IL CASTELLO DI
VINTEBBIO
Un castello incantato celato da un
folto bosco sulla sommità del colle, un cuore
celtico stagliato contro il cielo! Sul colle bellissima vista
panoramica del fiume Sesia e della valle, ampi prati.
Serravalle Sesia si trova
all’imbocco della Valle Sesia (provincia di Vercelli), e si
raggiunge agevolmente mediante l’autostrada. La frazione di Vintebbio si trova poco prima
del paese sulla riva destra del fiume Sesia (in direzione per Alagna). La frazione di Vintebbio è composta
da poche case, ma le strade sono strette e poco agevoli.
L’ingresso al castello
è posto poco dopo la microscopica piazzetta con il monumento
ai caduti che si trova proprio tangente alla statale e poco prima della
chiesetta (ben visibile da chi arriva lungo la strada per via del
campanile).
Percorsa una stretta stradina (il
cui imbocco è segnalato dal cartello che indica il castello)
che sale tra i resti del Ricetto,
si supera un androne scavato nella roccia e si prosegue con l’antico sentiero che dapprima
attraversa qualche vigneto e poi si addentra nel bosco.
Anche l'insolito e impervio accesso
è di cornice alla particolare atmosfera
incantata che emana dal luogo: un antico sentiero che riporta
indietro nel tempo, in alcuni tratti è piuttosto
accidentato, ma la salita è breve e affrontabile con passo
lento o con qualche sosta: la fatica sarà ampiamente
ricompensata dalla vista del castello e dal panorama.
Per coloro che arrivano con il
camper o per portatori di handicap: arrivate fino all’ampia
area parcheggio del bowling di Serravalle
Sesia, troverete dei cartelli che indicheranno dove poter sostare e le
indicazioni per prendere la comoda strada sterrata (percorribile
però solo a piedi perché riservata ai mezzi
dell’organizzazione) che in 10-15 minuti vi
porterà fino al castello: la strada non è
illuminata perciò non dimenticate di portavi delle torce
elettriche per il ritorno.
In Serravalle
Sesia ci sono 2 parcheggi pubblici uno situato a fianco alle Poste e
l'altro nella zona di S. Euseo
in quest’ultimo c'è anche un rubinetto per il
prelievo per l'acqua.
Gli amanti delle escursioni
naturalistiche potranno già dal mattino avventurarsi per
alcuni tracciati che attraversano Castello e bosco e sono percorribili
in qualche ora.
(Cattia Salto, luglio 2006)
Nei dintorni il MONTE FENERA,
caratteristica montagna isolata a forma di panettone
http://www.montefenera.org/
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Sorge nel comune di Serravalle Sesia, su un colle che sovrasta la
frazione diVintebbio.
Fu costruito tra il 750 e
l’800 dopo Cristo, forse sulle rovine di un castrum
romano, per ordine dei Vescovi di Vercelli.
Edificato con i sassi del fiume
Sesia e malta è stato recentemente sottoposto ad interventi
di consolidamento e di ripristino da parte
dell’amministrazione comunale che ha saputo far rivivere con
un minuzioso lavoro di attenta “riedificazione”
tutto il fascino dell’imponente castello.
Si raggiunge per un sentiero,
praticabile solamente a piedi, che parte dalle case della frazione e si
inerpica in mezzo ai boschi.
Sul colle bellissima vista panoramica del fiume Sesia e
della valle,
ampi prati con area pic-nic attrezzata
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DEI
CASTELLI DEL VERCELLESE E DEL NOVARESE IN GENERE (Studio
di Carlo Nigra 1937)
Descrizione
dei ruderi.
Appena fuori di Vintebbio verso Serravalle, sulla collina che si sporge fuori
dalla catena delle consorelle, obbligando la provinciale a fare un
ampio semicerchio in luogo quasi selvaggio, così che pare
voglia specchiare i suoi dirupi nelle acque del Sesia; silenzioso e
austero come una maestà detronizzata sta il Castello di Vintebbio.
Ad
esso si accede per due sentieri. Uno a levante della collina l'altro a
ponente. Il primo parte dalle case appollaiate sul principiar dell'erta
e sale tra vigneti e orti giungendo sul davanti del Castello. Il
secondo, a ponente sale per un più vasto giro tra boschi
selvaggi riuscendo sur un prato costeggiante un vigneto.
Qui allo sguardo ci si presenta subito una muraglia alta circa 13 metri
interamente ricoperta di edera tra il cui fogliame a mala pena si
distinguono le feritoie alte circa un metro e larghe 20 cm. La base,
benché rafforzata da forti sostegni in alcuni punti
è corrosa e presenta fenditure ; passandole accanto vi pare
di vedervela cadere sul capo e certo se mancasse il verde abbraccio
dell'edera, sarebbe già da tempo completamente rovinata,
sgretolata dall'acqua.
