IL MATRIMONIO NELLA STORIA DEI CELTI

Il matrimonio un tempo si articolava in una serie di tappe ritualizzate spesso in una serie di cerimonie, che si sono perpetuate fino ai nostri giorni.

All'epoca dei Druidi era un contratto sociale e ben poco si conosce in merito alla sua celebrazione in forma religiosa, anche se esistevano per i giovani e le giovani coppie svariati riti di passaggio e d'iniziazione sessuale, nonché rituali della fertilità e del parto. Lo scopo ultimo dell'unione dei sessi era la discendenza e nei tempi antichi si trattava di un dovere sociale imprescindibile, affinchè i campi fornissero abbondanti raccolti e le sorgenti sgorgassero acqua (e le usanze per assicurare la fertilità della coppia sono ancora oggi ampliamente rispettate).

AREA SACRA DI PRAPARAZIONE AL MATRIMONIO
Monte Caprione (bosco di Sot): l'area é ubicata in una collina disseminata di piccoli cumuli di pietre, distanziati tra loro (ne abbiamo contati 17) dei quali due mostrano delle leggere differenze. Infatti il primo che si incontra salendo sulla china presenta anteriormente un grande masso che rivela la funzione di "specchio", con due piccoli sedili dove maschio e femmina dovevano confrontarsi per entrare in sintonia; sul retro vi sono altre due pietre trasversali, che sembrano formare una "porta".

Ma perchè preparare maschi e femmine ai matrimoni?
Ce lo spiega Enrico Calzolari attraverso le Tavole di Gubbio, testo rituale in lingua umbra tradotto in latino da Giacomo Devoto, che descrivono come allora esistesse ancora la suddivisione fra il gruppo dei giovani maschi, denominati puplitelli (da cui deriveranno poi il termine popolo ed il toponimo Pitelli) e il gruppo delle vergini, natine fratru (da cui deriverà il nome femminile Nadine ancora utilizzato in Francia).
Questo testo corrisponde alla creazione del tabù del sesso, che non si deve considerare di origine cristiana, bensì derivante dalla necessità di non far morire di parto le giovani donne, dando incarico allo sciamano o sciamana di stabilire quando le giovani donne potevano considerarsi pronte per la gravidanza. Si deduce ciò dall’aver trovato, da parte degli archeologi, sia giovani di ambo i sessi lapidati e seppelliti insieme, sia in un’ansa del Danubio, undicimila tombe di giovani donne morte di parto!

Dal momento che la maternità é il massimo della pienezza di vita, dono della Dea Madre, gli sciamani di quell'epoca che ben conoscevano i centri energetici legati alla sessualità, avevano il dovere di armonizzare le "singole personalità tra loro nel momento dell'avvicinamento all'amplesso sessuale", dopo avere in precedenza creato il tabù.

APPROFONDIMENTO
http://ontanomagico.altervista.org/caprione-area.htm
http://ontanomagico.altervista.org/caprione-matrimoni.htm
http://terreceltiche.altervista.org/deirin-de-golden-butterfly/

RITUALI NUZIALI NELLE CANZONI CELTICHE

Una tradizione molto antica quella del corteggiamento mediante la risoluzione di indovinelli che ci è giunta intatta dal III secolo con il romanzo di autore anonimo "Apollonio di Tiro" ampiamente diffuso per tutto il Medio Evo.

Gli indovinelli compaiono ancora nei rituali nunziali della tradizione più recente come mezzo per riunire gli opposti, diventano un po' il surrogato delle imprese impossibili ovvero gli ostacoli da superare. In genere è l'uomo a dover superare delle ardue fatiche per ottenere la mano della sposa, ma nel mondo celtico ci sono anche molti esempi del contrario. Un tempo erano consuetudine le gare "sulla soglia" in cui i rappresentati dello sposo davanti alla porta di casa della sposa venivano dapprima rifiutati e poi accolti in casa e sfidati a una gara poetica in cui spesso gli indovinelli facevano parte dei versi.

Continua in 
http://ontanomagico.altervista.org/captain-wedderburn.htm
http://ontanomagico.altervista.org/riddles-expounded.htm
http://ontanomagico.altervista.org/scarborough.htm
http://ontanomagico.altervista.org/margaret.htm

AI TEMPI DELLA POLIGAMIA

Essendo una società patriarcale anche quella celtica praticava la poligamia in cui alla sposa-capo (la prima moglie) si aggiungevano tante concubine quante i nobili o il re potevano permettersi di mantenere. In epoca alto-medievale ogni tipo di rapporto di coppia era regolato giuridicamente e in termini economici. In una società in cui l'uomo (libero) era misurato in base al "prezzo dell'onore" (rapportato al suo grado sociale ossia al possesso di capi di bestiame e terra coltivabile) anche i rapporti di coppia erano "pesati e misurati"!

