IL MATRIMONIO NEL MEDIOEVO

Il matrimonio nel Medioevo era un "contratto" che si stipulava tra due famiglie per questioni di convenienza politica o economica o sociale.

L’età da marito della donna era molto precoce, la legge permetteva alle giovani di contrarre matrimonio già a 12, anche se l’età indicata dalle consuetudini era quella dei 14 anni. Dopo i 15-16 anni una ragazza veniva considerata già vecchia e a vent'anni era in pratica una zittella; gli uomini, che avevano come limite minimo per sposarsi i 17 anni (ma in certi casi anche 14), non avevano un limite massimo, anzi assai frequenti erano i matrimoni tra mogli-bambine e uomini maturi che cercavano di assicurarsi la discendenza.

Per non essere contestato il matrimonio doveva essere consumato (e si conservava la "prova del sangue" ossia il lenzuolo macchiato dal sangue verginale).

Il matrimonio in quanto sacramento risale al XII secolo a suggello di un lungo dibattito teologico, ma fin dall'inizio dell'VIII la chiesa aveva cercato di imporre la sua concezione di matrimonio monogamo e indissolubile. In Italia si dovette attendere la riforma del matrimonio approvata nel 1563 dal Concilio di Trento, perché la celebrazione del rito in chiesa, alla presenza di un prete e due testimoni, e dopo la pubblicazione anticipata dei bandi, divenisse una condizione essenziale alla validità dell'unione. Fino a quella data gli sposi si scambiavano i consensi nella casa della donna: venivano pronunciate parole di rito e la fanciulla era "anellata" alla presenza del notaio che avrebbe poi redatto il contratto.

Attraverso la vasta documentazione pervenutaci (iconografica, contratti nuziali, cronache di matrimoni illustri) si possono delineare dei precisi rituali, sostanzialmente simili per aree geografiche e classi sociali. Nel XIII sec ad esempio presso le classi agiate il matrimonio veniva prima formulato davanti ad un notaio con il contratto in cui si specificava la dote della sposa, il secondo passo era il fidanzamento, una cerimonia religiosa in cui la coppia si scambiava gli anelli e venivano esposte le pubblicazioni, poi seguiva il matrimonio vero e proprio.

LA CERIMONIA

La cerimonia iniziava a casa della sposa dove si formava il corteo che guidava la sposa per tutta la città fino alla chiesa, spesso con tanto di musici e gruppo di fanciulle biancovestite che spargevano petali di fiori, mentre lo sposo era in attesa sul sagrato della chiesa con il sacerdote.

Il rito veniva celebrato dal sacerdote davanti al sagrato della chiesa (ovviamente tutto in latino, la lingua della Chiesa): il prete interrogava la coppia in merito all’età, consanguineità, libero consenso reciproco e dei genitori, e la coppia ripeteva il giuramento solenne (i voti) fatto in occasione del fidanzamento. 
Nel dettaglio del dipinto di Rogier van der Weyden (trittico I Sette Sacramenti 1445) vediamo che le mani degli sposi sono legati da una benda e quindi possiamo dedurre che l'usanza dell'handfasting era una consuetudine del tempo, praticata anche dalla Chiesa.
Il prete (che a seconda dell'importanza degli sposi poteva essere un vescovo) pronunciava una breve omelia sulla vita coniugale e benediceva gli anelli, lo sposo infilava l’anello nel terzo dito della donna e dopo la distribuzione delle elemosine ai poveri entravano in chiesa per la messa nuziale.

LE NOZZE

Non era insolito nel Medioevo festeggiare pubblicamente nella chiesa stessa con un banchetto (un tempo nella chiesa come edificio si svolgevano funzioni non solo religiose ma più propriamente civili, coinvolgenti tutta la comunità), ma ovviamente i nobili festeggiavano nei loro castelli e se la famiglia era molto importante potevano essere imbandite le tavolate lungo le vie della città.