La parete volta al Sesia è meno alta; nella congiuntura
colla parete a ponente ha una fenditura larga quasi un metro e lunga
tre circa, sono due feritoie unitesi tra loro pel continuo sgretolarsi
dei muri. Una porta grande è nel centro, larga circa 3 metri
per 4 d'altezza e lateralmente, alquanto discoste, sono altre due di
poco minori. Nel breve piano davanti a questa parete (e che ora
l'industre colono ha trasformato in vigna) stanno due colonne di un
metro quadrato di base; intorno, sopra il burrone, a tratti, avanzi di
muraglie dicono la grande struttura del Castello.
La parete a levante che forse un giorno doveva essere quella del
piombatoio è più alta di tutte, presenta spiragli
e feritoie ; è solidissima poiché, sebbene alcuni
arbusti abbiano incuneato le loro radici tra pietra e pietra, non
presenta che piccole crepe e resiste ancora al fatale dissolvimento.
Più discosto in avanti, a perpendicolo sulla sottostante
strada si vedono i resti di una costruzione quadrata che doveva essere
il baluardo - vedetta.
Dalla parte verso la montagna non esistono che bassi muriccioli
scomparenti tra l'ammasso di pietre.
L'interno è una pietraia su cui crescono e vegetano i rovi e
le altre piante tra le rovine come un'eterna derisione per le cose
umane che il tempo distrugge. Vi sono avanzi di muri di uno spessore
enorme; feritoie e finestre a doppio arco che un giorno erano a debita
altezza ora sono a metà tra i sassi. In una parete verso
levante si notano alcune feritoie accecate da un muro interno, (il che
denota come il Castello sia stato costruito a più riprese),
ivi la costruzione mantiene ancora la forma quadra di una camera, ma
ovunque rovi ed edera, pietre e muri in rovina, e vien da pensare come
e con quanta fatica fu costruito, con quali mezzi le pietre levigate
del Sesia furono issate fin lassù.
Intorno
al Castello: mistero!
Chi lo costruì? Chi lo abitò? Mistero! La storia
tace, e le muraglie, sole testimoni, non ci mormorano una fantastica
sequela di guerre, di privazioni, di sacrifici e di rovina?
Forse un giorno lunghe catene di servi, salirono faticosamente l'erta
portando sul ricurvo dorso le pietre del Sesia e bagnandole di sudore e
di sangue. Forse alcuni morirono sotto la sferza del loro tiranno
schiacciati dal peso degli enormi massi che il loro corpo, languente, a
stento poteva sostenere. Chi fu l'edile che lo architettò?
Chi ospitò attraverso un millennio e più? Forse
sui declivi fioriti un giorno cantarono le castellane, le bionde dame,
cogliendo le viole che oggi ancora fioriscono e ridono al sole, ignare
cosa sia la vita. Forse il fiero cavaliere aspettò, presso i
cespugli o sotto le turrite mura, l'apparire della sua dama; biondi
paggi sostarono, immoti come cariatidi, sotto il sempreverde bosco,
accanto ai levrieri accucciati in estatica contemplazione del cielo.
Udirono forse quelle vetuste mura il fischio dei falconieri e il canto
dei menestrelli; videro, col sorgere e il morire dei secoli, il
tramutarsi delle generazioni; parlarono con le acque correnti del
Sesia, o con le nubi vaganti nell'azzurro, di questi piccoli uomini che
le passioni accecano.
O forse fu il protettore di generazioni oppresse. Forse conobbe le
battaglie per quella "libertà... ch'è
sì cara - come sa chi per lei vita rifiuta,, forse
resistette ferreo, invincibile, alle aspre battaglie, nei giorni pieni
di sole o nelle notti lunari; forse udì il gemito dei
morenti presso la sua fossa, i lamenti dei feriti, l'urlo degli
assalitori, cui rispondeva più alto il disperato gridar
degli assaliti, udì il grido alto dei vincitori, lo
sgomentato favellar dei vinti, i pianti e le preghiere delle donne,
prive del fratello, del marito, del figlio, i pianti e le preghiere dei
bimbi, privi del padre ; poi nella notte, su tutto quell'ammasso di
fraterna carne il tuonar del cielo, il guizzar del lampo, il pianto
delle nubi gli dissero, con pietoso compatimento, l'eterna follia degli
uomini.
Oh! se potessero parlare quelle millenarie mura, quali insegnamenti,
quali tesori di saggezza potrebbero offrirci, loro che videro il fatale
rincorrersi dei secoli! Ci direbbero che coloro che lo assalirono,
coloro che affrontarono i torrenti d'acqua e d'olio bollente per
giungere ai suoi merli, coloro che vissero e morirono odiando i loro
fratelli, coloro che combatterono per non cadere da una
schiavitù ad un'altra, coloro che vinsero e coloro che
furono vinti, ora sono ridotti a un pugno di polvere, che si mesce e si
confonde: quella dei vinti con quella dei vincitori, quella degli
oppressi con quella degli oppressori.
Ma le muraglie sono là, spettacolo di morte, ricetto ai
falchi e ai rettili, solitarie e mute. E l'uomo continuerà
la sua vana, pazza lotta, la sua inesorabile corsa al silenzio del
sepolcro.
Tratto
da: Storia del Comune di Serravalle Sesia di Don Piolo Florindo - Stabilimento Grafico Fratelli Julini – Grignasco Dicembre 1995
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