Un tempo non esisteva la monogamia e gli uomini avevano molte mogli e concubine. I figli erano affidati per la loro educazione a persone diverse dai genitori (consuetudine detta del foresterage = affidamento) e serviva a creare forti legami di dipendenza anche al di fuori del clan famigliare. I figli maschi erano affidati a persone di rango superiore finché non raggiungevano l'età per portare le armi (17 anni) Anche le ragazze potevano essere affidate a genitori adottivi fino ai 14 anni , "età della scelta", in cui potevano essere promesse spose.

LA TRATTATIVA TRA LE FAMIGLIE

L'unione era negoziata tra le due famiglie. Nell'Irlanda Medievale era detto "matrimonio per dono di sangue" tra persone di status sociale simile, ma la donna celta aveva il diritto di scegliersi il marito (e in ogni caso poteva rifiutarsi di acconsentire al matrimonio). E proprio in epoca medievale che si parla di un "prezzo della sposa" pagato dal marito al padre della donna. Sia l'uomo che la donna portavano una dote (denaro, bestiame, terreni, utensili o mobilia) come contributo al patrimonio comune.

Ad un certo punto della storia si inizia però a parlare solo di dote della donna che veniva consegnata al marito: a partire dal Settecento una ragazza senza dote, difficilmente si sposava a meno che non fosse molto bella, d'altro canto se una figlia non era abbastanza graziosa lo poteva diventare con una bella dote. Anche se la dote era spesso vincolata non erano infrequenti i cacciatori di dote (giovani libertini che si sposavano vedove attempate o giovani verginelle per saldare i debiti di gioco). Depurata così da molte garanzie e tutele verso la donna, la dote finisce per assumere il significato di premio allo sposo per essersi portato via la ragazza!

E così il primo atto del matrimonio un tempo era il contratto di matrimonio, in cui erano contenute tutte le clausole e gli accordi presi in merito dalle famiglie, sottoscritto dai due sposi e reso valido dalla firma di due testimoni.

LA PROMESSA DI MATRIMONIO

I due promessi si scambiavano i voti di prendersi come marito e moglie, suggellandoli con un anello o un pegno d'amore (le leggi irlandesi parlano di un dono detto sicail consegnato alla moglie per aver preservato la propria verginità per il marito).

In Irlanda e Scozia si praticava l'handfasting: i polsi degli sposi erano legati insieme con un lungo nastro (wedlock's band). Il luogo in cui avveniva lo scambio delle promesse non era importante, poteva trattarsi della chiesa ma anche della casa della sposa o dei posti più disparati (nelle ballate celtiche si preferiscono i boschi e le rive dei fiumi..) vedi

In un canto della tradizione scozzese di fine settecento-inizi ottocento dal nome curioso di Birniebouzle possiamo ricavare i punti cardine di una promessa matrimoniale da parte del futuro marito: egli promette che terrà la moglie ben vestita e ben nutrita, che la tratterà bene  e che le darà tanti bambini. Nel matrimonio di un tempo era fondamentale che l’uomo fosse in grado di mantenere la famiglia, la donna doveva invece avere molti più requisiti fisici e morali, e non in ultimo anche una dote. http://terreceltiche.altervista.org/birniebouzle/

LA CONSUMAZIONE DEL MATRIMONIO

L'atto sessuale poteva essere consumato subito dopo la promessa oppure solo dopo le nozze, se la moglie era molto giovane si aspettava ancora qualche anno. In alcuni contesti la donna poteva già andare ad abitare presso la famiglia dello sposo appena conclusa la prima fase di trattativa tra le famiglie.

Non erano insoliti in epoca medievale le convivenze prematrimoniali per verificare la compatibilità tra la coppia e la fecondità dell'unione: così presso i celti si celebravano i matrimoni di Beltane che si ipotizza durassero un anno e un giorno e si potessero sciogliere alla festa dell'anno dopo, semplicemente andando ognuno in una diversa direzione.

