno di notte" con un grosso tronco detto ceppo di Yule - in inglese Yule log. Il ceppo acceso proteggeva
la casa dagli incantesimi delle forze maligne: le ceneri erano sparse
sopra i campi per renderli fertili e l’anno successivo il
nuovo ciocco veniva acceso con un pezzo dell’antico . continua I SACRIFICIQuando la festa di Natale
era ancora la festa di Yule presso i norreni si
venerava Freyr (che significa semplicementeSignore, latinizzato in Fricco oppure anglicizzato in Frey), dio della bellezza e
della fecondità equivalente per molti aspetti al Lug celtico. Nel mezzo dell'inverno gli
si dedicava la grande festa di Frdblod, "il sacrificio
di Freyr" in cui i guerrieri,
riuniti nella grande casa del capo, uccidevano i loro cavalli e ilsangue era spruzzato sul
pavimento e sulle teste dei presenti. continua HOODENING
Una testa di cavallo (una
testa di legno dipinta anche con vividi colori i ma anche un teschio) e
un mantello per il simulacro di una divinità celtica Durante il
periodo natalizio questa inquietante maschera di un cavallo era
condotta per le strade del villaggio da un "domatore" che la teneva per
le briglie.. continua CACCIA ALLO SCRICCIOLO
In Irlanda si svolgeva la
caccia dello scricciolo, un rituale pan-celtico
ancora praticato il 26 dicembre: secondo la tradizione celtica lo
scricciolo era ilsimbolo
di Lugh, Figlio della Luce
trionfante e il suo sacrificio, un tributo in sangue agli spiriti della
Terra nel Solstizio d’Inverno, era una supplica per ottenere
favori e fortuna, ma anche un sacrificio solare (la luce che riprende
vigore dopo il solstizio riceve energia dal sangue del suo simulacro).
L’uccisione dello scricciolo e la distribuzione delle sue
piume avrebbe portato salute e fortuna agli abitanti del villaggio. continua |
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