IL RAPIMENTO

Una pratica molto diffusa era quella del rapimento a scopo matrimonio, ovvero la fuga d'amore. Nel caso di impedimento dei genitori o di minore età della donna, o di problemi economici (o di matrimonio riparatore), un tempo come oggi, a chi vuole unirsi spinto dalla passione dell'amore, resta la possibilità della fuitina in cui i due si scambiano la promessa di matrimonio in forma privata e lo consumano. In alcuni casi la donna poteva anche non essere consenziente e il rapimento si concludeva con uno stupro, la donna disonorata era costretta quindi a sposarsi, in questi casi l'amore non centrava per niente e il matrimonio riparatore era un ottimo sistema per gli approfittatori che volevano appropriarsi della dote e garantirsi il nome della famiglia di lei. Tuttavia non tutte le famiglie erano disposte ad accettare il dato di fatto e finivano per diseredare il figlio o la figlia disobbediente.

Questi "matrimoni d'amore" continuarono a rimanere legali in Scozia anche dopo che in Inghilterra il Marriage Act del 1753 impediva ai giovani minorenni (al tempo di età inferiore ai 21 anni) di sposarsi senza il consenso delle famiglie, la legge però non era stata estesa anche alla Scozia, così grazie all'atto d'Unione tra i due paesi il matrimonio celebrato in Scozia era valido anche in Inghilterra. Il paesino subito dopo il confine era Gretna Green (che si trovava subito dopo Carlise, lungo la strada delle carrozze per il servizio postale) che diventò famosa allora come la Las Vegas di oggi: la capitale dei matrimoni "d'amore" celebrati senza tante complicazioni! Bastava già allora che i due sposi avessero 16 anni e dichiarassero il loro amore di fronte a due testimoni. Si narra che un fabbro di nome Joseph Paisley, evidentemente con il pallino degli affari, avesse intuito il potenziale strategico della sua bottega e si trasformò in Anvil Priest: con un colpo di martello sull'incudine (in inglese anvil) il fabbro dichiarava gli sposi marito e moglie!
Viene da domandarsi perchè proprio un fabbro? E a me viene in mente subito un collegamento con le antiche tradizioni: “breo” (fuoco) è il fuoco della fucina del fabbro, ma anche quello dell’ispirazione artistica e dell’energia guaritrice.

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E anche oggi il paese ha mantenuto questa nomea di capitale dei matrimoni "rapidi"

IL MATRIMONIO ROMANTICO

I matrimoni per amore ci sono ovviamente sempre stati (e cantati nelle ballate) ma in qualche modo la società li ha sempre considerati sconvenienti

"Nella concezione cattolica, la passione, per definizione instabile, era considerata un fattore negativo: i matrimoni basati su di essa erano considerati particolarmente esposti al rischio di crisi. Ciò che contava erano la stabilità e l’amore inteso come apprezzamento delle qualità del coniuge: un amore che doveva nascere e crescere durante il matrimonio, non precederlo. La concezione dell’amore romantico, affermatasi dal tardo Settecento, rompeva con tale impostazione: il matrimonio avrebbe dovuto fondarsi esclusivamente sull’amore e la compatibilità delle anime; obblighi e condizionamenti materiali non avrebbero più dovuto influenzare la scelta del/la consorte. Questa nuova impostazione rappresentava, nella sua forma radicale, anche un attacco alle gerarchie sociali: se modello concreto di vita, era praticabile soprattutto negli ambienti della borghesia intellettuale, come concezione aveva un’influenza molto più ampia, che coinvolgeva progetti di società alternative a quella esistente." (tratto da qui)

QUALI SONO LE IDEE DELLA CHIESA CATTOLICA?

Molte delle consuetudini del matrimonio cattolico moderno risalgono al periodo medievale se non sono addirittura retaggio di epoche ancora più antiche.

Agli inizi per la Chiesa il matrimonio era la libera unione di un uomo e di una donna in età nubile (la chiesa abbassò da 14 a 12 anni l'età per le ragazze, e da 17 a 14 quella per i maschi) non imparentati tra loro (anche se alcuni gradi di parentela possono risultare un po' strani per i nostri tempi). I voti pronunciati oltre che reciproci, dovevano essere espressi senza coercizione.

La Chiesa perciò riteneva validi e vincolanti i matrimoni "clandestini" quelli compiuti senza l'adempimento delle formalità sociali (il consenso dei genitori, i testimoni, la dote, gli anelli o i festeggiamenti) e anche quelli "presunti" sanciti cioè dai rapporti sessuali e dalla coabitazione.
Insomma la Chiesa paludava il sesso di sacralità non volendo concepirlo al di fuori della vita coniugale: ad esempio una donna sedotta da un uomo poteva pretendere di farsi sposare se solo lui le avesse promesso il matrimonio "prima" (nella prassi l'uomo veniva costretto a pagare una dote alla ragazza - ma doveva essere dimostrata la verginità della ragazza).
Il sacramento del matrimonio venne istituito dalla Chiesa cattolica solo nel XII secolo. continua

LA CONTRORIFORMA

Nel 1500 a seguito anche delle visioni riformatrici dei Protestanti la Chiesa di Roma rivede le sue priorità e inizia a stabilire delle norme precise relative al matrimonio (lo spartiacque è sempre il Concilio di Trento 1545-63); pur ribadendo che l'assenza di consenso dei genitori non rendeva nulla l'unione, ora era necessario il disbrigo di alcune formalità: prima le pubblicazioni in chiesa e poi la celebrazione del matrimonio con tanto di parroco e testimoni (e tuttavia anche i matrimoni senza pubblicazioni, diciamo fatti di nascosto, erano validi per la chiesapurchè ci fossero prete e due testimoni)

E I PROTESTANTI?

Per Lutero il matrimonio non è un sacramento e quindi è un affare civile amministrato dalle autorità laiche (sebbene avesse anche un valore religioso secondo i dettami biblici). Fondamentale era il consenso dei genitori. Anche la Chiesa Anglicana negava la sacralità del matrimonio in un primo periodo regnò parecchia confusione: ancora nel Seicento i matrimoni celebrati dai sacerdoti senza rispettare certe formalità sono considerati validi ma illegittimi, mentre i tribunali civili ritengono validi solo i matrimoni celebrati in forma pubblica e in chiesa (o davanti alla chiesa). Così a metà del Settecento si stabilisce una volta per tutte che il matrimonio deve essere celebrato davanti ad un ministro della Chiesa Anglicana e registrato con la firma degli sposi; inoltre è obbligatorio il consenso dei genitori per i minori di 21 anni. Curiosamente il Marriage Act non venne esteso alla Scozia (e la cittadina di Gretna Green appena dopo il confine divenne famosa per i matrimoni celebrati senza formalità).

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Il matrimonio da allora in poi sanciva la completa sudditanza della donna al marito: obbedienza e devozione comprendevano l'umiltà della donna e la sua remissiva sottomissione all'uomo. L'uomo in cambio doveva prendersene cura, rispettarla, trattarla bene e darle dei figli, ma la donna poteva essere picchiata (senza lasciare lesioni evidenti) senza destare scalpore!

LA SPOSA PERFETTA

(tratto da qui)

Una ragazza era considerata una potenziale ottima moglie se possedeva diversi requisiti importanti.

Ella non doveva essere considerata "stupida", doveva avere una buona reputazione e non essere conosciuta per i suoi eccessi al gioco o con il bere (per esempio il punch era piuttosto alcolico).

Doveva avere buona educazione e buone maniere, modestia, fede e carità. Compassione per i più miserabili e spirito lavoratore.

Doveva essere vergine e pia e desiderosa di compiacere il marito in ogni forma egli ritenesse opportuna.

L'educazione eccessiva era un difetto, esattamente come l'avere opinioni e idee riguardo al mondo. Anche uno spirito particolarmente indipendente che si manifestava con un impiego proprio era poco apprezzato.

Doveva frequentare gente rispettabile senza volersi innalzare a livelli superiori.

Doveva avere una dote e un corredo.

Per gli uomini la cosa fondamentale era che avessero i soldi o i mezzi per mantenere la famiglia. Il resto era secondario. Alcune badavano al fatto che non fosse conosciuto come un violento o un frequentatore di bordelli, chissà perchè...

FINCHE' MORTE NON CI SEPARI?

Per la Chiesa cattolica il matrimonio è indissolubile, così può essere dichiarato nullo (ossia come mai avvenuto) solo se c'era un vizio di forma fin dall'inizio: ad esempio quando si scopre che i coniugi sono parenti o che uno dei due è stato "costretto" o che il matrimonio non è mai stato "consumato", ma anche per motivazioni più "sottili" relative alla sfera della volontà il non voler avere figli o il non voler accettare il vincolo esclusivo di fedeltà all'altro coniuge. Anche la Chiesa Anglicana non ammette il divorzio tranne nei casi di annullamento. C'è sempre inoltre la possibilità di separazione in caso di adulterio, eresia e violenza fisica grave.

I Protestanti in linea di principio ammettono il divorzio ma lo concedono per lo più solo per adulterio e abbandono del coniuge.

Nel Settecento e Ottocento non erano frequenti i casi in cui i coniugi vivevano vite separate: la moglie era mandata nella casa di campagna o nella tenuta invernale o se dimorava in città con il marito aveva i suoi circoli e amici, solo in occasioni speciali la coppia compariva in società insieme.